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«Io come Platini sarebbe un sogno»

(Corriere dello Sport – G.D’Ubaldo) – Totò Di Natale, l’Udinese domenica ha perso la leadership in campionato e lei quella della classifica dei cannonieri. Cosa è successo a Parma?

Redazione

(Corriere dello Sport - G.D'Ubaldo) - Totò Di Natale, l’Udinese domenica ha perso la leadership in campionato e lei quella della classifica dei cannonieri. Cosa è successo a Parma?

«Tanti giocatori rientravano dalla Nazionale, ci eravamo allenati poco insieme. Può succedere. Dal punto di vista mentale il Parma era più avanti».

Lei è stato scavalcato da Denis, suo ex compagno di squadra

. «Uno che darà fastidio fino alla fine. Sono contento per lui, sta facendo un grandissimo campionato. Ma noi abbiamo un interesse primario: arrivare il prima possibile a 40 punti. Conta solo l’Udinese».

Denis all’Udinese aveva poco spazio.

«Era arrivato infortunato, ma alla fine aveva giocato molte partite. All’Atalanta ha trovato la sua dimensione».

Però, dica la verità, le al titolo di capocannoniere ci pensa eccome.

«Sicuro. Sarebbe una grande soddisfazione vincerlo tre volte di fila. Non è mai successo a un italiano. Ci proverò ancora. Ho fatto 29 e 28 gol, adesso sono a 8. Il terzo titolo sarebbe la ciliegina sulla torta di una carriera della quale sono molto soddisfatto. Finora ci è riuscito Platini. Lui è stato un campione, quello che sto facendo io è fuori dal mondo. Ho realizzato 138 gol e il mio obiettivo è chiudere la carriera a 150».

Anche se è uscito dal giro della Nazionale

«Credo che dopo il Mondiale Prandelli abbia voluto puntare sui giovani, l’Italia sta facendo bene e io farò sempre il tifo per gli azzurri. Ma il mio nome ci può stare, non ho perso tutte le speranze».

Ha il rammarico di essere arrivato ad alti livelli troppo tardi?

«No, sono andato ad Empoli a 13 anni, ero un ragazzino. I primi mesi sono stato difficili. Volevo tornare a casa. Montella, che era poco più grande di me e il presidente mi convinsero a restare. Vincenzo mi è stato molto vicino, devo ringraziarlo. Io venivo come lui da una piccola società affiliata all’Empoli, il Castel Cisterna. Poi ho fatto due anni di C che mi sono serviti. Sono maturato tanto. Ma oggi se traccio un bilancio sono soddisfatto. Ho fatto un Mondiale, un Europeo, ho giocato nelle coppe europee, compresa la Champions. E ho vinto due titoli di capocannoniere. Non voglio fermarmi».

Da sette anni è a Udine. Avrebbe potuto puntare più in alto.

«E’ stata una scelta di vita. E sono convinto di aver fatto bene. Una città a misura d’uomo, una società che funziona. Pozzo lo sa, chiuderò la carriera qui».

Guidolin l’ha definita un grande padre di famiglia. Un complimento ineguagliabile per un uomo.

«Il mister sa come sono, lo sanno tutti. Dopo l’allenamento contano solo i miei figli e la mia famiglia. Per me è il massimo. Non faccio vita notturna, la facevo da giovane, prima di sposarmi. Ma anche in questo caso non ho alcun rimpianto. Per me la famiglia vale più di qualsiasi altra cosa. Mio figlio ha otto anni e gioca nella scuola calcio dell’Udinese. E’ presto per dire se ha i numeri, l’importante è che si diverta. Vado a vederlo quando gioca, mi ricorda quando ho cominciato io, anche se io i primi calci al pallone li ho dati in mezzo alla strada».

Guidolin riesce ad esaltare le sue qualità realizzative. Di lei dice: «Se gli arriva mezza palla dentro l’area fa gol».

«Con tutti gli allenatori che ho avuto mi sono trovato benissimo. Tutti mi hanno dato qualcosa. Guidolin ha capito come sono fatto. Ho poca voglia di allenarmi, ma lui è riuscito a valorizzarmi con lavori personalizzati. Con l’età bisogno sapersi gestire per stare bene la domenica. Guidolin mi ha lasciato lavorare secondo le mie abitudini».

A Udine è il capitano e il punto di riferimento per la società.

«Con la famiglia Pozzo ho un bel rapporto, mi metto a disposizione per loro, lo meritano. Da più di venti anni tengono la squadra in A ad alti livelli. Meritano grandi successi. Per me nell’Udinese c’è un futuro anche dopo la carriera di calciatore. Il contratto scade nel 2013, poi mi piacerebbe restare a fare il dirigente, l’allenatore no, ce ne sono già tanti bravi in giro».

Stasera affrontate la Roma, con l’obiettivo di riscattare Parma.

«Per noi sarà una partita importantissima. La Roma è una grande squadra, esprime un calcio diverso. Dopo Parma vogliamo subito ripartire, sappiamo che possiamo mettere in difficoltà la difesa giallorossa. Lo scorso anno qui a Udine fu una bella partita, vinsero loro alla fine, con un gol di Totti».

Questa volta Totti non ci sarà

«Francesco è un campione, uno come lui non può essere messo in discussione. Fuoriclasse come lui, Del Piero, devono giocare anche se non si allenano per tutta la settimana. Francesco ha dimostrato il suo attaccamento alla Roma, ha segnato più di tutti. Farà la differenza fino alla fine della sua carriera. Basta lasciarlo in pace. Avrei preferito vederlo in campo, perchè con uno come lui lo spettacolo è garantito».

Luis Enrique ha portato una mentalità diversa.

«Loro giocano molto la palla e partono in contropiede. Noi dovremo sfruttare i loro errori per colpirli».

Qual è il giovane che la colpisce di più nella Roma?

«Un po’ tutti. Vedo che Rosi ha trovato continuità, prima non giocava mai. Ma è il collettivo che fa la differenza, con De Rossi che è un valore aggiunto e Osvaldo che è tornato più maturo dall’esperienza in Spagna».

La Roma l’ha sfiorata due volte nella sua carriera. Ci racconta come è andata?

«Qualche anno fa mi cercarono quando ero ad Empoli, ma Corsi non mi lasciò partire. La seconda volta quando c’era Spalletti. Lui mi portò a Udine, poi se ne andò alla Roma. Ci avevo sperato. Gli dissi: “Lei mi ha portato qui per lavorare insieme e poi se ne va...”. Merita la grande carriera che ha fatto, lo ringrazio per avermi fatto crescere. Non ho rimpianti, vivo alla giornata, è uno spot che mi piace tanto».

Stasera una vittoria potrebbe riportare l’Udinese in vetta.

«Il nostro obiettivo è arrivare più in alto possibile, una volta raggiunta la quota salvezza. Quest’anno siamo partiti meglio rispetto allo scorso campionato, anche se sono andati via tre giocatori importanti. Dobbiamo restare tranquilli e mantenere l’andatura delle prime partite».

Da napoletano non ha avuto la possibilità di giocare nella sua squadra del cuore.

«Faccio il tifo e soffro per ogni partita di Champions. Ho gioito per la vittoria sul Manchester. De Laurentiis ha puntato sui giovani, ha riportato il Napoli tra le grandi».

L’Udinese prosegue la politica dei giovani. Ce n’è uno in particolare sul quale scommetterebbe?

«Dico Sissoko, è giovane ha fisico, è tutto mancino. Tra un paio di anni diventerà un grande giocatore».