(Gazzetta dello Sport - A.Catapano) Fanno già squadra. Come dicono loro, there’s a feeling. Si danno la voce, Thomas e James. In campo si trovano a occhi chiusi. Si passano il pallone.
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«Qui a Boston c’è un interesse astronomico per i giallorossi»
(Gazzetta dello Sport – A.Catapano) Fanno già squadra. Come dicono loro, there’s a feeling. Si danno la voce, Thomas e James. In campo si trovano a occhi chiusi. Si passano il pallone.
Sul parquet, ne verrebbe fuori uno spettacolare alley oop: assist di Pallotta, schiacciata di DiBenedetto. Una coppia di giocatori che promette di far volare la Roma. «Thomas è un grande manager, ci fidiamo: lui sarà il capo, noi faremo parte del comitato esecutivo, le decisioni a fine giornata le prenderà lui, the president. Ci conosciamo, anche con gli altri soci, sappiamo cosa potremo mettere in questo affare. Insieme costruiremo una squadra in grado di vincere il campionato» . Boom Pratico, senza fronzoli, va dritto al sodo. Decisamente, è il re degli «hedge fund» , una celebrità a Boston. Se lo nomini ad un tassista, quello fa il gesto della mano: «James Pallotta? Many money» .
Poi però, ti spiazza. Perché in realtà è un sentimentale. «Io sono un italoamericano, anzi sono un italiano. Me lo diceva sempre mio papà: "Ricordati Jim, first you’re italian"» . Quando parla della sua famiglia, gli si illuminano gli occhi. Eppure, «fino ad una settimana fa nessuno a casa sapeva di questa cosa della Roma» . Come gli è venuto in mente di imbarcarsi in questa avventura? «Ci provai tre anni fa, dopo Soros. Era una sfida molto interessante, ma la crisi economica bloccò tutto. Quando, qualche mese fa, mi ha contattato Thomas, non ho esitato nemmeno un istante. É un progetto affascinante, che sta già riscuotendo successo: siamo stati contattati da persone coinvolte nel soccer che vogliono lavorare con noi. C’è un interesse astronomico per la Roma, anche qui.
Credetemi, presto esploderà» . Big one Si vola alti, con Pallotta. Si ipotizzano joint venture finora inimmaginabili. «C’è qualcosa di più avvincente che organizzare con gli amici dei Red Sox un Roma-Liverpool qui a Boston, al Fenway Park?» . Ma pure, ed eccolo che torna pragmatico, si sta coi piedi per terra. «Quando parliamo di scudetti e trofei, non lo facciamo a caso: del resto, Tom ha contribuito a riportare le World Series a Boston dopo 86 anni, e io l’anello Nba, con i Celtics. C’è voluto un po’, ci siamo riusciti al quinto anno, ma esattamente come previsto dal progetto» . Bisognerà aspettare tanto a Roma? «Dovremo rispettare il fair play finanziario, ma siamo intenzionati -dice mentre accarezza una maglietta di Totti, «the big one» -a riportare la Roma sui livelli di dieci anni fa, quando vinse lo scudetto» . Intanto, «vi do appuntamento al 22 maggio, per l’ultima di campionato, dovrei essere all’Olimpico: speriamo di disputare la finale di Coppa Italia, perché la Champions ormai...» . It’s up to you, americani. Ora tocca a voi. E sbrigatevi.
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