rassegna stampa roma

L'inizio della Serie A è a rischio

(Il Romanista-L. Pelosi) Non è come la Nba, come sosteneva qualche giorno fa il vicepresidente federale Demetrio Albertini. Lì non si giocherà a causa di una serrata da parte delle società. Qui invece, Serie A, si rischia di non giocare...

Redazione

(Il Romanista-L. Pelosi) Non è come la Nba, come sosteneva qualche giorno fa il vicepresidente federale Demetrio Albertini. Lì non si giocherà a causa di una serrata da parte delle società. Qui invece, Serie A, si rischia di non giocare perché a mettersi di traverso sono gli atleti.

La lettera, che si definisce aperta ma che annuncia una chiusura, diffusa ieri e firmata da capitani, vice e leader di tutte le 20 squadre di A, è molto chiara: se la Lega non firma il contratto collettivo, non si gioca. Damiano Tommasi lo va dicendo da tempo, stavolta forse il numero uno della Lega Maurizio Beretta si è accorto che fa sul serio. «Non è una minaccia di sciopero», dice il presidente Aic, ma il senso non è poi molto diverso. Il nodo della questione è l’articolo 7 del contratto, che riguarda la gesione degli allenamenti dei giocatori fuori rosa. «Qui non si discute alcuna questione economica - dice Tommasi – ma solo il diritto di ciascuno giocatore ad allenarsi con la prima squadra: ma se è davvero quello il problema, bisogna chiederlo ai presidenti. L’accordo c’era. La questione era già stata superata grazie all’intervento del presidente della Figc Abete. Che la Lega faccia quello che deve fare e firmi l’accordo già raggiunto e firmato da Campana ». Il contratto collettivo è scaduto da oltre un anno, quando al comando dell’Aic c’era ancora Campana e quando Beretta non era ancora dimissionario. Ora c’è un accordo, la firma dell’Aic, ma manca quella del Lega, che perciò parla di intesa unilaterale, e vorrebbe cambiare l’articolo 7, quello sugli allenamenti dei fuori rosa. Il giorno in cui fu trovato l’accordo per la Lega c’era Lotito (considerato uno dei «falchi»), senza però la delega per la firma. In seguito però il documento è stato bocciato dall’assemblea delle società e per questo siamo allo stallo attuale. Beretta cade dal pero: «Sono sorpreso. A queste condizioni non firmeremo mai, e d’altra parte non si vede perché dobbiamo sottostare con Tommasi a una minaccia, che non abbiamo accettato con Campana. Lo sciopero minacciato dai calciatori è un atto grave e insensibile, a maggior ragione alla luce di quello che sta vivendo il Paese reale. Non dimentichiamo che si tratta di 800 giocatori il cui stipendio medio è di oltre un milione di euro all’anno». Più di 100 tra quei giocatori, fanno sapere dall’Aic, attualmente fanno parte delle liste disoccupati. Oltre al fatto che gli stipendi, fa notare giustamente Tommasi nella sua contro-replica, sono stati decisi proprio dalle società, quindi dalla Lega stessa. Dove, prosegue l’ex centrocampista romanista, «sono incapaci di tirar le fila di 20 persone e metterle d’accordo. Beretta parla di sorpresa tornando da Pechino? Sembra sia stato fuori dall’Italia un anno. Spieghi perché ha fatto un accordo che la sua assemblea ha bocciato ». E adesso? L’Aic è andata su tutte le furie perché la Lega ha messo la questione all’ordine del giorno dell’assemblea del 2 settembre e non del19 agosto. La discussione era saltata anche nell’ultimo consiglio federale, la Lega era assente. Abete aveva quindi invitato le parti ad accordarsi entro il 27, altrimenti ci avrebbe pensato lui. Ma il presidente Figc si è già mosso per trovare un punto d’incontro. A testimonianza del fatto che non è una questione economica, l’Aic sembra disposta anche a rivedere i minimi di stipendio. Se ne parlerà il 19, quindi? E’ una corsa contro il tempo. Ma non sarà mai come la Nba: lì finché non si risolverà tutto, sarà vietato qualsiasi tipo di contatto tra giocatori e società. Qui invece tutti si allenano per giocare il 28 agosto.