rassegna stampa roma

Luis Enrique, amarezza e orgoglio «Sono deluso, ma rifarei certe scelte»

(Il Messaggero – M.Ferretti) – Totti lascia lo stadio Pasienky allargando le braccia e senza dire niente, quando gli chiedono di commentare la sua (iniziale) esclusione. Chiaro, no? E Luis Enrique che dice, in merito?

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) - Totti lascia lo stadio Pasienky allargando le braccia e senza dire niente, quando gli chiedono di commentare la sua (iniziale) esclusione. Chiaro, no? E Luis Enrique che dice, in merito?

«Totti e Borriello in panchina? Semplicemente ho scelto l’undici più adatto per questa partita. Le spiegazioni le do ai calciatori e non sempre lo faccio. Non sono pentito della mia scelta», le parole del tecnico. E ancora. «Abbiamo creato molte occasioni ma non le abbiamo concretizzare. Alla fine si è notata la differenza di ritmo. Sono contento per i meccanismi messi in campo dalla mia squadra: l’importante è segnare, ma se non ci riesci c’è poco altro da fare. Sono dispiaciuto per il risultato e per i tifosi: non ci resta che continuare a lavorare. Sicuramente il risultato è pericoloso, non è bellissimo in chiave qualificazione perché non è scontato che vinciamo la partita di ritorno: lo Slovan, del resto, recupererà giocatori importanti. Avremo bisogno anche dell’appoggio del pubblico. La cosa più negativa è proprio questo bruttissimo risultato e soprattutto i cinque minuti dopo il gol - preso da palla inattiva - quando ho visto la squadra abbattuta: non c’è nulla da essere abbattuti, questo è il calcio. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e ricominciare. Mi dispiace in particolare per il presidente DiBenedetto che volevamo salutare con una vittoria e per i tifosi giunti anche qui in Slovacchia». Telegrafico ma incisivo il ds Walter Sabatini. «Totti e Borriello saranno arrabbiati. E sarebbe grave se non lo fossero, perché giocatori del loro calibro devo arrabbiarsi se non giocano. Stiamo lavorando per migliorare la Roma e apprezzo la tolleranza dei tifosi nei nostri confronti per una sofferenza che noi sapevano fin dall’inizio di dover affrontare e che avevamo messo nel conto».