(Corriere dello Sport - P.Torri) - Che disastro. Il minuto chiave è il ventinovesimo della ripresa. La Roma è in vantaggio di un gol, ne ha bisogno di un altro per qualificarsi, Luis Enrique, pensa e ripensa, che ti fa? Dentro Okaka, fuori Totti. Il caso è aperto.
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«Senza Francesco perdiamo in qualità»
(Corriere dello Sport – P.Torri) – Che disastro. Il minuto chiave è il ventinovesimo della ripresa. La Roma è in vantaggio di un gol, ne ha bisogno di un altro per qualificarsi, Luis Enrique, pensa e ripensa, che ti fa? Dentro...
Chissà forse sarebbe finita ugualmente con una delle figuracce più figuracce di sempre della Roma in Europa, certo è che Luis Enrique ha fatto tutto da solo per andare a sedersi sul banco degli imputati. Il risultato è che la Roma, dopo quattordici anni, non parteciperà a una coppa europea, eliminata da una squadra slovacca, fischiata dai cinquantimila tifosi portati all’Olimpico da una passione infinita, sprofondata già in una crisi che probabilmente neppure la (presunta) rivoluzione spagnola aveva minimamente messo in preventivo. Ora, se come sembra la prima di campionato salterà per sciopero, ci saranno quasi tre settimane di vuoto che se da un lato consentiranno di lavorare a una squadra che ne ha un dannato bisogno e inserire i nuovi arrivati (Lamela, Osvaldo, Kjaer, più qualcun’altro che inevitabilmente sarà preso), dall’altro lasceranno spazio a chiacchiere, polemiche, veleni, avendo quasi sempre al centro il faccia a faccia Totti da una parte, Luis Enrique dall’altra. Ieri sera pare che i due non si siano detti nulla nel dopo partita. Il tecnico spagnolo nelle prime due partite ufficiali della stagione è riuscito ad azzerare il credito e la simpatia con cui era stato accolto da queste parti. Difficile capire le motivazioni che lo hanno portato a lasciare Totti in panchina a Bratislava e a sostituirlo ieri sera. Si potrebbe pensare male, che come diceva qualcuno non ci si sbaglia mai, ci limitiamo a immaginare un’antipatia non si sa su quali motivazioni basata. Certo è che ieri sera, all’uscita degli spogliatoi, la faccia del capitano giallorosso spiegava bene uno stato d’animo perlomeno in tumulto. A dare un abbozzo di spiegazione a questa umiliazione, ci ha pensato Nicolas Burdisso: «Questa non è la vera Roma » . E lo diceva non solo riferendosi a un ritardo di preparazione, a un gruppo che deve imparare a conoscersi, a una squadra che deve ancora metabolizzare il verbo (verbo?) di Luis Enrique. Lo diceva, probabilmente, riferendosi ai nomi dei suoi compagni di ieri sera, i baby Caprari, Viviani, Verre, ma anche Rosi e Okaka, il ripescato Fabio Simplicio, tanta buona volontà, ma se bastasse quella per vincere allora non ci sarebbero problemi. E un’ulteriore conferma del suo pensiero, il difensore argentino l’ha data quando gli è stata chiesta una spiegazione sulla sostituzione di Totti: «Certo, quando esce Francesco c’è poco da fare, la Roma perde in qualità. Luis Enrique ha fatto la sua scelta per vincere, bisogna rispettarlo come bisogna rispettare Totti che ha reagito da grande capitano. Noi ci tenevamo a questa qualificazione, anzi dovevamo qualificarci. E invece siamo qui a commentare un’eliminazione che ci brucia tantissimo. Ora dobbiamo metterci la faccia, tutti, società, tecnici, giocatori, e guardare avanti, puntando a riprenderci in fretta da questa delusione» . Parole inequivocabili le ha dette uno dei veterani, Simone Perrotta autore del gol che a tutti ha fatto pensare che sarebbe stato facile: «Un allenatore ha il diritto di fare le sue scelte, ma certo è che quando è uscito Totti, la Roma ha cominciato a dare segni di cedimento. La verità è che ora probabilmente non siamo all’altezza delle migliori squadre italiane» . Neppure slovacche.
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