rassegna stampa roma

«Roma, lo stadio secondo me»

(Corriere dello Sport – G.D’Ubaldo) L’architetto Gino Zavanella è uno dei più importanti esperti italiani di stadi. Ha realizzato il nuovo impianto della Juven­tus, ha preparato i progetti per gli stadi di Roma e Palermo, oltre a...

Redazione

(Corriere dello Sport – G.D’Ubaldo) L'architetto Gino Zavanella è uno dei più importanti esperti italiani di stadi. Ha realizzato il nuovo impianto della Juven­tus, ha preparato i progetti per gli stadi di Roma e Palermo, oltre a quello di Viareggio.

Ieri era a Trigoria per parlare con Fenucci, anche la nuova proprietà americana ha preso in consi­derazione il suo progetto. Ora è al lavoro anche per lo stadio di Mossul, in Iraq, voluto dal Governo. In tre mesi sono partiti i lavori. «In Italia non è proprio così... ». Architetto, qual è la filosofia al centro dei suoi progetti?«Lo stadio di calcio deve essere un luogo di incontro, di divertimento e di pace. Deve es­sere utilizzato sette giorni su sette, deve esse­re un impianto della città, patrimonio di tut­ti, non solo dei tifosi e deve avere attività col­laterali e alternative alla partita. Lo stadio lo chiamo Agorà, un luogo con tante funzioni dove la gente si incontra e può trascorrere l'intera giornata». Lo stadio della Juventus è un esempio per le altre società che vogliono avere l'impianto di proprietà?«E' un punto di partenza, non di arrivo, la spe­ranza è che ce ne siano altri. Stadio senza bar­riere tra settori e tra gli spal­ti e il campo. Uno stadio al­l'italiana, con una capienza di 35000/40000 spettatori, servi­zi esterni, centro commercia­le. La Juventus ha ancora am­pi spazi da sfruttare per mol­te attività, per creare un pun­to di incontro. Nel Nord del­l'Iraq il ministero vuole uno stadio che sia il punto di incontro per le po­polazioni curda, sira e araba. Sorge sull'ac­qua, una laguna artificiale, con due anelli pe­donali, un sistema per rendere rapida e sicu­ra l'evacuazione. Completamente coperto, con negozi e parcheggi. In tre mesi siamo partiti, il ministero lo vuole come simbolo di pace e riunificazione». A che punto sono gli altri suoi progetti? «Palermo sta per partire. Alla Roma hanno il mio progetto, mi piacerebbe portarlo avanti. Lo stadio di Viareggio, con una capienza di 10000 spettatori darà lavoro a 350 persone, tra albergo, Spa, centro commerciale e nego­zi. I nuovi stadi creerebbero occupazione per imprese in crisi». Il progetto della Roma, pre­sentato due anni fa, è ancora attuale?«Certo, nella realizzazione sono stati fatti passi in avanti rispet­to a quello di Torino. Rispetto ad allora sono cambiati i mate­riali. Quello era un progetto pre­liminare che ha avuto un gran­de successo e che può essere portato avanti». Quali sarebbero le innovazioni e i vantaggi rispetto all'Olimpico?«La visibilità e i parcheggi. Le aree intorno all'Olimpico quando giocano Roma e Lazio sono intasate. Lì le squadre sono ospiti, non padrone di casa. Tutte le società si stanno muovendo per avere gli stadi di proprietà, so­no pronte a partire». Quali sono i tempi tecnici per realizzare un nuovo impianto?«Per quello della Juve ci sono voluti nove me­si per avere i permessi e 26 mesi per costruir­lo. Con la tecnologia più avanzata di oggi ci si impiegherebbe anche meno». C'è una legge ferma da anni che blocca le iniziative delle società che vogliono costrui­re i nuovi impianti.«Tutti si dovrebbero mettere una mano sulla coscienza per accelerare le procedure per avviare le realizzazioni. Il cal­cio italiano è rimasto indietro proprio per la mancanza di nuove strutture, più conforte­voli per il pubblico. La Juventus è in vantag­gio. Galliani ha detto che ha un gap enorme rispetto alle altre società. Uno stadio di pro­prietà porta decine di milioni di utili in più al­l'anno, a cominciare dagli sponsor».