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«Roma guarda in alto»

(Il Messaggero – M.Ferretti) Oggi il Palermo, mercoledì sera il Genoa a Genova e sabato 29 il Milan all’Olimpico: tre partite in una settimana scarsa per scalare la classifica.

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) Oggi il Palermo, mercoledì sera il Genoa a Genova e sabato 29 il Milan all’Olimpico: tre partite in una settimana scarsa per scalare la classifica.

Luis Enrique esce allo scoperto. «Non so quanto punti abbiamo in classifica (bluffava..., ndr), ma so che siamo a quattro lunghezze dalla vetta (senza tener conto dell’anticipo della Juventus, ndr): se nelle prossime tre gare riusciremo a conquistare sette o nove punti, ci ritroveremo in testa», dice, un po’ a sorpresa, il tecnico asturiano. La sconfitta rimediata nel derby non sembra aver lasciato tracce evidenti, e pesanti, in casa Roma; anzi, Luis dà l’idea di aver assorbito nuova forza dalla sconfitta patita contro la Lazio («Dovevo essere più freddo, domenica», si rimprovera) perchè, per la prima volta in stagione, fa un discorso legato alla classifica. «Tre partite in una settimana implicano uno sforzo fisico, ma ritengo che questa situazione possa esserci di vantaggio visto che abbiamo tanti ragazzi che non giocano sempre. C’è chi ritene che sia una situazione pericolosa, per me invece è positiva».

E ancora. «Se ci sarà turn over? Dipenderà dalle mie scelte, dalla situazione di ogni calciatore. Questa è una settimana in cui si apriranno diverse possibilità, sarà difficile per voi indovinare la formazione. Non impossibile, ma difficile...».

Roma in campo dopo il ko contro la Lazio. Paura di contraccolpi all’interno della squadra? «Il derby ormai è passato, con i giocatori ne abbiamo già parlato e ora aspettiamo il prossimo con tanta voglia di vincere. È stata una settimana particolare, ma ho visto la squadra con un atteggiamento diverso da quello che mi aspettavo. Spesso dopo partite cosi intense è difficile ricominciare a lavorare: ho visto, invece, una squadra al cento per cento, pronta ad attaccare sapendo che il Palermo è avversario difficilissimo. Dobbiamo essere al massimo se vogliamo avere l’opportunità di vincere», le parole di Luis.

Il Palermo si annuncia in stile Lazio, con il 4-3-1-2 che la Roma ha dimostrato di soffrire. «Ma giocheranno Cisse e Klose? Giocherà Hernanes? Non lo so, non ho parlato con Mangia... Del derby mi sono piaciuti solo i primi cinque minuti quando siamo andati il più velocemente possibile verso la porta avversaria senza perdere palla. Dopo il gol questo è mancato chiaramente, abbiamo giocato sempre dietro e non abbiamo mai superato il centrocampo. Questa non è la squadra che voglio. Io voglio che la Roma mantenga l’attegiamento e l’intensità per tutta la gara, se lo fa per i primi dieci minuti può farlo anche per gli altri minuti. Voglio vedere le cose che chiedo sempre ai miei giocatori: il possesso palla è fondamentale, sia orizzontale che verticale, con lo stesso obiettivo. A volte orizzontale, a volte in verticale e più diretto, quando l’avversario ce lo permette. Ecco, c’è sempre l’avversario da valutare, non ho la pietra filosofale per sapere tutto. Magari era meglio non segnare subito: si sarebbe vista una situazione più vantaggiosa per noi».

Poi. «Progetto tecnico al 50%? Non lo so, io sono molto esigente, troppo forse. Per me la percentuale è molto bassa. Il mio scopo è convincere i giocatori di quello che voglio in campo. Ho fatto degli errori da quando sono arrivato a Roma, e ne farò altri. Non c’è allenatore che non sbaglia. Il mio lavoro è scegliere continuamente chi va in panchina, che modello di gioco adottare, chi va nella formazione titolare e chi no. Tante volte sbaglio, non sono una macchina, non sono perfetto. E non mi importa se adesso vengo considerato un allenatore top o patetico. Saranno i risultati a dirlo».

Dall’inizio del campionato, la Roma non ha praticamente mai sbagliato l’approccio alla partita (tanto da non aver ancora mai subito gol nei primi 45 minuti), mentre nella ripresa è spesso rientrata in campo con un atteggiamento meno deciso, bruciando sette punti. «È un problema fisico? No, è un problema mentale».