(Gazzetta dello Sport - A.Catapano) Ridendo e scherzando, Luis Enrique dice la verità. Sa di non giocarsi il posto stasera, comunque vada. Ma sa pure di non avere un credito illimitato, anzi sarà il primo a rendersene conto, se e quando finirà.
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Luis Enrique: «Non resterò aggrappato alla panchina Roma»
(Gazzetta dello Sport – A.Catapano) Ridendo e scherzando, Luis Enrique dice la verità. Sa di non giocarsi il posto stasera, comunque vada. Ma sa pure di non avere un credito illimitato, anzi sarà il primo a rendersene conto, se e quando...
«Non resterò aggrappato alla panchina», giura, e sentirlo fa sempre un certo effetto nel Paese che non conosce il vocabolo dimissioni. Luis ha bisogno di tempo, questo ormai lo hanno capito pure i sassi. «È molto importante, quando si vuole impostare un progetto nuovo, che la persona scelta per portarlo avanti venga sostenuta, e io mi sento totalmente sostenuto», giura lo spagnolo. Fino a quando? «C'è un rapporto diretto e sincero con la società: il giorno in cui non riterranno più che io sia la persona adatta, verranno a dirmelo e risolveremo tutto rapidamente e senza problemi. Vorrei rimanere almeno per i due anni di contratto — annuncia —, ma dipenderà tutto dai risultati». Perché, ça va sans dire, «nel calcio, in Italia come in Spagna, non c'è pazienza — riconosce —. Sono i risultati che comandano, e se non arrivano la fiducia cala».
TALEBANO, ANZI NOA Milano, stasera, Luis Enrique cala il tridente offensivo, croce (fin qui) e delizia del suo credo calcistico: tutti all'attacco! Su questo non transige. «Giocheremo sempre con tre attaccanti, anzi capiterà pure con qualcuno in più. Non cambio idea dopo tre partite storte. Cosa ci manca per vincere? — chiede mentre consulta i fogli delle statistiche —. Fare un gol in più delle avversarie, tutto qua. Contro il Cagliari abbiamo tirato nove volte verso la porta, è il terzo dato migliore della Serie A (in realtà il secondo insieme al Milan, ndr)». Sul 4-3-3, invece, Luis Enrique è aperto a varianti anomale. «Cambiare modulo? Non escludo di farlo, in futuro. Non sono un allenatore che fa giocare la squadra con un solo schema di gioco — assicura —, anzi adatto le mie idee alle caratteristiche dei giocatori. Ne ho tanti, meglio così, la concorrenza per me è vitale. Chi giocherà contro l'Inter? Mando sempre in campo l'undici migliore, indipendentemente dall'avversaria».
GEMELLI DIVERSI Sarà un bene o un male? Sicuramente è una dimostrazione di forza. Dice Luis: «Noi andiamo a Milano per la vittoria, non cerchiamo altri risultati». Inter-Roma segna il suo esordio a San Siro, la prima esibizione su un grande palcoscenico, gli occhi di tutti addosso, il fiato dei critici sul collo. Ma Gasperini, obiettivamente, sta messo peggio. «È un grande allenatore e ha ottimi giocatori. L'Inter non ha iniziato bene la stagione proprio come noi, ma resta una squadra di alto livello. Per la Roma sarà un ottimo test, vedremo se e quanto siamo cresciuti in questi giorni». Un altro pezzo Inter e Roma, due squadre in crisi, ma due progetti agli antipodi: quello è alla fine di un ciclo, questo inizia ora una nuova avventura.
La società ieri ha fatto un altro passo: i vecchi consiglieri d'amministrazione si sono dimessi (ma Pippo Marra vuole resistere), Walter Sabatini ha firmato finalmente il contratto da direttore sportivo. Ha avuto le rassicurazioni che chiedeva.
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