(Gazzetta dello Sport - M.Cecchini, A.Catapano) Scoperta la formula segreta di Luis Enrique: la Roma gioca col 5-5-5-. Come Oronzo Canà? Lo ricorda un po', quando a Roma Channel il tecnico spagnolo rivela che «mentre di solito una squadra quando perde palla corre indietro, noi vogliamo correre in avanti». Così — chioserebbe Lino Banfi — gli avversari non ci capiscono più niente.
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Luis Enrique: «La mia Roma sta crescendo. È forte, bella e convincerà»
(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini, A.Catapano) Scoperta la formula segreta di Luis Enrique: la Roma gioca col 5-5-5-. Come Oronzo Canà? Lo ricorda un po’, quando a Roma Channel il tecnico spagnolo rivela che «mentre di solito una...
In attesa di giudizio Ma non è un allenatore nel pallone, Luis Enrique. Almeno, non più, «la vittoria di Parma ci servirà per guadagnare fiducia — racconta l'asturiano — e affrontare l'Atalanta in ottime condizioni». Ma è bene restare sul chi vive, lui stesso si sente ancora sulla graticola. «Chiedo un po' di pazienza, soprattutto all'Olimpico. Non per me, ma per i calciatori, che alla fine arriveranno a fare quello che vogliamo. In Italia non c'è pazienza, come in Spagna. Ma persino Ferguson all'inizio non ottenne risultati. Non si può mandare via un allenatore dopo tre settimane».
Principianti Il progetto, d'altronde, è a lungo termine. Ed è come se tutti i romanisti avessero appena preso la patente. Spiega Luis Enrique: «È quasi come quando uno inizia a guidare la macchina e guarda continuamente come mettere le marce. Poi, dopo un po', inizia a farlo senza pensarci». Stefano Colantuono, l'avversario di sabato, spera che il rodaggio duri ancora qualche giorno, ovvio. «La Roma ha bisogno di tempo — conferma il tecnico dell'Atalanta —: ha tanti giocatori nuovi, molti giovani e un allenatore che fa bene a credere nelle sue idee, ma è inevitabile che per vederne i risultati ci vorrà un po' di pazienza».
Il senso del possesso È il cammino «largo y tortuoso» che Luis Enrique predisse a Brunico, in tempi non sospetti. Però l'allenatore asturiano sa il fatto suo, è innegabile. «La Roma è diversa: ha fame e voglia di vincere come tutte, ma è convinta che se controlla la partita farà più vittorie che sconfitte. Per questo, quando mi hanno chiesto se ci tengo a vincere o preferisco non rinunciare alla mia filosofia, devo essermi espresso male: io voglio giocare a calcio, lavorare per avere in mano la partita e vincere in qualsiasi stadio. Noi facciamo possesso palla per andare in gol, non solo per tenere il pallone». Chiaro?
A tavola L'Atalanta dirà. Partita che può rispedire la Roma all'inferno o metterla in rampa di lancio per il derby. Luis Enrique è fiducioso. «Noi cerchiamo di essere squadra, in tutte e due le fasi di gioco. Credo si inizi a vedere qualcosa, per questo sono ottimista. Non sarà facile contro l'Atalanta, sarebbe la prima in classifica senza penalizzazione. Ma noi abbiamo ritrovato fiducia e vogliamo meritarci una vittoria davanti al nostro pubblico».Con una consapevolezza.«Non c'è una squadra che mi abbia particolarmente impressionato finora, anche la classifica testimonia che c'è grande equilibrio nel campionato italiano, una sostanziale parità. Tutte le squadre italiane hanno giocatori di qualità, sono pericolose e possono metterti in difficoltà». Vale anche per la Roma, no? «Noi abbiamo anche tanta fame. Tantissima». Firmato Luis Enrique. Altro che Oronzo Canà.
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