rassegna stampa roma

«Non siete ancora una squadra»

(Il Romanista – C.Zucchelli) – Non ha alzato i toni, non è stato particolarmente duro perché in fondo si tratta sempre di un’amichevole giocata il 12 agosto con tante assenze.

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) - Non ha alzato i toni, non è stato particolarmente duro perché in fondo si tratta sempre di un’amichevole giocata il 12 agosto con tante assenze.

Ma Luis Enrique è stato comunque fermo nell’indicare ai giocatori cosa proprio non gli sia piaciuto al Mestalla: «Non siamo stati una squadra - ha detto - non vi siete aiutati e siete stati disuniti. E le cose provate in allenamento non si sono viste in partita». Non è stata una questione d’impegno: quello c’era a Valencia e c’è sempre stato fin dal primo giorno di lavoro a Trigoria. È qualcosa di diverso: la squadra non ha ancora assimilato bene i nuovi schemi, totalmente diversi rispetto a quelli a cui era abituata, ed è apparsa in evidente ritardo dal punto di vista fisico. Erano mesi che i giocatori non si allenavano così e adesso ne stanno risentendo. Adesso, appunto. Perché Luis Enrique, pur dispiaciuto per come sono andate le cose in Spagna (immaginava ben altro scenario per il suo ritorno in patria), non intende colpevolizzare la squadra. Intende continuare a lavorare convinto che sia solo questione di tempo. E che certi errori, alcuni davvero grossolani, che si sono visti a Valencia non si ripeteranno, così come alcuni episodi di eccessivo nervosismo. Altrimenti, visto che giovedì a Bratislava c’è la prima partita ufficiale della stagione, saranno dolori. «Noi abbiamo fatto degli errori infantili sui gol, e questo in parte mi consola perché si tratta di mancanze banali, però il Valencia è stato superiore a noi in tutto, e questa è la verità - ha ammesso Luis Enrique al fischio finale - In fase difensiva non ha funzionato nulla, ci sono molte situazioni su cui dobbiamo lavorare. Senza collaborazione in attacco e difesa non possiamo combinare molto». Vero, considerando i contropiedi a cui è stata esposta la Roma soprattutto nel primo tempo. «Manca una settimana di lavoro alla partita con lo Slovan Bratislava in Europa League e possiamo crescere ancora. Ci sono anche cose che possono funzionare, dobbiamo avere fiducia in quello che facciamo». Fiducia è la parola chiave. E dopo i tre gol presi dal Valencia (che si sommano agli altri tre presi in 45 minuti dal Paris Saint Germain, che in Francia è criticatissimo e che potrebbe esonerare l’allenatore) tra i tifosi sembra essere venuta meno: «Non mi piace che i nostri tifosi vedano la Roma venire a Valencia e perdere 3-0 ma bisogna credere nel progetto e lavorare. La verità è che non possiamo fare in dieci minuti un lavoro per il quale servono diversi giorni. Andiamo avanti, con fiducia». Fiducia, di nuovo. In questo momento non si può fare diversamente. E sperare che la Roma diventi presto, anzi prestissimo, una squadra.