(Il Messaggero - U.Trani) «Se la Roma prenderà Luis Enrique, sarà chiara la voglia di cambiare». Cesare Prandelli, nell’Aula Magna di Coverciano dove studiano e si aggiornano i nostri allenatori, non si infastidisce per la scelta del club giallorosso.
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«Luis Enrique à la scelta giusta per i giallorossi»
(Il Messaggero – U.Trani) «Se la Roma prenderà Luis Enrique, sarà chiara la voglia di cambiare». Cesare Prandelli, nell’Aula Magna di Coverciano dove studiano e si aggiornano i nostri allenatori, non si infastidisce per la scelta del...
Nè difende forzatamente la bontà e la professionalità della scuola italiana. Il cittì della Nazionale non la mette su questo piano. Conosce Franco Baldini, l’amico che nel 2004 lo portò proprio a Trigoria. E soprattutto sa come lavora l’asturiano del Barcellona B. «Abbiamo seguito i metodi del settore giovanile del club catalano e ci siamo soffermati proprio sulla formazione B. Ogni addestramento è in funzione della prima squadra. Giocano lo stesso calcio, tutto come il Barça di Guardiola». Lo spot più efficace è quello di Wembley, l’ultimo di un’altra stagione fantastica dei blaugrana guidati da tre anni dal Pep. «Che ha deciso di virare sui giovani, rinunciando ai campioni». Pensa all’addio di Ronaldinho, prima di quello di Eto’o, decisivo comunque per la prima delle due Champions vinte dall’allenatore, e di Ibrahimovic. «In Spagna hanno una cultura diversa: si sono presi più tempo, cercando il gioco prima del risultato. Noi siamo più pragmatici. Guardiamo al risultato e basta».
Porta spalancata, dunque, a Luis Enrique. «Tra l’altro è stato valutato da dirigenti capaci che avranno trovato in lui qualità importanti». Prandelli, a quanto pare, è ben informato sul sistema di gioco del Barcelona B. «Possesso palla e triangolazioni, senza attaccanti di riferimento. Scordatevi i cross, cioè che con lui si alzi il pallone». Si schiera con gli emergenti, italiani o stranieri che siano: «Giusto alla Juve prendere Conte». Ma il cittì torna sempre lì. «Al settore giovanile: solo chi ci ha lavorato sa quanto è difficile: nel Barça c’è una filosofia di gioco che da noi non c’è».
Ha abbassato l’età media della Nazionale, l’ideale è un gruppo di venticinquenni, come sarà la nuova Roma. «Anch’io con l’intercambiabilità dei centrocampisti cerco di ispirarmi al Barcellona. Dobbiamo creare gioco. Fondamentale è valorizzare le caratteristiche dei singoli». Venerdì a Modena contro l’Estonia. «La gara più dura della stagione: a giugno facciamo sempre fatica. Ma noi vogliamo finire benissimo. E’ decisiva. Poi, a settembre, azzero tutto». Cioè: «Solo chi gioca con continuità avrà spazio. Restare fuori fa perdere l’autostima».
Il messaggio è per Cassano. «Antonio dovrà sgomitare nel Milan per trovare spazio e quindi la Nazionale: a me non interessa se cambia club». Al barese sì. E’ uno degli azzurri che può cambiare maglia: c’è la Fiorentina. Anche Rossi ha la valigia pronta. «Se passa al Barcellona fa piacere anche a me e all’Italia». Pirlo è qui da juventino. Altri si guardano attorno: Viviano, Balzaretti, Gilardino e i centrocampisti Palombo, Montolivo, Aquilani e Marchisio, gli ultimi due prima e seconda scelta del Milan. Manca ancora De Rossi. Colpa stavolta della gomitata a Bentivoglio: «Non è una scelta tecnica. Mi dispiace molto dirlo, ma è così. Non l’ho sentito, le porte per Daniele sono aperte. Deve ritrovare la serenità perduta. C’è un codice etico: chi usa i gomiti e sputa a me non sta bene».
Oggi alle ore 17 test con l’Under 18 di Evani. Prandelli non sa se riprovare insieme Balotelli, svogliato in allenamento e «non contento di sè», e Cassano. Tiago Motta a casa: lesione di primo/secondo grado al retto femorale della coscia destra. Presentato il main sponsor Fiat che punta al «rafforzamento dell’identità nazionale: accordo quadriennale (12 milioni, sino a 18, con premi in caso di vittorie e piazzamenti ai prossimi europei e mondiali). Dalla Rai, invece, 124 milioni.
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