rassegna stampa roma

«Troppa differenza»

(Il Romanista – M.Macedonio) – «La differenza tra Roma e Milan? Grande, troppo grande. Bestiale». Non si nasconde Luis Enrique, al termine della partita. Anzi. Ammette con molta onestà quale sia il divario tra le due squadre.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) - «La differenza tra Roma e Milan? Grande, troppo grande. Bestiale». Non si nasconde Luis Enrique, al termine della partita. Anzi. Ammette con molta onestà quale sia il divario tra le due squadre.

«Abbiamo fatto tanti tiri in porta, ne ho contati una quindicina – continua – anche più del Milan, che ne ha fatti sette o otto, ma noi senza l’incisività di cui c’è bisogno in questo tipo di partite. Già nella prima parte eravamo troppo lontani dall’essere alla loro altezza. Nella seconda, abbiamo fatto meglio, ma non ho mai visto realmente quello che serve per vincere queste gare». Tante disattenzioni, soprattutto in fase difensiva. «Basta vedere il gol di Burdisso, che mentre colpisce di testa ha letteralmente Zambrotta sul collo. Chi era invece su Nesta sembrava giocasse un’amichevole. Dobbiamo lavorare tantissimo, io per primo». Sotto accusa, anche stavolta, la scarsa continuità. «Penso sempre che la mia squadra sia la migliore – risponde il tecnico. – E così continuo a fare. Credo che quando mi hanno preso alla Roma, sapessero quale fosse il mio pensiero sul calcio. Non so se l’anno scorso ho mai ripetuto la stessa formazione. La vedo così. Non credo che debbano esserci undici giocatori fissi. Faccio sempre la formazione pensando a quella migliore per vincere la partita»

. E’ solo un problema di disattenzione o anche di mancanza di esperienza? «E’ questione di concentrazione. Se non sei pronto e non vedi cosa può succedere… Ma continuo a ripetere: sono io il massimo responsabile. Non do colpe ai calciatori. Soprattutto a quelli più giovani, è impossibile farlo. Se sbaglia un giovane, non vado a dire che sbaglia, né lo dico se sbaglia uno più anziano. Non guardo al giocatore per la sua età, ma per il suo rendimento. Sono io che devo far capire loro come migliorare la situazione. E se qualcuno si distrae, la colpa è mia. E’ così che vedo il calcio». Cos’è che serve veramente? «Essere più forti nella propria area, ma anche in quella avversaria. Dominarle entrambe, o almeno cercare di farlo. E’ l’abc del calcio. Ed è così ovunque. In Italia, Spagna, Germania o dove che sia. Continuerò a fare il mio lavoro e a preparare le partite come so fare. So anche che certe situazioni non devono accadere più. Il che non significa che non possano succedere di nuovo. Con una differenza, però: che io lo vedo». Non nasconde di essere in parte sorpreso.

«Alla vigilia non pensavo che potesse esserci questa differenza – dice. – Non credo che siamo indietro. Ma dobbiamo capire che tutto quello che cerchiamo di fare attraverso il possesso di palla è finalizzato all’essere più forti, intensi e “cattivi”. Anche se non riusciamo ancora ad esserlo. Mancanza di personalità? Non si compra al mercato. Quello che manca sono i piccoli dettagli, senza i quali però non siamo una grande squadra». Il Milan, un modello? «No, il mio ce l’ho chiaro, ed è quello che cerco di mettere in pratica. Del Milan mi ha colpito l’efficacia e la sicurezza, magari esagerata. Ho visto grandi giocatori in campo». Cambiare modulo? «Dipende dai calciatori che si hanno. Cerco di dare sempre la migliore versione del mio con questa rosa. E comunque, non è più lo stesso modulo dell’inizio. Ho già fatto diversi cambi». Difficile, per lui, dire dove colloca la Roma. «Non lo so. Non guardo la classifica». I tifosi. Alla fine, tanti applausi ma anche qualche fischio. «Non ho molto da dire loro. Solo che noi dobbiamo lavorare di più. Il tifo è fedele, incredibile e passionale. C’è tutto per sentirsi rinforzati come squadra e come società». Qualcosa da salvare nella partita? «Io sono molto esigente e quando perdo è difficile che veda una situazione positiva. Mi è piaciuto molto l’atteggiamento di Pjanic, che pesa 60 chili ma ha fatto di tutto per giocare la palla. Lo stesso dicasi per Lamela. E questo significa tanto».