(La Gazzetta dello Sport - M.Cecchini) - Quando la ragione non scaccia i dubbi, alla fine comanda il cuore. Da ragazzo, era quello di sua nonna a spingerlo in alto. «Lei pensava che fossi il più grande calciatore del mondo, ma si sbagliava».
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«Roma, io non cambio idea»
(La Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) – Quando la ragione non scaccia i dubbi, alla fine comanda il cuore. Da ragazzo, era quello di sua nonna a spingerlo in alto. «Lei pensava che fossi il più grande calciatore del mondo, ma si...
E adesso che ha cambiato mestiere, come rispondere a chi gli chiede se si senta già pronto per una panchina importante come quella della Roma? «Sono un buon allenatore, e sono modesto...». Cioè: e non voglio esagerare. Ecco, in questa risposta c'è tutto Luis Enrique: coraggioso, sfrontato, affascinato dalla sua Nuova Utopia Collettivista Spagnola (Nucs) che difende con tre concetti chiave: «Non vendo fumo, non cambio il mio calcio, non mi dimetto neppure in caso di sconfitta a Parma». Totti: «Speriamo di tirare» Certo, visto che quella emiliana finora è la difesa più battuta del campionato, l'auspicio giallorosso è che l'attacco si sblocchi.
«Speriamo di riuscire almeno a tirare in porta», dice Totti all'aeroporto rispondendo alla domanda di un tifoso. Una cosa è certa: dal momento in cui Luis Enrique lo ha sostituito contro lo Slovan (provocando la sollevazione dell'Olimpico) il capitano ha sempre giocato. Nonostante il Parma sia la formazione a cui ha segnato di più (16 gol), oggi per lui tirerebbe aria di staffetta ma l'impressione è che lo spagnolo ormai ne faccia a meno malvolentieri, non a caso anche in conferenza i complimenti a Totti e De Rossi sono gli unici che incrinano l'uguaglianza predicata: «Francesco e Daniele hanno atteggiamento e rendimento ottimi. Sono io il responsabile di tutto il male che si è visto col Siena. È stata una partita orribile, ciò che si è visto non è il mio modello di gioco, ma questo non cambierà la mia maniera di vedere il calcio, che è una maniera offensiva. Un'altra cosa è adattare il modulo ai propri giocatori: ritengo che un buon allenatore debba riuscire ad ottenere il massimo dai calciatori. So che gli avversari si chiudono, in Spagna è anche peggio, la squadra sa cosa deve fare in attacco e in difesa, ora tutto deve essere fatto alla velocità giusta Questo è il difficile».
DiBenedetto: «Ho fiducia» Non è un caso perciò che due giorni fa DiBenedetto (ieri con la squadra) abbia detto: «Dobbiamo stare vicini a Luis Enrique, gli occorre un po' di fortuna. Speriamo che la squadra non abbia cali nel finale». «Non sono preoccupato della condizione», gli risponde lo spagnolo che, visto il momento, si ritrova anche a dover rintuzzare allusioni sul suo ingaggio, fra i più alti della Serie A. «Se avessimo vinto 5 partite nessuno ne parlerebbe. Comunque sono contento, pensavo di essere tra i meno pagati...». Il sorriso però è amaro. «Adesso penso solo al Parma, alla sua velocità e alla sua bravura nei calci piazzati». C'è da credergli. Essere un buon allenatore («e sono modesto») passa anche da questi particolari.
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