(Il Messaggero - A.Angeloni) - Tanto Totti, un po’ De Rossi (tra qualche tempo magari sarà il contrario). Di loro si parla sempre, per molti troppo, ma è il destino dei campioni.
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«Totti accetti la panchina»
(Il Messaggero – A.Angeloni) – Tanto Totti, un po’ De Rossi (tra qualche tempo magari sarà il contrario). Di loro si parla sempre, per molti troppo, ma è il destino dei campioni.
Storie di contratti da firmare, di messaggini che non hanno ricevuto risposte, di esclusioni passate e (forse future), di posizioni in campo. Anche questa è rivoluzione, cioè due come loro, non solo grandi calciatori ma rappresentanti della squadra per cui giocano, sono sulla bocca di tutti. Chi per un verso, chi per un altro, due problemi da risolvere. Walter Sabatini non si nasconde, capisce che tutto questo potrà solo andare peggiorando e prende posizione, ovviamente studiata con la proprietà che, nella circostanza a Trigoria, è rappresentata dall’avvocato Mauro Baldissoni. Il ds si rivolge apertamente a Totti, ricorda il Titanic che affonda, cita se stesso, ammorbidisce e attacca. Dice tanto e forse troppo, si appella al capitano, che ha sentito, letto e sta peggio di prima. Si sente accerchiato, anche se Sabatini negherà una sorta di complotto. Ma Francesco va avanti con il solito «silenzio e lavoro», del resto lui fin ora non si è mai lamentato. Certo, se la cosa va avanti, a gennaio potrebbe decidere di andarsene, magari negli States. «Possibilità che Totti lasci la Roma? Nessuna», chiarisce Sabatini, che va a fondo del problema, non riuscendo nemmeno a godersi il primo allenamento di Gago e l’inserimento del giovane Nego, a coccolarsi i nuovi come Pjanic, Borini e Kjaer, parla un po’ di Borriello, che «ha rifiutato alcune offerte ma ora per noi non è più un problema». Ma ora c’è Totti sulla scena, messo ormai con le spalle al muro. «C’è questa triangolazione che coinvolge Francesco, Luis Enrique e Baldini che non mi piace, infastidisce. Non vorrei finire sull’orlo del precipizio e non vorrei ci finisse la Roma, questa storia sta uccidendo la squadra. E’ auspicabile che se ne esca in fretta, per non far sentire gli altri solo dei figuranti. Chi deve fare cosa? Tutti devono fare tanto, l’allenatore è quello che deve fare meno. La situazione riguarda Baldini e Totti, ma l’ipotesi di una fronda nei confronti di Francesco non è vera. Qui si parla di messaggini, di mancate risposte, questo non è calcio. Io sono sbalordito dall’umanità di Totti, devo chiedere a lui di essere generoso, non può passare da mangia allenatori, anzi deve aiutarli, mettersi a disposizione. Deve adottare criteri diversi, deve fare un passo indietro. Non ci possono essere giocatori intoccabili nel calcio moderno: non dico che deve accettare, non si deve abituare alle esclusioni, deve solo viverle in maniera diversa. Deve gestirsi bene e mettere da parte qualsiasi forma di vanità, non pensare a se stesso ma alla squadra. Io chiedo a Totti che si adoperi affinché il gruppo si formi con lui. Capisca che potrà essere utile anche con venti partite anziché con trenta. Deve mantenere il sorriso anche per aiutare i nuovi, cosicché non siano in imbarazzo davanti ai suoi silenzi». E ancora, loquace e insistente. «La città non accetta che Totti possa non giocare e non la accetta perché nessuno ha interesse che l’idea venga recepita tranquillamente. Si crea subito un movimento di opinione fragoroso e non si parla di scelta tecnica, ma di lesa maestà. Luis Enrique ha fatto solo una scelta, che io non ho condiviso, ma era solo una scelta. Baldini ha usato un termine che poteva evitare: ora chiariscano, altrimenti non si va avanti». Insomma, Totti deve arretrare, «resettare», Luis Enrique sia più morbido (il tecnico si è stancato di questa storia, ma mai ha pensato di dimettersi), Baldini parli (non basta un sms) con lui. E Sabatini finisce in mezzo.
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