rassegna stampa roma

Luis, i marziani e Orson Welles

(Il Romanista – D.Giannini) – Era il 30 ottobre del 1938, quindi più o meno in questo periodo dell’anno, quando l’America che stava ascoltando uno spettacolo comico alla radio cambiò canale per la pubblicità e capì che la terra...

Redazione

(Il Romanista - D.Giannini) - Era il 30 ottobre del 1938, quindi più o meno in questo periodo dell’anno, quando l’America che stava ascoltando uno spettacolo comico alla radio cambiò canale per la pubblicità e capì che la terra era sotto attacco da parte dei marziani.

Che non avevano scelto una metropoli per dare il via alla conquista del nostro pianeta, ma la piccola cittadina di Grover’s Mill, nel New Jersey. Lo diceva la radio che c’erano questi omini con il raggio verde che distruggevano tutto e si sentivano pure i rumori delle esplosioni. Insomma doveva essere vero. Ma vero non lo era. Non era vero niente. Era solo un’invenzione della mente geniale di Orson Welles che per una puntata del suo programma radiofonico aveva riadattato il testo di un romanzo di un suo quasi omonimo, Herbert George Wells, dal titolo "La guerra dei mondi". E non fece sospettare nulla neppure il fatto che quello show andò in onda il 30 di ottobre, alla vigilia di Halloween, la gente ci aveva creduto lo stesso. Perché lo aveva detto la radio.

Che c’entra quella trasmissione che passò alla storia con la Roma e con Luis Enrique? C’entra. Perché è stato il tecnico asturiano a tirare nuovamente in ballo gli extraterrestri verdi: «Non sono un marziano che vuole fare una cosa diversa. Non chiedo ai miei giocatori di fare una cosa incredibilmente diversa, magari ci sono due-tre varianti rispetto a quello a cui sono abituati, ma nulla di incredibile».Lo dice Luis per dare un senso di normalità al suo lavoro, come quando aveva detto di non essere Harry Potter e di non avere la sfera di cristallo. Che, in altri termini, non è una guerra dei mondi tra il calcio "terrestre" che si gioca in Italia e quello "extra" che lui sta cercando di portare. Che Roma non è Grover’s Mill e tantomeno lo è Novara. Insomma, come ha detto lui stesso, che non è un marziano. Che la sua Roma non è immaginaria, ma che può essere una splendida realtà. Magari grazie alle sue idee che saranno pure terrestri ma comunque un po’ geniali. Come quelle di Orson Welles.