(Il Messaggero) Oltre alla netta sconfitta sul campo, il brutto gesto di Rosi (sputo con la replica poi di Lavezzi) è la ciliegina amara della serata.
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«Lo scudetto? Non si pronuncia»
(Il Messaggero) Oltre alla netta sconfitta sul campo, il brutto gesto di Rosi (sputo con la replica poi di Lavezzi) è la ciliegina amara della serata.
Nel post-gara, il difensore prova a difendersi davanti alle telecamere, le stesse che probabilmente lo condanneranno ad una lunga squalifica in settimana: «L’argentino mi ha dato una gomitata a gioco fermo e da lì è successo tutto. L’arbitro non ha visto il suo gesto perché Lavezzi è stato molto furbo nel colpirmi. Non penso che dovete dare tutta la colpa a me, lui era nervoso e mi ha provocato dandomi una botta allo stomaco e da lì ci siamo presi».
Poi però ammette: «Sono stato io il primo a sputare ma non l’ho preso. Lui ha replicato ma ha fatto centro. La partita si è innervosita ma tutto è nato da quella gomitata».
Lavezzi non fornisce la sua versione ma in suo soccorso arriva il tecnico Mazzarri: «E’ stato provocato e in quel momento si è sentito di rispondere. Non ha fatto bene ma ricordiamo che è stato provocato, una cosa da non sottovalutare. Con uno sputo? Sì, sul collo. È un fatto spiacevole - continua - ma quando giocavo è capitato anche a me ed è un gesto antisportivo. Lui è stato sciocco a replicare, ma la provocazione mi sembra più grave della reazione. La prova tv? Purtroppo ci potrebbe stare. Lo sputo non è un gesto bellissimo...».
Dopo la parziale reprimenda al singolo, l’elogio alla squadra: «Scudetto? Meglio non pronunciarla quella parola là... Speravo che la mia squadra mostrasse questa autorevolezza, devo elogiare i miei calciatori che stanno crescendo anche a livello di personalità. Non era facile venire qui all’Olimpico e vincere contro una Roma così adrenalinica. Abbiamo fatto un deciso salto di qualità». Anziché soffermarsi come da copione su Cavani, preferisce elogiare la linea mediana: «Gargano e Pazienza sono il segreto di questa squadra: insieme riescono a dare sempre equilibrio. Solo grazie a loro posso permettermi quei tre là davanti o due ali come Maggio e Dossena. Io li reputo il cuore del mio undici».
L’allenatore del Napoli si sofferma sullo spirito del gruppo, quello che tra le tante cose sembra mancare ultimamente alla Roma: «Abbiamo gestito bene la palla, tenuto il campo, sapendo sacrificarci l’uno per l’altro. Siamo stati quasi perfetti». Passerella finale per Cavani, ancora una volta decisivo. Con la doppietta di ieri è arrivato a quota 20: «Stiamo dimostrando di essere un gruppo unito e vogliamo lottare per raggiungere qualcosa d’importante - le parole dell’attaccante uruguaiano - È stata una bella partita ed è arrivata una vittoria meritata, cercata e adesso ce la godiamo. Dobbiamo continuare a lavorare e a dare tutto in campo». Nonostante l’importantissimo successo non vuole sentir parlare di obiettivo scudetto. «No - sorride - pensiamo a tornare a casa e lavorare. Il campionato è lungo e non ci possiamo distrarre». Si congeda, spiegando l’esultanza ai gol che lo ha visto mimare un giocatore di golf: «Era un modo per ringraziare un mio amico che per il mio compleanno mi ha regalato proprio un set da golf. A proposito, auguri a mia madre che oggi spegne le candeline». S.C.
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