rassegna stampa roma

Luis, è il momento della verità

(Il Romanista – L.Pelosi) Vincenzo Montella dice che se avesse ottenuto gli stessi risultati di Luis Enrique l’avrebbero già cacciato. Luciano Spalletti dice agli amici: “Prima o poi torno”. Carlo Ancelotti dice che allenerà Totti.

Redazione

(Il Romanista - L.Pelosi) Vincenzo Montella dice che se avesse ottenuto gli stessi risultati di Luis Enrique l’avrebbero già cacciato. Luciano Spalletti dice agli amici: “Prima o poi torno”. Carlo Ancelotti dice che allenerà Totti.

Qualche sito quota il suo arrivo (consiglio: se proprio volete, giocate una cifra bassa), qualche altro scrive che arriva Capello. Il quale peraltro, interpellato sulla lite Osvaldo-Lamela, dice: «Ha fatto bene Luis a rivelarla? Doveva aspettare». Forse non lo sa, ma più che il tecnico, Capello sta criticando Baldini. Intanto tutti gli allenatori che battono la Roma, fanno i complimenti a Luis Enrique. Forse è vero che lui non legge i giornali, altrimenti avrebbe già perso la pazienza. La gente però legge, ascolta, immagazzina, elabora, pensa. Di lì al «io prenderei questo», «io prenderei quello», «io invece quell’altro », il passo è talmente breve che è stato già compiuto. Chiacchiere fondamentalmente inutili, perché l’aria che tira non è affatto quella che qualcuno pensa di aver fiutato. L’allenatore della Roma è e resterà Luis Enrique, che perderà altre partite e che commetterà altri errori. Come fa chiunque inizia un progetto (sì, progetto, si può ripetere anche senza ironia). Anche Capello, ad esempio, che al suo primo anno alla guida della Roma arrivò sesto avendo a disposizione una rosa più forte di quella che con Zeman era arrivata quinta l’anno prima. E chissà se i tanti che oggi sono d’accordo con lui quando dice che non bisognava rendere pubblica la lite Osvaldo-Lamela magari sono gli stessi che in passato dicevano che non ha senso nascondere le cose, dato che si vengono a sapere lo stesso (come peraltro sarebbe accaduto anche in questo caso). C

’è un uomo al comando e non è solo, anche se il comunicato sottolineava il fatto che la decisione di sospendere Osvaldo fosse stata presa dall’allenatore. E’ così e la società sta con lui. Non avrà i poteri di un manager all’inglese, ma quasi. E viene dal calcio spagnolo. Dice: ma qui siamo in Italia. Ma chi lo dice pensa forse che negli ultimi anni il calcio italiano sia superiore a quello inglese e/o a quello spagnolo? E’ solo un’altra delle tante argomentazioni lanciate nel mucchio per dare fastidio. Quasi come i nomi di improbabili allenatori pronti a subentrare. Cominciano ad essere prevedibili, peraltro. Se a Firenze dovesse andar male, sarà colpa di Luis Enrique che non ha fatto giocare Osvaldo. Una notizia: finora la Roma ha perso 5 partite, in tutte e 5 Osvaldo ha giocato, in 4 di queste dall’inizio. Poi c’è una classifica da migliorare e questo non è affatto secondario. Alle porte c’è una partita da vincere a Firenze e una serie difficile appena iniziata. Nessuno più di Luis Enrique vuole che la Roma torni a far punti e anche per questo ha voluto concedere un giorno di riposo ieri. Dopo tanta tensione, meglio per tutti staccare un po’. Quasi per tutti, dato che lui si è presentato comunque a Trigoria per lavorare.

Qualcuno ha anche ricamato sul fatto che non sia stato invitato alla cena. Perché, Spalletti veniva forse invitato quando di cene se ne facevano una a settimana e si vincevano 11 partite consecutive? E chi fa una cena con i colleghi invita forse il capo? Un buon capo non deve essere amato, deve essere stimato. Luis Enrique lo è anche perché non fa figli e figliastri e non si fa scrupoli, se lo ritiene giusto, a punire Osvaldo o a mandare in panchina Bojan. Oggi si ricomincia, i giocatori non hanno solo sigillato la pace con la cena dell’altra sera, che peraltro non è stata organizzata né da Osvaldo né da Lamela perché l’episodio era già superato, ma hanno la stessa voglia di riscatto del suo allenatore. Domenica è il momento della verità, il momento di dimostrare che anche andando a cena insieme non passa la fame.