(Corriere dello Sport - R.Maida) - Dieci partite, dieci formazioni diverse, ventinove giocatori utilizzati. Non è un azzardo constatare che Luis Enrique stia ancora cercando la sua Roma.
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Luis cerca ancora la sua Roma
(Corriere dello Sport – R.Maida) – Dieci partite, dieci formazioni diverse, ventinove giocatori utilizzati. Non è un azzardo constatare che Luis Enrique stia ancora cercando la sua Roma.
Nessuna squadra italiana ha cambiato così tanto in questo inizio di stagione, considerando anche le coppe. La spiegazione dell’allenatore è semplice quanto credibile: «Ho una rosa ampia e voglio sfruttarla, per avere tutti pronti. Mi piace che ogni calciatore pensi di poter giocare. Non so se nel breve periodo le mie rotazioni porteranno risultati apprezzabili. Ma sono convinto che a lungo andare la Roma ne raccoglierà i frutti» .
SFOLTIMENTO - Completata la semina, il raccolto è ancora scarso. Solo undici punti in campionato, dopo l’eliminazione dall’Europa League per mano del piccolo Slovan. E ci può stare, nell’ottica dell’ «utopia» di Baldini. Ma proprio Baldini (parole di ieri) dice che l’obiettivo è avere una rosa di 18-19 elementi. E lo stesso Luis Enrique, a mercato aperto, aveva chiesto un organico di 22-23 giocatori. Se ne è trovati molti di più, inclusi i giovani che aveva sedotto e abbandonato. Qualcosa quindi va sistemato a Trigoria. E molti posti a gennaio dovranno essere liberati per migliorare il benessere generale e - di conseguenza - il rendimento del gruppo.
I NUMERI - L’antico motto secondo cui squadra che vince non si cambia sembra valere anche nei tempi del turnover e dell’ intensità. Analizzando la sola serie A, in testa alla classifica degli stravolgimenti sono la Roma, l’Inter e il Cesena: hanno provato ventiquattro calciatori nelle prime otto partite, una media di tre nuovi per volta. Probabilmente non è un caso che siano le tre squadre ad aver deluso di più, compatibilmente con le rispettive potenzialità.
PUNTI FERMI - Nella Roma soltanto De Rossi ha giocato tutti i minuti del campionato: 720, recuperi esclusi. Al secondo posto viene Osvaldo (648’), che a Genova per la prima volta non è stato titolare, e al terzo Burdisso (624’) che ha otto presenze su otto ma in due occasioni ha cominciato la partita dalla panchina. Gli altri uomini-chiave sono Totti, Pjanic e Josè Angel, a cui Luis Enrique ha rinunciato solo perché costretto da infortuni e squalifiche. Per il resto, nessuno è mai sicuro di nulla. Chi gioca una partita, può restare fuori in quella successiva a prescindere dal rendimento. E nessuno conosce la verità fino all’ultimo momento, quando l’allenatore annuncia la formazione.
I PICCOLI - All’ultimo posto della classifica dei ventiquattro schierati in campionato c’è Cicinho, 17 minuti in campo e tanti problemi fuori. Mercoledì è stato scavalcato da Greco, che ha fatto il suo debutto stagionale con i 33 minuti di Marassi. Poco sfruttati anche gli altri brasiliani: Juan (79’), Taddei (90’) e Simplicio (103’) non hanno finora entusiasmato Luis Enrique. Nelle due partite europee di agosto, invece, hanno trovato spazio cinque calciatori che sono poi spariti: i giovanissimi Caprari, Viviani e Verre, ora assorbiti dalla Primavera; giovanotto Okaka, sempre fuori dalla lista dei convocati dopo lo Slovan; e Brighi, che è stato prestato all’Atalanta a fine mercato. Lui nelle rotazioni romaniste non entrerà più, almeno in questa stagione.
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