(Il Romanista - D.Galli) -Dormite, dormite angeli migranti. Aspettate di passare la Golden Door. Sognate, sognate angeli dolenti, appesi fra due vite. Cosa vi aspettate? Cosa siete venuti a fare? Dormite sognate, fortunate creature nate quasi americane.
rassegna stampa roma
«Sì, James voleva prendere la Roma già nel 2008»
(Il Romanista – D.Galli) -Dormite, dormite angeli migranti. Aspettate di passare la Golden Door. Sognate, sognate angeli dolenti, appesi fra due vite. Cosa vi aspettate? Cosa siete venuti a fare? Dormite sognate, fortunate creature nate...
Sapete chi eravate? Sapete chi sarete? Appesi fra due vite, dormite, sognate (“Ellis Island”, Giovanni Sollima). Napoli, Italia. E’ il 1909. La “Principe di Piemonte” erutta fumo denso, scarica le merci, carica uomini e sogni, valigie di cartone, scoppole e dialetti. Vincenzo ha 21 anni, una salute di ferro, l’accento ‘mpo rustico di Poggio Nativo. Si guarda intorno, respira il sole del porto. L’aria è sporcata dal mostro in partenza dal molo, ma è l’aria italiana prima del sogno americano. Vale la pena prendere un’ultima boccata prima di dimenticarla. Vincenzo inspira a pieni polmoni. Esita. Poi si decide. Affretta il passo, sale sulla passerella. Un ufficiale di bordo lo squadra. Vincenzo gli mostra il biglietto, l’uomo gli fa un cenno: vieni avanti, ragazzo. Quando Vincenzo Savioli sbarca assieme ai fratelli Antonio e Gaetano ad Ellis Island, Stati Uniti d’America, è il Natale di Roma del 1909: il 21 aprile. Lo riporta il documento ufficiale dello “States Immigration Officer at port of arrival” di New York, che registra però l’arrivo solo il giorno successivo. "Ethnicity": Italy, South. "Last place of residence", ultimo luogo di residenza: Nativo, Perugia. Ieri, erano centodue anni esatti. Ieri, centodue anni fa, il bisnonno di James “Jimmy” Pallotta trovò Lamerica. Adesso Jimmy ha contraccambiato. Ha fatto il percorso inverso. Ha trovato Litalia. «Nel 2008, Jimmy tornò a trovarci. Soros aveva appena rotto le trattative per la Roma, mio cugino voleva riprovarci. Ma dovette lasciar perdere. Lui dice per la crisi finanziaria che colpì gli States e io gli credo, è un uomo vero. Lì per lì, l’affare sfumò. Abbracciò per l’ultima volta mio padre e ripartì per Boston con il suo jet privato atterrato a Ciampino». A raccontarlo è Vincenza Savioli. Vincenza, in onore di Vincenzo Savioli. «Sono nata subito dopo la morte di mio zio. Nei paesi funzionava così: quando un bimbo nasceva, spesso ereditava il nome di un parente deceduto». Stavolta è un onore doppio. Vincenza è la faccia romana del magnate che compra isole, gestisce fondi per miliardi di dollari, decolla con l’aereo privato, si fa una villa che costa - è un’iperbole, sia chiaro - quasi quanto il Colosseo, conquista i Celtics e i Celtics conquistano il mondo, si prende la Roma. Flashback. Immaginate, calpestate il passato, tornate al 1909. A Poggio Nativo la terra non è brulla: fa l’olio buono. Il problema è che se la classe operaia non va in Paradiso, quella contadina sta persino peggio. Giolitti è al potere, sono lontani i tempi in cui Bava Beccaris sparava cannonate ai primi scioperi dell’Italia proletaria, ma non è che si viva benissimo. In questo colle del reatino le notizie non arrivano, e se arrivano è talmente diffuso l’analfabetismo che quasi nessuno viene informato. Però la povertà non è un fatto di costume, non hai bisogno di leggere sui giornali che non c’è abbastanza pane per tutti. Il Paese, uno Stato giovane, è quello che è. E’ unito solo sulla carta. Di fatto, è ancora quello che Metternich definiva in maniera spregiativa «un’espressione geografica ». Persino Eupalla, il gioco del pallone, è ancora un circolo ristretto per pochi appassionati. La Serie A a girone unico è una chimera, lo scudetto è affare delle squadre del Nordovest. Poco prima che Vincenzo salisse a bordo della “Principe di Piemonte” si era rischiato il game over. La FIF, la Federazione Italia del Football, l’antesignana della Figc, aveva infatti deciso di escludere dai campionati i giocatori stranieri e qualche club per protesta si era addirittura ritirato. La Roma del calcio era agli albori. C’erano l’Alba, la Fortitudo, la Roman. La Lazio no, si rassegnino. Era una Podistica, serviva a correre. Ma Vincenzo è un ragazzo di campagna e il calcio è roba per cittadini. Per lui, è venuto il momento delle decisioni difficili. Papà Natalizio e mamma Ubertina hanno messo al mondo sei figli. Vincenzo è il primogenito. Poi ci sono Antonio, Augusto, Gaetano, Nazzareno e Lucio, il nonno di Vincenza. In casa si sta stretti e ci sono pochi soldi. Bisogna salutarsi per tentare la fortuna. Vincenzo, Antonio e Gaetano attraversano l’Atlantico, gli altri restano. Si imbarcano per New York, poi le strade si dividono. Vincenzo e Gaetano si dirigono a Boston, la città dove è stata firmata la cessione della Roma. Antonio sceglie Cleveland. L’albero genealogico fiorisce e produce frutti. Parecchi frutti. In America, Vincenzo si sposa con Teresa. Nascono tre figli, un maschio e tre femmine. Una è Maria. O meglio Mary. Che quando muore, ancora giovane, lascia otto figli. Tra questi c’è Angelina. Al secolo, Angie. La mamma di James Pallotta. Vincenzo Savioli è il suo bisnonno materno. Nonostante abbia creato una immensa fortuna, sebbene i Pallotta siano ora una delle famiglie più potenti di Boston, Jimmy non ha dimenticato le sue radici. Gli è stato insegnato a rispettare la tradizione, gli zii e i cugini. «Quando sono andata negli Stati Uniti in viaggio di nozze, sono stata accolta nella casa di Angie, la madre di Jimmy», racconta Vincenza. La cugina di Pallotta possiede un mobilificio a via di Vigne Nuove, periferia nord della Capitale, cemento disordinato, prati incolti e quel bestione di “Porta di Roma” a due passi. «In quella occasione – continua Vincenza - ho scattato delle foto con il papà di James, James senior. Quando è venuto, nel 2008, non sono riuscita ad incontrarlo per alcuni problemi personali, nonostante avesse espressamente chiesto di vedermi. Ieri ho chiamato la sorella Carla. Abbiamo parlato dei nostri genitori, che non ci sono più. Ci siamo commosse, abbiamo pianto, mi ha passato la mamma. E con mia cugina Angie abbiamo deciso di incontrarci». In serata si sono scritte con Carla su Facebook, privatamente. «Wow, che bello», le ha risposto la nipote, «grazie per la chiamata e per tutte le parole simpatiche che ci hai detto, è stata una bella sorpresa sentirvi. Mia madre è stata contentissima». «Mi ricordo bene James Pallotta. Era estate, se non sbaglio giugno», aggiunge Luigi Sacconi, il titolare della ditta di autonoleggio che nel 2008 prelevò con due monovolumi la famiglia Pallotta al gran completo. «C’erano tutti: le sorelle e la mamma. Più che parlare italiano, James lo ciancicava », ricorda Sacconi. Fa niente, avrà tempo per impararlo. Quel «forza Roma» ripetuto a Boston, intanto, è un buon inizio.
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