(Il Tempo) - Un quarto d'ora nello spogliatoio con il suo staff (che lo ha poi seguito in conferenza stampa) prima delle parole.
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«Sono preoccupato. Ci manca una vittoria per liberare la mente»
(Il Tempo) – Un quarto d’ora nello spogliatoio con il suo staff (che lo ha poi seguito in conferenza stampa) prima delle parole.
Luis Enrique ha voluto rinfrancare la sua Roma traumatizzata dall'ennesimo pari. Diverso rispetto a quello con l'Inter. «Ovvio che sono deluso - attacca Luis Enrique a caldo - la squadra ha fatto tutto quello che doveva, ha fatto il nostro gioco, ma non rischiamo nel finalizzare. Il Siena ha fatto una seconda parte di gara molto buona, ma noi abbiamo avuto problemi di circolazione della palla».
Ma non sembra preoccupato, semmai già concentrato sulla prossima sfida, perché la strada giusta secondo lui è questa. «Non c'è un problema che mi preoccupa - spiega - mi preoccupa tutta la situazione, la mancanza di fiducia che possono avere i giocatori perché i risultati non arrivano: il calcio non è una scienza esatta. Quindi il mio lavoro sarà confortare i miei giocatori finché non arriverà la vittoria: che non arriva per molti motivi, ma soprattutto perché la squadra ha paura. Abbiamo bisogno di una vittoria e arriverà». Il calcio italiano non sembra essere un trauma per il tecnico asturiano alle prese con una Roma che inizia ad assomigliargli ma non ancora del tutto. «In Spagna succede lo stesso, ma in questo caso siamo ancora lontano da quello che voglio. Però resto fiducioso e tra 72 ore c'è un'altra partita importante. Il mio lavoro sarà quello di recuperare mentalmente la squadra e migliorarla».
Un elogio ai romani del gruppo: «Totti e De Rossi sono giocatori importanti che hanno dato tutto e devono essere da esempio: hanno dimostrato come ci si deve comportare in certe situazioni. Francesco ha libertà assoluta all'interno del ruolo di attaccante e l'ho visto pressare altissimo: noi facciamo quel gioco ed è ovvio che facendolo rischiamo. Dobbiamo solo migliorare. Quanto servirà? Non lo so, questo è un passo indietro rispetto a Milano, vedremo. Comunque il responsabile di tutto sono sempre io».
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