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«Klose nato per il gol»

(Il Messaggero – M.Ferretti) – Rudi Voeller, classe 1960, ex centravanti della Roma, oggi ds del Bayer Leverkusen, dal 2000 al 2004 è stato il ct della Germania, «e sono stato proprio io a far esordire Klose con la maglia della...

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) - Rudi Voeller, classe 1960, ex centravanti della Roma, oggi ds del Bayer Leverkusen, dal 2000 al 2004 è stato il ct della Germania, «e sono stato proprio io a far esordire Klose con la maglia della Nazionale tedesca», ricorda con una punta d’orgoglio.

Era il 24 marzo del 2001 e Klose, che in quel periodo indossava la maglia del Kaiserslautern, esordì a Leverkusen contro l’Albania di Igli Tare (arbitro l’italiano Cesari), andando a segno diciassette minuti dopo il suo ingresso in campo: una rete pesantissima che garantì la vittoria (2-1) alla Germania. In Nazionale, Voeller, 142 partite e 45 gol in campionato con la maglia della Roma dal 1987 al 1992, è stato, come detto, l’allenatore di Klose fino al 2004, cioè fin quando - dopo il fallimento agli Europei in Portogallo - Rudi diede le dimissioni abbandonando l’incarico di commissario tecnico. Insieme i due sono arrivati al secondo posto ai Mondiali di Corea e Giappone nel 2002, durante i quali l’attaccante della Lazio mise a segno cinque reti.

Voeller, che giocatore è Klose?

«Un attaccante che ha un feeling incredibile con il gol. E basta guardare i suoi numeri per averne una conferma».

Che significa avere feeling con il gol?

«Vuol dire farsi trovare sempre al posto giusto al momento giusto. Non si tratta mai di casualità, ve lo posso garantire per esperienza personale».

La migliore qualità tecnica del suo connazionale?

«Quando era più giovane, era fortissimo soprattutto nel gioco aereo. E forse era un po’ fuori dagli schemi della squadra. Con il passare degli anni, invece, è migliorato moltissimo sul piano della partecipazione alla manovra collettiva».

Un attaccante via via completo?

«Esatto. Oggi è un attaccante che sa mettersi a disposizione della squadra, che gioca per i compagni, che sa difendere. Una cosa è sicura: Klose non è un attaccante egoista, uno di quelli che pensano soltanto a se stessi e non ti danno mai un pallone».

Se l’aspettava un avvio di stagione così positivo?

«Un uomo, da solo, non fa mai niente: è evidente che la Lazio l’ha messo in condizione di rendere al meglio».

Come mai il Bayern non l’ha confermato?

«Da quello che so io, è stato Klose a non voler restare. L’allenatore del Bayern, Jupp Heynckes, è stato qui con me a Leverkusen, lo conosco bene, è un mio amico e mi ha detto che lui l’avrebbe voluto tenere a Monaco solo che Klose temeva di giocare poco essendoci in squadra altri attaccanti come Mario Gomez e Thomas Muller e allora ha preferito cambiare squadra».

Domenica 16 sarà derby.

«Mi sa che Klose non ne ha mai giocato uno vero in carriera. A Brema c’è rivalità con l’Amburgo, ma non si può parlare di derby. E a Monaco la sfida tra Bayern e Monaco 1860 non è così sentita. Di certo, non immagina neppure lontanamente che atmosfera troverà domenica prossima all’Olimpico... Il derby di Roma è una partita unica, lo so bene».

Sta seguendo la nuova Roma americana?

«Certo, e lo sto facendo con grande curiosità. C’è stata, con l’ingaggio di Luis Enrique, una specie di rivoluzione tecnica che va seguita con fiducia e pazienza. Ci sono molti giovani interessanti e campioni affermati: un bel mix».

Due vittorie di fila dopo una brutta partenza.

«È normale per una squadra che ha cambiato tanto in estate cominciare il campionato con qualche difficoltà. Impossibile pretendere il contrario. Mi sembra, però, che le cose adesso stiano andando per il verso giusto».

Rudi, chi vincerà il derby?

«Impossibile dirlo, come al solito. Viste le premesse, sarà una bella partita perché si affrontano due squadre di valore, in salute e che hanno dimostrato di saper giocare al calcio. Ma azzeccare il pronostico è impossibile».