rassegna stampa roma

«Il mio cuore rosso e giallo»

(Il Messaggero – M.Ferretti) – Riuscirai un giorno a parlare milanese? Philippe Mexes, che aveva appena terminato la conferenza-stampa sfoderando il suo inconfondibile slang francoromanesco, ha guardato di traverso la giornalista.

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) - Riuscirai un giorno a parlare milanese? Philippe Mexes, che aveva appena terminato la conferenza-stampa sfoderando il suo inconfondibile slang francoromanesco, ha guardato di traverso la giornalista.

Poi, però, le ha sorriso e, scrollando la testa, si è avviato verso l’uscita della sala-stampa di Milanello. Conoscendolo, avrà pensato: tu non puoi capire... Tutto è sembrato, Mexes, tranne che un giocatore del Milan. La sensazione di trovarsi di fronte ad un ragazzo con il corpo lì ma con la testa (il cuore?) ancora da un’altra parte. A Trigoria.«Impossibile dimenticare sette anni eccezionali vissuti a Roma e ancor più impossibile scordare i miei compagni. Anzi, i miei amici... Li ho sentiti, mi hanno detto che gli manco. Per giocare a carte... Francesco, Daniele e gli altri sono amici veri e mi fa strano pensare che li ritroverò da avversari: adesso sono milanista al cento per cento, ma non posso e non voglio dimenticare la Roma», le parole di Philippe. E ancora. «Roma mi mancherà, lo so. Mi mancherà tutto della città e della squadra: lo spogliatoio, gli amici ma anche i tifosi. Sono spettacolari, unici. La tifoseria della Roma è grande, grande, grande. Per sette anni ne ho avuto continue conferme: sempre al fianco della squadra, sia nei momenti belli che in quelli brutti. Sì, anche i tifosi del Milan sono caldi, ma quelli della Roma forse perchè la città sta più a Sud sono più caldi... Ho parlato con i miei amici e mi hanno detto che a Trigoria ci sono tante novità, che sta cambiando tutto e loro sono curiosi di vedere cosa accadrà: anch’io lo sono, perchè la mia scelta professionale è stata quella di legarmi al Milan ma la Roma resterà sempre nel mio cuore. Sette anni rappresentano una bella fetta di vita, no?». Gli chiedono di De Rossi, al centro di tante chiacchiere di mercato. «Daniele è innanzi tutto un ragazzo semplice, bravo e umile al quale auguro tante cose belle. È un grande campione, non so quale sarà la sua scelta ma Daniele si merita il massimo. Totti? Non ci posso pensare che dovrò marcarlo... Finora l’ho fatto soltanto in allenamento, ma quello non conta». Poi, un Mexes più milanista. Non troppo, però. «Quando mi sono infortunato, psicologicamente ero a pezzi: pensavo che quella contro la Juventus sarebbe stata la mia ultima partita con la Roma e che arrivando infortunato al Milan - il mio sogno da bambino con Barcellona, Real e Manchester United - non sarei stato nelle migliori condizioni per affrontare il cambio di vita. Adesso mi dà fastidio non essere sul campo per allenarmi con il gruppo, ma sto lavorando come un pazzo per tornare prima possibile. Preferisco non dire quando, ma sono fiducioso: il ginocchio sta bene e quando sarò al top mi allenerò con gli altri. Che, voglio dirlo, mi hanno accolto molto bene». Sarà complicato trovare spazio, vista la concorrenza. «Nesta e Thiago Silva sono un esempio per tutti. Il Milan ha la miglior difesa del campionato ed io rispetto tutti. La concorrenza c’è e farò il massimo per aiutare la squadra. Rinforzi? Secondo me stiamo bene anche così, poi sono decisioni che deve prendere la società. Se arrivano rinforzi bene, altrimenti c’è tanta qualità e non ci sono problemi». E il campionato? «Il Milan e l’Inter sono le favorite, ma per una questione d’affetto metto allo stesso livello anche la Roma». Avrà la maglia numero 5, indossata anni fa da Alessandro Costacurta. «È una grande responsabilità: spero di onorarla al meglio. Ma non fate paragoni, per favore: Costacurta, Maldini, Baresi sono stati grandi campioni, io devo dimostrare ancora tante cose per essere al loro livello». E Ibra, suo acerrimo nemico in tante battaglie? «Lui ancora qui non c’è e gli ho fregato il posto a tavola... Siamo alti, grossi e per questo ci sono stati duelli forti. Tutto normale, però. Comunque, meglio averlo come compagno che come avversario».