(Corriere dello Sport – R.Maida)Il pugno si chiude, sobrio ma fermo: esulta così, Luis Enrique. Parte la musica dei giorni belli, con la curva in festa e le maglie dei giocatori che volano.
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«Roma, ecco il mio calcio!»
(Corriere dello Sport – R.Maida) Il pugno si chiude, sobrio ma fermo: esulta così, Luis Enrique. Parte la musica dei giorni belli, con la curva in festa e le maglie dei giocatori che volano.
E' andata. Luis può finalmente godersi l'accoppiata che sognava: applausi e vittoria. Dopo tre partite di “rodaggio” la Roma ha conquistato l'Olimpico. Nel primo tempo, in certi momenti, ha mostrato anche il gioco arrogante, aggressivo e creativo che vuole il capo. D'accordo, dall'altra parte c’era l’Atalanta e non il Real Madrid ma da qualche parte bisogna pure iniziare. Luis sorride, con la testa sgombra dai cattivi pensieri a cui si stava abituando nella sala stampa del suo stadio. «Si è visto a tratti il calcio che vogliamo, con possesso di palla ma anche un chiaro obiettivo: andare in porta. Ancora serve pazienza perché dobbiamo crescere però sono soddisfatto di avere vinto per la prima volta in casa ». E' contento anche Thomas DiBenedetto, alla prima gioia da presidente effettivo: a fine partita è sceso negli spogliatoi a congratularsi con la squadra. E il suo collaboratore, Joe Tacopina, ha potuto confessare: «We will sleep well tonight ». Cioè, dormiremo bene stanotte. LIBERO - Hanno dormito bene tutti i romanisti: «Io non ho mai sentito la pressione, pensando solo a far crescere la squadra. Ma mi fa piacere aver visto la simbiosi che avevo chiesto tra il pubblico e i giocatori. I tifosi sono stati splendidi, aiutandoci anche nel momento di sofferenza del secondo tempo ». Sul 2-1 l'allenatore ha continuato a gesticolare, invitando la Roma ad avanzare e a pressare: «Noi cerchiamo sempre di andare all'attacco. E credo che questo atteggiamento, oltre che essere importante per me, sia gradevole per il pubblico ». Per assurdo nella migliore Roma di Luis Enrique c'è stato un possesso palla quasi alla pari con l'avversario: «Si gioca in due, c'era anche l’Atalanta, la squadra più in forma del campionato. Ma io non ho mai chiesto un possesso di palla orizzontale. A volte si può anche verticalizzare. E lo abbiamo fatto, creando tantissime occasioni da gol. Si può essere anche più incisivi ». I SINGOLI - Si è sbloccato Bojan, con un movimento e una giocata alla Messi: «Non esageriamo. Messi è un'altra cosa. Però è stato un bel gol che non mi sorprende, perché ho una rosa di attaccanti molto valida. Sono tutti bomber, anche Bojan ». E poi è stata la partita di Simplicio, passato in poche settimane da indesiderato a prezioso rinforzo per il centrocampo: «Fabio è un esempio di professionalità. Non ha mai mollato anche nei momenti difficili. Per me è importante avere un gruppo di giocatori che pensa al bene della squadra e approfitta delle occasioni che ha ». Spegne così, senza che gli venga chiesto, i mugugni di Juan e degli altri esclusi: «La squadra è composta da un organico ricco. Io non ho problemi con nessuno e penso alla Roma. Per fare strada serve il contributo di 25 giocatori, non di 15 ». LA NOVITA’ - Nel secondo tempo il lieve infortunio muscolare di Totti («Sto bene » ha detto, solo un affaticamento) ha generato una novità: è entrato un centrocampista, Pizarro, al posto di un attaccante. E' una soluzione riproponibile? «Perché no? Io penso che la Roma debba giocare sempre con tre attaccanti, perché preferisco avere più gente di qualità possibile in campo, ma poi ci sono delle situazioni in cui devo aggiustare la squadra. Pjanic, comunque, ha le caratteristiche per fare il trequartista. E lo ha dimostrato, servendo l'assist a Simplicio ». La chiusura è per la prossima tappa: «Tra due settimane c'è il derby, la partita più sentita. Da martedì ci impegneremo per arrivarci nel miglioredeimodi ».
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