(Il Romanista - M.Macedonio) - E’ un doppio ex un po’ sui generis, Angelo Di Livio.
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«La Roma può crescere Ma diventi più cattiva»
(Il Romanista – M.Macedonio) – E’ un doppio ex un po’ sui generis, Angelo Di Livio.
Lo è innanzitutto perché tifoso della Roma, nella quale è cresciuto calcisticamente all’inizio degli anni ‘80, quando contribuì anche alla conquista di un torneo di Viareggio, nell’83, e dove è tornato come allenatore delle stesse giovanili, dal 2006 al 2008. Nessuna presenza, però, con la prima squadra, visto che la carriera lo ha portato da subito a girovagare: Reggiana, Nocerina, Perugia, Padova, e poi il grande salto, prima con la Juventus (sei anni dal ’93 al ’99) e poi proprio con la Fiorentina, dove è rimasto per altre sei stagioni, dal ’99 al 2005. Anni importanti, quelli in maglia viola: vissuti soprattutto da capitano, che scelse di seguirla in C2, dopo il fallimento nel 2002, per poi riportarla in B e in A. Anni che fanno sì che, oggi, il legame resti forte sia con l’una che con l’altra società. Fiorentina e Roma, che domenica si ritroveranno al “Franchi”. «Due squadre – dice Di Livio – che stanno vivendo un momento non facile e che mi sembrano avere un po’ gli stessi problemi, essendo entrambe alla ricerca di una propria identità. Penso anche alle due vicende, quella di Osvaldo e quella di Cerci, curiosamente anche loro due ex delle rispettive formazioni, tutti e due esclusi per la gara di domenica. Se devo però giudicarle sotto l’aspetto della qualità, dico anche che sono due ottime squadre. Che hanno solo bisogno di ritrovarsi».
La Fiorentina non era partita male, ma ha poi avuto un calo progressivo.
E’ così. Nelle prime cinque partite aveva fatto bene, a parte la sconfitta di Udine, che poteva anche starci. Ma dopo lo stop interno con la Lazio, mi è parso che la squadra abbia come perso fiducia, stimoli…
Si sono date le colpe soprattutto a Mihajlovic.
Purtroppo, si era incrinato il suo rapporto con la tifoseria. Dispiace, perché a mio parere stava lavorando bene, ma si sa che quando ci sono di questi problemi, non è facile venirne fuori.
L’arrivo di Delio Rossi non ha ancora prodotto risultati all’altezza delle aspettative.
In effetti, il pareggio in casa con il Milan è sembrato un po’ fortunoso, mentre nella partita di Palermo, che ho seguito per Sky, ho visto una Fiorentina che non mi è piaciuta.
La storia della Roma, almeno quest’anno, sembra un po’ diversa.
E’ vero. C’è una squadra nuova, con giocatori nuovi e un tecnico nuovo. Non mi piace il termine “progetto”, ma ammetto che stiamo parlando di una squadra con un potenziale incredibile.
Cos’è che le manca?
Un po’ di convinzione in più. E soprattutto, quella “cattiveria” che troppo spesso latita. A Udine, dove poteva fare la partita della svolta, ho visto una Roma poco convincente. Mi sarebbe invece piaciuto vedere una squadra più cinica, più vogliosa di fare risultato e di battere un’Udinese un po’ in difficoltà.
Che idea si è fatto della rosa a disposizione del tecnico?
La società ha fatto investimenti importanti, perché i giocatori che sono arrivati sono tutti di grande qualità. Quanto al gioco, a me piace molto quello praticato da Luis Enrique. L’importante è però che ci sia un po’ più di equilibrio, perché con la difesa così alta e gli esterni che spingono in quel modo, ci si espone sempre a qualche rischio di troppo. A volte anche per poca concentrazione. E in un campionato difficile come il nostro, si possono fare brutte figure con tutti.
Facciamo un salto indietro nel tempo. Ricordo una doppia sfida tra Barcellona e Fiorentina, in Champions League, nella stagione 99/00, con lei in campo e Luis Enrique, autore anche di un gol, sull’altro fronte. Che ricordo ha di quelle due sfide e di lui come giocatore?
Quella a Firenze finì 3-3 e ricordo il bellissimo gol di Bressan su rovesciata. Quella al Camp Nou era invece terminata 4-2 per loro, anche grazie alla rete di Enrique. Che avversario era? Uno che non mollava mai, un po’ come me. Ma sempre leale, corretto. Davvero una bella persona e un grande giocatore. Se ti faceva un fallo, veniva sempre a chiederti scusa. Ci siamo incontrati in più occasioni e ho sempre ammirato questa sua lealtà, insieme alla grinta e alla tigna, come diciamo noi, che aveva
. Mi sembra che lei lo apprezzi anche come tecnico
. Ha le sue idee ed è giusto che le porti avanti. Da tifoso, vorrei solo vedere un maggiore equilibrio, anche se di molti gol subiti do la colpa anche ai giocatori, che dovrebbero avere più personalità e capacità di leggere le situazioni.
La Roma si è trovata spesso a perdere partite in cui non solo non avrebbe meritato la sconfitta, ma aveva forse giocato anche meglio dell’avversaria. Come lo spiega?
E’ proprio così. E’ successo a Genova, dove hai regalato due gol, ma anche in casa col Milan, quando hai preso gol un attimo dopo l’1-1, e hai lasciato troppo spazio a Nesta o a Ibrahimovic. Ripeto che mi piace molto il gioco di Luis Enrique, ma servono delle correzioni e, soprattutto, più attenzione da parte dei giocatori. La qualità c’è. Lamela ha un grande avvenire. Certo, deve migliorare, ma può davvero diventare il futuro della Roma. Pjanic lo conoscevo già: è un centrocampista completo, per qualità e quantità, come lo stesso Gago. E’ una Roma che può crescere tantissimo, a patto che diventi un po’ più determinata e “cattiva”.
Che partita sarà quella di domenica?
Difficilissima. Perché troveremo una Fiorentina molto arrabbiata. Con un clima molto caldo e un pubblico che, in queste occasioni, si ricompatta intorno alla squadra. Che tra l’altro ritrova Jovetic. E la Roma dovrà essere brava a non farsi condizionare da tutto questo, restando lucida e concentrata. E solo così potrà portare a casa il risultato
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