(Il Romanista - R.Smitt) - Sfrontato, sbarazzino, fresco, consapevole. Esattamente come uno se l’era immaginato nelle proprie intime speranze. Le prime vere parole di Luis Enrique da romanista sono un piacere all’animo tifoso.
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«Riporterò la gente allo stadio»
(Il Romanista – R.Smitt) – Sfrontato, sbarazzino, fresco, consapevole. Esattamente come uno se l’era immaginato nelle proprie intime speranze. Le prime vere parole di Luis Enrique da romanista sono un piacere all’animo tifoso.
Leggetele: «Sono felice perché ho sposato un progetto vincente altrimenti non avrei lasciato la mia professione a Barcellona e la mia famiglia. Praticherò un calcio offensivo, d’attacco e spettacolare. Cercherò di portare la gente allo stadio. In Italia non mi conosce nessuno? Vedrete tra un anno». Fichissimo. Roba da alzarsi e da andare subito a fare l’abbonamento se solo lo si potesse già fare. Luis Enrique parla come il suo gioco, come la sua promessa, come lo conoscevano Franco Baldini e Walter Sabatini. Per questo lo hanno voluto. Per marchiare la Roma con un’impronta di gioco e di carattere e di anima. Un progetto per davvero e non per parole. E tutto il tempo che s’è preso Enrique in questi giorni per dare una risposta definitiva è soltanto sinonimo di serietà, di una scelta di vita per davvero, non a parole. Luis Enrique per venire alla Roma lascia la sua città e la sua famiglia. Almeno inizialmente la moglie e i tre figli non lo seguiranno, vivranno nella casa di fronte al mare a una trentina di chilometri da Barcellona. Per adesso sarà così. È stato uno dei grandi motivi di riflessione per Lucho – là per tutti si chiamerà sempre così – poi ha ingoiato, ha sorriso, ha deciso: la Roma. Perché la «Roma è un dolce a cui non si può rinunciare» perché «la Roma è un progetto vincente», per «portare la gente allo stadio» per «praticare calcio spettacolo». That’s amore.
Luis Enrique si porterà dietro quattro uomini del suo staff. Sono il primo collaboratore Ivan De la Pena, il collaboratore di campo Robert Moreno, l’assistente Antonio Llorente e il preparatore Rafael Cabanellas. Si parlava ieri di un giornalista che avrebbe fatto da consulente di mercato. Ma il suo nome non compare nei contratti. Luis Enrique dovrebbe arrivare a Roma domani. D’altronde, ha un biglietto aperto. «C’è l’accordo, è totale con la Roma. Nei prossimi giorni andrò nella capitale e nessuno verrà qui a Barcellona», ha detto sempre ieri. Verissimo. Verrà a Roma e verrà a Trigoria per vedere dove lavorerà la sua nuova creatura. Verrà a Roma e molto probabilmente andrà anche nello Studio Tonucci; molto probabilmente è lì che si incontrerà con Franco Baldini. Perché anche il futuro vicepresidente della As Roma arriverà (tornerà) nella capitale in questi giorni. Fino a ieri era in Polonia – in ottica Europeo per l’Inghilterra che sarà “sua” fino a ottobre– ma molto probabilmente già oggi sarà qui. Non a Trigoria, ovviamente. S’incontrerà con ogni probabilità con gli avvocati Cappelli e Baldissoni e sicuramente con Luis Enrique per approntare le strategie future, per fare futuro. Alla loro maniera. Che è la stessa: seria, organizzata, sfrontata, pulita, ambiziosa, se possibile rivoluzionaria, sicuramente romanista. Tornando a Luis Enrique. Domani, il neo tecnico della Roma sarà accolto da Sabatini, che oggi si presenterà per la prima volta a Trigoria. Sarà una visita informale. Il diesse, che ieri si è sentito sia con Tonino Tempestilli sia con Daniele Pradè, comincerà a parlare con i suoi nuovi collaboratori. Poi andrà in vacanza fino a fine giugno quando ci sarà la presentazione ufficiale. Di Luis Enrique, di DiBenedetto, di tutto. Della Roma.
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