rassegna stampa roma

Luis Enrique: «Non siamo una squadra»

(La Gazzetta dello Sport – A.Catapano) – Quello che accade nei due minuti che vanno dall’86’ all’88’ non cambia né l’esito né il senso di un’altra serata amara, ma almeno riduce l’impatto di...

Redazione

(La Gazzetta dello Sport - A.Catapano) - Quello che accade nei due minuti che vanno dall'86' all'88' non cambia né l'esito né il senso di un'altra serata amara, ma almeno riduce l'impatto di questa sconfitta, la terza nelle ultime quattro gare.

Se Nocerino avesse segnato il 4-1, probabilmente su Luis Enrique si sarebbe abbattuto il primo tsunami della stagione. Il gol di Bojan, invece, rischia quasi di nascondere qualche magagna.

Capi d'accusa Ma è un bene? Non sarebbe meglio sviscerare una volta per tutte i problemi di questa squadra? Fragilità difensiva, gioco scolastico, mancanza di personalità, i tre capi d'accusa più gravi. Per Luis Enrique, forse, questo momento è arrivato. La sintesi che fa della partita, per la prima volta, ha il peso di una sentenza: «Il Milan è una grande squadra, noi no, me per primo. Siamo lontanissimi». E con un'altra considerazione, mentre in tv scorrono le immagini degli orrori commessi in difesa, l'asturiano sfoga tutta la sua amarezza. «Continuiamo così...» e facciamoci del male, aggiungerebbe Nanni Moretti. «Troppa differenza tra noi e loro — continua —, in nessun momento della partita ho visto la possibilità di battere il Milan. Noi abbiamo tirato di più in porta, ma non con la stessa cattiveria dei rossoneri. Non è questione di inesperienza dei giovani, avete visto con quale grinta hanno giocato Pjanic e Lamela, tra i pochi da salvare? E non abbiamo nemmeno giocatori finiti, si tratta solo di distrazioni. Gravi, perché così non batteremo nessuno, così non siamo nemmeno una squadra».

Imputato alzatevi Poca cattiveria, tante disattenzioni, un po' di sfortuna (Borini e Juan infortunati ai flessori), risultati scarsi. Le tv infieriscono con i replay dei rossoneri Ibrahimovic e Nesta che saltano indisturbati. Luis Enrique non si capacita. «Eppure ci abbiamo lavorato tutta la settimana, incredibile. Nesta sembrava a casa sua, tanto era tranquillo. Burdisso, invece, aveva Zambrotta avvinghiato. Eccola la differenza. Non riusciamo a dominare né la nostra area né quella avversaria. Sembrano dettagli, ma sono determinanti, e noi siamo troppo distanti dal risolverli». Quindi, che si fa con questa stagione? «Ci sono tutte le condizioni per migliorare — ribatte il tecnico —, ma non so quanto tempo ci metteremo. Il responsabile sono io, devo insistere. La personalità e la cattiveria non si comprano al mercato, sono io che devo infonderle ai miei giocatori».

Arriverderci a... Che non saranno confortati nemmeno dalle parole di Franco Baldini: «Il Milan ha messo a nudo i nostri problemi, ci è stato superiore. Noi non abbiamo i loro fuoriclasse, in questo momento non siamo né tecnicamente né fisicamente paragonabili ai rossoneri». Eppure, la campagna acquisti sembrava aver regalato a Luis Enrique una rosa competitiva. E invece, serve ancora tanta pazienza. «La Roma è una squadra in erba — dice il direttore generale giallorosso —, deve crescere e pagare un tributo alla sua gioventù. Tutto previsto». Pure che il Catania di Montella dopo nove partite avesse tre punti in più?