rassegna stampa roma

L’insostenibile leggerezza dell’essere Francesco Totti

(Il Romanista – T.Cagnucci) Era l’inizio di quest’anno, metà della scorsa stagione. Nell’armadietto dello spogliatoio al “Fulvio Bernardini” Francesco Totti aveva attaccato un ritaglio di giornale, con una sua frase: «Se sono io...

Redazione

(Il Romanista - T.Cagnucci) Era l’inizio di quest’anno, metà della scorsa stagione. Nell’armadietto dello spogliatoio al “Fulvio Bernardini” Francesco Totti aveva attaccato un ritaglio di giornale, con una sua frase: «Se sono io il problema sono pronto a farmi da parte».

Ovviamente il problema non era Francesco Totti. Ovviamente Francesco Totti non si è fatto da parte. Non poteva, non doveva, non voleva. Mai nessuno potrebbe, dovrebbe, vorrebbe mai una cosa simile. Tanto meno Franco Baldini che quando Francesco Totti appiccicava quel ritaglio del giornale non c’era proprio, non era stato ancora nemmeno ipotizzato un suo ritorno alla Roma. E questo è già il cuore di un discorso dove ne battono tanti. Perché forse le parole rimbalzate sulla carta di Repubblica fra Inghilterra e Val Pusteria servono a far sì che non ci siano più pezzi di giornale da ritagliare e da appiccicare come monito, o come avvertimento, o come un muto sos da parte di un calciatore immenso e di un uomo che ha dato tutta la sua carriera alla Roma fino a confondersene.

 

Ieri quello stralcio dell’intervista dell’Audisio a Baldini, Totti lo ha letto. Questo: «Totti ha davanti ancora 4-5 anni di carriera. Se saprà guardare solo al calcio e non farsi carico di altro. Ma deve liberarsi della sua pigrizia e di chi usa il suo nome, anche a sua insaputa. Deve smettere di lasciare fare, più leggero sarà, più lontano andrà con il pallone». Era mattina, stava al campo di allenamento, aveva Repubblica fra le mani, ha letto l’intervista che non lo ha lasciato indifferente e gli ha lasciato pensieri. Perplessità. Che magari si sono sommate ad altre che aveva e in questi giorni aveva lasciato intravedere (ma mai su Luis Enrique, e mai con l’atteggiamento di chi se ne vuol tirare fuori). Ha anche pensato se rispondere o meno. Non ha risposto. Questo è già un dato rispetto ai titoli pronti nei cannoni (“Baldini contro Totti”, “L’ultimo Conte di Montecristo contro il vecchio baluardo dei Sensi”, “Il direttore scarica il capitano” e via con spunti anche migliori di questi). London calling ma Riscone ufficialmente non ha risposto. C’è da pensare. C’è da riflettere. C’è da non fraintendere. Una presunta eventuale questione Totti-Baldini spaccherebbe questa Roma ispano-americana che spacca tutto. E se a volte non c’è niente da capire, qui c’è tutto per doverlo fare.

Franco Baldini non parla a sproposito, non è uno a cui può scappare qualcosa. Non c’è nessuna smentita. E’ quello che c’è scritto, basta leggerlo. Baldini, cioè questa nuova Roma che è rivoluzionaria secondo progetto, considera Francesco Totti il calciatore più forte della storia della Roma e probabilmente il più forte di sempre che c’è stato in Italia. Nessuna congettura, sono appena le parole di DiBenedetto qualche giorno fa. Baldini di Totti in passato ha parlato tan-te volte, Baldini considera Totti un capolavoro calcistico. Francesco ha 35 anni, in questa intervista il futuro direttore generale gli ipotizza di giocare anche fino a 40 anni, cioè anche oltre la scadenza del contratto. Baldini e questa nuova società vuole ricominciare un’era dal suo giocatore più forte e più rappresentativo. Lo vuole al netto di tutto. Vuole tutto Totti. Nella sua essenza, nella sua normalità. Baldini parla di leggerezza. Baldini vuole normalizzare Francesco Totti, spogliarlo di tutti gli oneri e di tutte le sovrastrutture che negli anni – e sempre – si sono costruite sopra e attorno a lui. Volente o nolente. E’ proprio questo il punto. Quando parla di “pigrizia” Baldini – questo sicuramente sì – fa un invito a Totti che è quello di riprendersi soltanto il suo ruolo, quello più bello e naturale, quello più giusto e vitale, di campione, di bandiera della Roma, di campionissimo e di ragazzo semplice e vero quale è, e quale è sempre stato. Perché Totti spesso è stato tutto tranne che semplicemente Totti. Totti è stato un parafulmine per tutti. Totti e i suoi contratti. L’ultimo rinnovo fatto venne annunciato in Campidoglio a giugno fino ad arrivare alla firma vera e propria, soltanto quando una formalizzazione simile faceva comodo alla società dandole una forza che non aveva. Mesi dopo. Quante volte tutti si sono riempiti la bocca col nome di Francesco Totti? Quanti “apriti sesamo” sono stati pronunciati anche a sua insaputa? Quante volte ha fatto comodo che Totti fosse il simbolo di una squadra senza reali ambizioni, senza campioni? Non è necessariamente buonafede, è addirittura fisiologia. Fisica. Quando una società è debole non può che appoggiarsi su un giocatore enorme – fino a farlo però diventare abnorme – come Francesco Totti. Quando un allenatore è debole fa la stessa cosa. Crea i casi con lui. Ne parla in conferenza. Diventa lo scudo e così, insieme, bersaglio. Baldini, questa nuova società, vuole che questo non avvenga più. Vuole normalizzare Francesco Totti, semplicemente perché la normalità di Francesco Totti è quella del più forte giocatore di sempre della Roma. Pensate all’incontrario.

Pensate se Francesco Totti non avesse dovuto chiedere i quattro campioni ogni estate per qualche estate, non avesse dovuto fare il direttore sportivo per portare a Roma Mutu, Cannavaro, Gilardino, Buffon, o Pizarro e Toni (quelle trattative le ha chiuse con uno squillo e con un sms). Sono le sue parole, non quelle di Baldini: «Di solito quando non si riesce a prendere un attaccante dicono che è colpa di Totti. Invece venti giorni fa ho chiamato Luca Toni per chiedergli di venire in giallorosso». O qualche giorno dopo, così come qualche anno prima: «Mi metto a disposizione della società, non faccio la campagna acquisti: voglio solo giocatori forti, che possano fare il bene della Roma». Francesco Totti è stato il parafulmine di tutti. Persino dei tifosi della Roma quando a Siena si prese una bottiglietta addosso perché nella nebbia della società ci stava soltanto lui là sotto a difenderne il nome. E quando gli ritirarono la maglia indietro perché – visto che è una persona riconoscente, coerente e onesta – aveva avuto parole di difesa per una società indifendibile? Totti ha cuore. Sono sempre sue parole: «Sono stanco di fare da parafulmine. Se il problema sono io mi faccio da parte». Era il 5 ottobre dell’anno scorso. Poco dopo accetterà di giocare anche 4’ di recupero col sorriso. Nel 1999 Francesco prestò la sua immagine gratis al lancio della carta di credito As Roma senza prendere una lira. Nell’estate del 2004 fece lo stesso per la ricapitalizzazione, non per avere la luna, ma per continuare a guardare le stelle. E lui che era il sole? Solo. Quante volte la Roma ha avuto sponsor grazie a lui, o quante volte grazie alla sua presenza la Roma è riuscita a spuntare contratti più alti (Wind e la Robe di Kappa, per “contrasto” coi suoi Vodafone e, all’epoca, Diadora). Quante persone hanno cavalcato tutto questo? Le parole di Baldini sono una dichiarazione di responsabilità e di responsabilizzazione nei confronti di un uomo e di un campione a cui si chiede solo di essere normale. Alleggerirne il carico. La pigrizia di cui parla Baldini non è per niente rivolta a un calciatore che si sta facendo il culo a Riscone, così come sempre ha fatto con tecnici veri – Zeman e Spalletti su tutti -. Se c’è un calciatore da gradoni questo è Totti. Ma allora, di quale pigrizia parlava il futuro direttore? Di quella provocata dal buon cuore di Francesco, che l’ha portato a caricarsi troppe cose sulle spalle. Era un modo di alleggerirsi. Adesso secondo Baldini deve farlo senza prendersi in carico persone e pesi che non sono suoi. Non si tratta di Vito Scala. E’ l’insostenibile leggerezza di essere Totti, che però la Repubblica la legge.

 

DE ROSSI C’è chi ha letto nelle parole di Franco Baldini – sulla società che non farà reclami per eventuali squalifiche e comportamenti sbagliati in campo – addirittura un attacco a Daniele De Rossi. Siamo nella

fantastoria. La verità è molto più interessante. A Daniele è stata fatta una proposta da parte della società e sembra che la risposta non sia così lontana da un sì. Anzi. Ma questa è un’altra storia. Anche De Rossi avrebbe tante cosa da appendere all’armadietto di Trigoria.