(Il Romanista - M.Macedonio) - Fare chiarezza e pulizia, punendo in maniera severa e mirata i veri responsabili. Anche a costo di ritardare l’inizio della stagione. E poi, ripristinare quei principi etici andati perduti da tempo.
rassegna stampa roma
«Senza chiarezza non ripartire»
(Il Romanista – M.Macedonio) – Fare chiarezza e pulizia, punendo in maniera severa e mirata i veri responsabili. Anche a costo di ritardare l’inizio della stagione. E poi, ripristinare quei principi etici andati perduti da tempo.
Questa la ricetta di Paolo Cento, presidente del Roma club Montecitorio. «Per quindici anni – sostiene l’ex parlamentare dei Verdi – politica e calcio hanno gettato fumo negli occhi dell’opinione pubblica, dicendo che il male del calcio erano i tifosi. Si sono fatti decreti e leggi che hanno portato via le famiglie dagli stadi e criminalizzato le curve, vedi la tessera del tifoso, i daspo e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo è servito per cancellare i veri scandali: Calciopoli, prima, e adesso il nuovo calcio scommesse. Chi doveva, insomma, tenere gli occhi aperti, prevenire e vigilare, ha preferito indirizzare l’attenzione su altri fronti.
Cosa ci racconta questa vicenda?
Che non esiste, dentro al mondo del calcio, una capacità di autotutela. E che, se non interviene la magistratura ordinaria, non c’è purtroppo nessuna possibilità di scoprire o anche solo mettere mano a quello che è il marcio che vi regna all’interno».
Divieto delle scommesse: per i giocatori già esiste, ma qualcuno lo vorrebbe addirittura estendere a tutti.Un ritorno al passato?
Significherebbe soltanto aumentare il volume delle giocate clandestine. Il proibizionismo non risolve il problema, semmai lo aggrava. Bisognava forse prima, quando questa cultura delle scommesse cresceva, porre dei limiti regolamentari ed etici. Adesso, vorrebbe solo dire prendere una decisione che peggiora la situazione anziché migliorarla. Il problema è, come sempre, quello della capacità di prevenzione, a partire dall’autocontrollo. E’ ora di farla finita con un calcio in cui non si guarda mai all’etica ma solo ai profitti. Ed è forse giunto il momento di ragionare anche dei controlli sul denaro che gira intorno al calcio, anche se è un po’ come svuotare il mare con il secchiello. Nel calcio, tutti guadagnano e fanno speculazioni, mentre, quando si parla di calcio scommesse, si pretende che vi sia il paradiso. Mentre è invece la conseguenza di un calcio a sua volta “taroccato”. Servono quindi più controlli, ma anche più educazione sportiva e più sanzioni penali severe. E meno che mai, la vittoria della Nazionale che fa partire un’amnistia. Bisogna invece rendere evidente che chi si assume la responsabilità di taroccare una partita di calcio riceve una sanzione sportiva, oltre che penale, severa e dura, che va a incidere pesantemente sulla sua vita professionale.
E’ solo un problema di carattere etico, o c’è dell’altro?
Da questo punto di vista, ci dobbiamo interrogare tutti. Lo deve fare il mondo dell’informazione, così come la scuola. L’educazione parte da lì. Vogliamo dirlo che questa crisi economica sta tagliando le attività sportive nelle periferie delle nostre metropoli? Perché i Comuni, le Province e le Regioni, quando c’è da tagliare, partono proprio da lì. Così come le società di calcio non investono più nei vivai in maniera sana. Questo è l’antidoto, non il proibizionismo.
Damiano Tommasi ha detto che alcuni tra i provvedimenti presi in questi giorni, compresa la custodia cautelare, possono costituire un deterrente per tutti quei giocatori che, nati dopo il 1980, non hanno conosciuto il primo “calcioscommesse” in Italia.
Ce lo ricordiamo. Quello con la polizia dentro gli stadi, e le manette a bordo campo. Non c’è dubbio che questo possa far riflettere. Ma io dico anche che la giustizia, per essere credibile e autorevole, deve essere anche molto precisa nel colpire. L’inchiesta della procura di Cremona è certamente meritevole e va sostenuta – questo dobbiamo dirlo con grande forza – ma nello stesso tempo dobbiamo chiedere alla stampa, e agli stessi magistrati, di dare informazioni precise, perché l’altro rischio, che ben conosciamo, è che passi il messaggio “tutti colpevoli, nessun colpevole”. E invece noi vogliamo che emergano le responsabilità individuali, dove ci sono, ma con i dovuti riscontri, chiari, provati, perché non basta un sentito dire né un’intercettazione telefonica. E laddove si è certi della colpevolezza, si colpisca senza pietà. Perché chi, come noi, è mosso innanzitutto dalla passione per il calcio, è importante che si schieri da una parte sola, che è poi quella della legalità. Costi quel che costi. Anche ritardando la partenza del campionato, se necessario. Almeno fino a quando non saranno chiare le responsabilità. Quanto alle quali, io credo più quelle dei singoli piuttosto che delle società, che il più delle volte sono parte offesa. Anche se hanno come compito quello di vigilare. E siccome nel mondo del calcio le voci girano, è anche vero che spesso si fa finta di non sentire. Quanto ad oggi, sarebbe paradossale iniziare la stagione senza aver fatto chiarezza e pulizia. Chi mi conosce sa che sono un garantista. Ma garantismo non significa impunità. E chi sbaglia, paghi.
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