rassegna stampa roma

«Siamo sulla strada giusta»

(Il Romanista – D.Galli) – «Questa è la mia squadra. È una grande squadra e lo dico a voce alta. Ho fatto i complimenti ai ragazzi. Sono veramente contento».

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - «Questa è la mia squadra. È una grande squadra e lo dico a voce alta. Ho fatto i complimenti ai ragazzi. Sono veramente contento».

La rivoluzione culturale di Luis Enrique è anche questo. È essere soddisfatti pure quando perdi, perché perdi per una leggerezza di Heinze e un gol figlio del caso (diciamo così, diciamo del caso). E il bello è che Malesani è d’accordo con lui. Con Lucho. «Non meritavamo di vincere». Allora evviva la sincerità, que viva la revolucion. «È il primo giorno - spiega Luis Enrique - che sono veramente contento della mia squadra. A volte il calcio è così, ingiusto. Oggi (ieri, ndr) è stato ingiustissimo. La mia squadra ha giocato bene dall’inizio, abbiamo fatto la nostra proposta e sono contento. È una squadra di campioni e lo dico a voce alta. Una grande squadra». La Roma continua però a prendere gol negli ultimi minuti. In campionato era già successo con Cagliari, Siena e Lazio. È ricapitato ieri. Lucho però non si scompone: «Questa è una situazione particolare che a volte succede quando non deve succedere. Il risultato più giusto, oggi, sarebbe stato una vittoria della Roma, chiarissimamente. Il primo gol è stato frutto di un errore infantile, il secondo di una mancanza di concentrazione. Se giochiamo dieci volte, questa partita la vinciamo sette volte, due la pareggiamo e perdiamo questa. Ho fatto i complimenti a Malesani perché hanno fatto una buona partita e un buon lavoro».

Quando gli viene chiesto se però questa storia dei gol presi allo scadere, allo scadere o quasi, sia una costante, Luis Enrique risponde così: «Lo è se perdiamo otto partite. Questa non è una costante, ma il calcio. Mi fisso nella testa la cosa più importante: come una squadra viene qui a Genova e fa la sua proposta. E io credo che i tifosi presenti pensino: questa è una squadra che fa la sua partita. A volte vinciamo, a volte no. Questa squadra oggi ha fatto la partita che voglio per novanta minuti». A un certo punto, la Roma si è trovata a giocare con quattro attaccanti (Bojan, Borini, Osvaldo e Borriello). Luis Enrique giustifica così la mossa: «Abbiamo considerato che il Genoa era tutto indietro con una linea di 5-6 giocatori. Abbiamo cercato di aprire il campo. Se stiamo pareggiando, io voglio vincere. Questa è la mia idea. Se dovrò mettere un’altra punta, lo farò. Questo è come vedo io il calcio. Poi vedremo se vinciamo o meno». Il Genoa ha fatto uscire la Roma per poi colpirla in contropiede: «Noi facciamo la nostra proposta. Tutti sappiano che usciamo con la palla al piede, che vogliamo arrivare alla porta con più calciatori possibili. Sappiamo che possiamo soffrire in contropiede, e contro una squadra brava come questa è normale. Ma io preferisco prendere questo rischio. Ripeto: se giochiamo dieci volte questa partita, la vinciamo sette volte, due la pareggiamo e quella di oggi la perdiamo. Dopo, se devo andare con quattro o cinque calciatori lo faccio senza problemi».

Ma quanto ci vuole affinché Luis veda la Roma che immagina? «Questa - dice - è la prima volta che la vedo. Finora non l’avevo vista per 90 minuti. Oggi è successo. Non so se si ripeterà, ma spero di sì. Ho fatto i complimenti ai ragazzi, erano terribilmente delusi. Questa è una squadra che va migliorata, ma questa è la vera Roma. O almeno quella che mi piace. Sono sicuro che a qualcuno non piacerà, ma a me è piaciuta». Adesso c’è il Milan. «La Roma è pronta a rialzarsi. Il calcio non può essere sempre ingiusto. Il Milan è la squadra campione, ma ce la faremo