rassegna stampa roma

«Se la Roma richiamasse? Magari…»

(Il Messaggero) «Ma mi vogliono? Mi chiamano? Perché, vi pare poco?». Vorrebbe una risposta Alberto Aquilani, all’inizio della settimana più lunga della sua vita. Che lo porta dritto da Coverciano, passando per Kiev, all’Olimpico. Non di...

Redazione

(Il Messaggero) «Ma mi vogliono? Mi chiamano? Perché, vi pare poco?». Vorrebbe una risposta Alberto Aquilani, all’inizio della settimana più lunga della sua vita. Che lo porta dritto da Coverciano, passando per Kiev, all’Olimpico. Non di Torino.

Di Roma. Il suo stadio, contro la squadra che sarà sempre la sua. Per la prima volta si presenta da ex. «Non me ce fate pensà». E invece se lo immagina il palcoscenico di sempre, la sua Sud, il ricordo di grandi partite, l’entusiasmo dei giorni belli e anche il distacco in quelli brutti, meno di due anni fa. Entrerà con la maglia della Juve che ancora non sa se riscattarlo dal Liverpool alla cifra di 16 milioni. Il club bianconero ne offre 6, magari per chiudere a 10.

La Roma, pronta ad avere DiBenedetto come nuovo proprietario, aspetta il saldo dell’ultima delle tre rate del trasferimento obbligato dell’estate 2009, necessario per l’iscrizione al campionato dell’ennesimo secondo posto, 20,5 milioni più 2,5 di premi. Se non dovesse restare a Torino, chissà se il cancello di Trigoria si riaprirà. «Magari...». E’ solo un sospiro frenato. «Magari in futuro, non si sa mai, io sono tifoso della Roma». C’è chi ipotizzza la partenza di De Rossi verso Madrid e la collega al ritorno del Principino. «Io mi preoccupo di finire bene la stagione e basta. Poi vedremo. Perché nessuno mi ha detto niente, nè io ho chiesto niente». Il Milan, però, lo sta seguendo. E lui lo sa. Aquilani, se la sente di scommettere sulla sua prossima squadra: resta alla Juve o torna al Liverpool? «Come faccio? Non sono stato ancora contattato. I dirigenti bianconeri non mi hanno convocato, dall’Inghilterra nessuno mi ha chiamato. Ma non sono ossessionato dal futuro. Anche perché non sarebbe un problema rigiocare in Premier League, il torneo più bello del mondo. Fossero questi i problemi». Tornerebbe alla Roma? «Mi devono chiamare e non mi sembra che lo abbiano fatto. Se si fanno vivi... O mi spingete voi? E’ difficile come operazione, aspettiamo di capire che cosa vogliono fare a Torino. Tra un po’ ne discuteremo: in separata sede valuterò la loro proposta». Dalla Juve in giallorosso potrebbe andarci Buffon: sa qualcosa di preciso? «A me non lo ha detto, ve lo assicuro. Non sarebbe male, come colpo, per la Roma». Nemmeno qualche battuta tra voi? «Quelle sì. Gigi mi ha chiesto se è meglio prendere la casa in centro o all’Eur». Come immagina il suo ingresso all’Olimpico domenica sera? «So che per me sarà una partita delicata e per Gigi no. Per l’atmosfera, per il mio passato». Si aspetta affetto? «Sì, anche se non posso essere sicuro che ci sarà. Ho già detto che se dovessi segnare non esulterei: il legame è troppo forte non ce la farei mai». Quando torna a Roma, la gente come si comporta? «Come prima. Mi vuole bene e me lo dimostra per strada, quando mi incontra». Ha un po’ di nostalgia? «Ho famiglia e amici, loro mi mancano. Poi però due stagioni fa ho fatto una scelta di vita importante. Anzi di più. Non mi sono sentito scaricato, ma ho capito che non rientravo più nei piani del club giallorosso. Cambiare mi ha permesso di maturare, anche perché all’inizio ero infortunato: tre mesi di stop. Mi ha aiutato molto Michela che adesso mi fa diventare papà». La sua ultima partita contro l’Arsenal, in Champions: il rigore trasformato, ma la Roma eliminata agli ottavi come quest’anno. Lasciò con una bella prestazione, vero? «Certo. Ma io ho solo ricordi belli della mia carriera in giallorosso». Sorpreso dalla seconda giovinezza di Totti? «Ma scherzate? Francesco mi mette paura anche quando non sta bene. Fa sempre e comunque la differenza. Lui è Totti». De Rossi, secondo lei, può andar via dalla Roma? «Questo discorso ha due risvolti. Da tifoso e da professionista. Partendo dal secondo, se ti chiama il Real, è difficile dire no. Ma subentra il primo: il core de’ Roma, il futuro capitano e la sua situazione familiare che lo portano a restare. Decisione complicata». Che impressione le fa vedere il suo ex compagno Montella sulla panchina giallorossa? «Bella e per niente casuale. Io, nello spogliatoio di Trigoria, mi cambiavo accanto a lui. Lo conosco bene: aveva già la testa dell’allenatore. Con grande personalità. Non mi meraviglia la sua promozione. Non è lì per caso». Sono in arrivo gli americani: sta seguendo l’insediamento del gruppo DiBenedetto? «Certo e sono curioso come tutti i tifosi. E quando inzierà il suo programma lo saremo ancora di più. Quando dalle parole passeremo ai fatti. C’è da scoprire come sarà rivoluzionata la squadra e con quali acquisti». Intanto è titolare in Nazionale, dove gioca meglio che nella Juve. Perché? «Qui tocco più palloni, lì devo rincorrere gli avversari. Devo rigraziare, comunque, il club bianconero che mi ha dato la possibilità di rimettermi in gioco. Ma anche stando all’estero si può rimanere nel giro azzurro. Dipende da me».