rassegna stampa roma

«Il mio unico modo di giocare è attaccare»

(Il Romanista – C.Zucchelli) – Te lo aspetti in giacca e cravatta per il suo debutto ufficiale e invece compare in pantaloni bianchi, polo rossa e scarpe da ginnastica. Perché lui, Luis Enrique, è fatto così. E’ un uomo di campo....

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) - Te lo aspetti in giacca e cravatta per il suo debutto ufficiale e invece compare in pantaloni bianchi, polo rossa e scarpe da ginnastica. Perché lui, Luis Enrique, è fatto così. E’ un uomo di campo. E come tale si presenta.

I suoi collaboratori, che lo precedono in conferenza stampa qualche minuto prima, sono addirittura in pantaloncini e maglietta. Hanno appena terminato l’allenamento, ascoltano le parole di DiBenedetto, aspettano quelle di Lucho, come erano soliti chiamarlo a Barcellona. E Lucho, intorno alle 13.30, parla. Non fa nomi di giocatori - parla solo di Totti, De Rossi e Perrotta - e per le questioni di mercato rimanda tutto a Sabatini. Per il resto però racconta chiaramente la sua filosofia di gioco: «Io voglio un calcio d’attacco, voglio che i tifosi della Roma si divertano. Mi piace attaccare, mi piace il gioco di qualità e mi piace impressionare i tifosi. La Roma mi ha scelto per questo. Vedremo se i risultati ci daranno ragione». Dice le prime parole in italiano, promette di impararlo presto, poi si racconta in spagnolo. E si fa comprendere. Soprattutto quando gli viene chiesto del paragone con l’amico Guardiola: «Questo piace ai giornalisti, lo capisco. Io sono lontano dai successi di Guardiola e da quello che lui rappresenta. Non vengo qui per portare il modello del Barcellona, vengo qui per portare me stesso. La società mi ha scelto per le mie caratteristiche». Viene qui per divertire e divertirsi. E viene qui per vincere, soprattutto. La base di tutto questo è una sola. Luis Enrique lo dice con gli occhi che si illuminano. Deciso, chiaro: «La base è una: tenere il pallone. Se la mia squadra gestisce il possesso del pallone, gli avversari soffrono». E il suo obiettivo è proprio questo.

Luis Enrique, la mentalità spagnola, con l’esempio di Guardiola, è esportabile in Italia con una mentalità diversa?

Buongiorno a tutti, scusate il mio italiano, è molto brutto, però sarà migliore dopo due mesi, due anni, non lo so ancora. Io credo che quando la Roma ha deciso di mettere sotto contratto un allenatore e un gruppo di lavoro giovane, lo ha fatto per prendere un gruppo giovane anche per le idee e per il gioco, ma anche perché la Roma è alla ricerca di altri valori. Abbiamo bisogno di giocatori di livello, di rinforzi e ringrazio la società che vive un momento di passaggio per avermi scelto ed aver scelto il mio staff.

Come pensa di ovviare al problema difensivo della Roma? E poi su Kameni: ci dicono sia stata una scelta tecnica…

Quando la società mi ha conosciuto, mi ha conosciuto come allenatore offensivo, a cui piace attaccare, a cui piace il bel gioco, l’importante è che i tifosi vengano, che si divertano, è un modo di giocare molto attrattivo. Il mio unico modo di giocare al calcio è attaccare e vedremo come attecchirà su questa squadra. Kameni? Ancora non so, quando Walter mi comunicherà chi sarà il portiere… So che stiamo lavorando forte, non ho avuto la conferma. Che sia Kameni, che sia Stekelenburg, sarà un’alternativa importante, di livello…

Si è parlato molto di Totti e De Rossi, ma Vucinic... lei si opererà per far rimanere il giocatore che ha detto di voler lasciare la Roma?

Ho avuto l’opportunità di giocare contro Totti, mi piace il suo atteggiamento e sono felice di lavorare con giocatori di questo livello, ma anche con De Rossi, Perrotta che hanno voglia di vincere. Su Vucinic e altri giocatori è Sabatini che deve parlare, io sto dentro una dinamica di lavoro, spero di trasmettere una dinamica vincente, il tifoso vuole vedere un gruppo che lavora bene, che vuole vincere sempre, non entro nelle situazioni personali dei giocatori.

Lei ha calcato le orme di Guardiola e ha giocato in gradi club.Cosa le ha detto Guardiola di Roma, cosa le ha consigliato?

Io non gioco con la Roma, la alleno e sono contento dello staff, ci tante persone che lavorano qui a Trigoria. Mi sento depositario della scommessa del club di puntare sui giovani ma con le idee chiare. Sappiamo chi è Guardiola, uno dei migliori, che allena quasi in campo, molto vicino ai giocatori e qui alla Roma ha avuto un rapporto breve.

Il primo contatto con la squadra.Il paragone con Guardiola può essere ingombrante?

La squadra l’ho vista poco, tre allenamenti in totale (ha parlato prima di quello pomeridiano di ieri, ndr). Ho notato l’atteggiamento dei giocatori e sto cercando di iniziare un lavoro interessante e fruttuoso. Il paragone con Guardiola interessa ai giornalisti. Io sono ancora giovane, devo lavorare, è con il lavoro che si vincono i titoli, è con il lavoro che si costruisce qualcosa di importante.

I propositi sono meravigliosi e l’idea di giocare con i talenti è affascinante. Lei però ha giocato ed allenato club prestigiosissimi. Quali sono le vere ambizioni della squadra? Dal terzo posto in giù? La Champions? Qualcosa di più?

Non so, non abbiamo tutta la squadra e non la conosco tanto da dire che livello raggiungeremo. Posso assicurare però che la squadra giocherà tutte le partite in un modo che credo piacerà ai tifosi. Giocheremo per vincere e non avremo atteggiamenti speculari o difensivi. Piaceremo sicuramente ai tifosi.

Chiederete pazienza ai tifosi?

Non so può costruire tutto in un giorno o in un mese. Mi piace la tranquillità che il presidente ci sta trasmettendo. Noi avremo un cambio di identità vero e proprio e mi pice il connubio tra giocatori di esperienza e giovani che portano freschezza. E’ necessario che ci diano fiducia anche se si sa che il calcio non ha memoria e tutto dipende dai risultati. Però sono ottimista, la Roma giocherà un calcio offensivo, in un modo propositivo, io cercherò il credito che meriterò e se poi le cose andranno male qualcun altro prenderà il mio posto!

Ha detto che alla Roma servono degli innesti, vorrei chiederle cosa le manca per essere competitiva.

Stiamo lavorando tanto con Walter Sabatini e da circa un mese stiamo decidendo le posizioni in cui comprare. Dovremo valutare a rosa completa. Quando avremo la squadra pronta verificheremo le nostre ambizioni, verificheremo a che punto potremo arrivare anche se io sicuramente inculcherò la mia idea di gioco.

Si dice che vorrà impiantare la filosofia di gioco del Barcellona e della nazionale Spagnola: crede che sarà possibile? C’è qualche giocatore spagnolo che vorrebbe con lei?

Non vengo a portare il modello del Barcellona, ma qualcosa che gli assomiglia, a portare un’idea di come si gioca a calcio. Il modello Barcellona ha impiegato molti anni per realizzarsi, io vengo a portare un modello associativo, che prende delle cose da quello del Barcellona ma non è uguale ad esso. Anche perché tutto dipende dai giocatori che hai e dalla qualità che hanno. Il sistema di gioco dipende dai giocatori che si hanno. Deciderò col mio staff il sistema che riterremo migliore in funzione dei giocatori, ma non è negoziabile l’idea di giocare tenendo la palla, perché quando teniamo la palla noi l’avversario soffre. I giocatori? Per me non importa se viene un giocatore spagnolo, argentino o brasiliano, quando arriva un giocatore diventa un giocatore della Roma. Non parlo di mercato perché a questo penserà Walter Sabatini.