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«Il Barcellona B? Stessa filosofia ma senza Messi»

(Il Messaggero – A.Angeloni) – Cristina Cubero, anni 42, una delle prime firme di Mundo Deportivo. Vive quotidianamente a stretto contatto con il pianeta Barcellona. Inviata su cinque mondiali, opinionista di alcune importanti...

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(Il Messaggero - A.Angeloni) - Cristina Cubero, anni 42, una delle prime firme di Mundo Deportivo. Vive quotidianamente a stretto contatto con il pianeta Barcellona. Inviata su cinque mondiali, opinionista di alcune importanti televisioni spagnole, come Punto Pelota e Ronda e di radio come Onda Zero.

Sa di calcio, sa di Barça, dalla A alla Z.

E del Barcellona B di Luis Enrique, che ci racconta?

«E’ la copia in piccolo del grande Barcellona». Si spieghi. «Tutte le squadre della cantera del Barça, dal settore giovanile alla prima, attuano lo stesso modulo, il 4-3-3. In modo tale che i giovani crescano con un’idea di gioco e siano pronti per la formazione di Guardiola. Nelle giovanili ci sono in ogni ruolo calciatori con le stesse caratteristiche di quelli della prima squadra. Dani Alves è un terzino offensivo? Ecco che Luis Enrique ha a disposizione un ragazzo con quelle caratteristiche, e così via per tutte le posizioni del campo. Nella sua squadra c’è Martin Montoya, che è l’omologo di Xavi. C’è anche Thiago Alcantara (il figlio di Mazinho, ex Lecce, ndr), altro buonissimo giocatore, c’è Thiago Romeo, considerato un altro Busquets».

C’è anche il clone di Messi?

«No, Lionel è unico e per adesso inimitabile. Non è facile trovare un nuovo Messi. Infatti lui è un falso centravanti con caratteristiche uniche, non esiste per ora uno giovane che sappia fare quello che fa lui. Anche se mi parlano bene di un sedicenne di origine francese, che magari emergerà presto. Vedremo».

Altra caratteristica tattica del Barcellona B?

«Come la prima squadra, c’è un’applicazione maniacale del possesso palla. L’esercizio del “rondo” (il nostro torello, ndr) viene ripetuto costantemente durante gli allenamenti».

Tutto questo avviene per volontà di Guardiola?

«No, questa è la filosofia del Barcellona. Lo spettacolo e il bel calcio prima di tutto. Funziona così da sempre. Guardiola ha portato delle modifiche tattiche, ha voluto la pressione degli attaccanti. Che diventano i primi difensori. Marcare la palla sulla trequarti, qui comincia il calcio del Barça».

Che tipo è Luis Enrique?

«Ama lo sport, non solo calcio è presente nella sua testa. Gli piace e pratica la maratona. Come carattere è uno introverso, chiuso. E’ asturiano. Ma ha grande personalità, è uno molto passionale».

Diverso da Guardiola.

«Pep è catalano, più freddo, più riflessivo».

Roma non è un salto enorme per Luis Enrique?

«Guardiola ha fatto un salto triplo, dalla terza divisione alla prima squadra. Luis Enrique farebbe solo un salto doppio: dalla seconda divisione alla Roma».

Quindi non è una scelta azzardata per Baldini e Sabatini.

«Non credo. La passionalità di Luis Enrique si sposa bene con la vostra. Poi, la Roma ha scelto la filosofia del Barcellona. Un connubio che può funzionare».