(Il Messaggero - M.Conterio) - Luis Enrique è stato un grande calciatore, ama il ciclismo, le maratone. Parla a voce bassa e quando è a bordo campo alza raramente la voce.
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«Pressing e possesso palla non lascia mai niente al caso»
(Il Messaggero – M.Conterio) – Luis Enrique è stato un grande calciatore, ama il ciclismo, le maratone. Parla a voce bassa e quando è a bordo campo alza raramente la voce.
Poi, il vuoto. Perché la Segunda Division spagnola, a queste latitudini, offre di sè poche immagini e vaghi sussurri. Non ad Alessandro Pierini, però. Uno degli Italians, che dopo lungo peregrinare, marcare e marciare nelle difese di Udinese e Fiorentina, nel 2004 ha fatto le valigie. Prima il Racing Santander, poi il Cordoba e, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, è rimasto in biancoverde come secondo allenatore. Per sfidare, anche, Luis Enrique. «Ha fatto un grande lavoro col Barça B, offrendo anche tanti talenti alla prima squadra. In fondo i Blaugrana cercano proprio tecnici con la sua filosofia, dove il bel gioco ed il possesso palla abbiamo un ruolo predominante. Resta da capire come e se sarà possibile importarlo in Italia, ma i tifosi della Roma hanno di che ben sperare per un’annata di divertimento e, magari, risultati». I segreti non finiscono qua. Anzi. «Lucho gioca col 4-3-3, come Guardiola: i laterali si allargano ed avanzano moltissimo, i centrocampisti vanno a ricevere e ad impostare le manovre partono già i difensori. Basa tutto sul possesso palla, nel modello tipicamente spagnolo, unito ad un grande pressing. La chiave è lì, nel gestire il pallone, ci si stanca meno». Pierini lo definisce «una persona tranquilla, calma, che lavora benissimo durante tutta la settimana», e poi svela anche qualche segreto. «In casa il Barça è invincibile, anche la filiale. Perdemmo 4-1, ma a Cordoba iniziammo pressando anche il portiere, tenendo l’erba leggermente alta e riuscimmo a vincere 2-0». Chissà che Luis Enrique non porti con sè anche qualcuno dei suoi uomini. «Il migliore è Thiago Alcantara, ma anche Soriano ha fatto un campionato eccellente. E poi Bartra, Muniesa e soprattutto Montoya: sono difensori bravi in entrambi le fasi». Et voilà. Luis Enrique, finalmente, visto da vicino.
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