(quotidianodipuglia.it) La gara di Cesena ha confermato la metamorfosi autunnale del Lecce, già intravista contro Milan, Palermo e Novara ora amplificata dall’1-0 in terra di Romagna.
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Lecce, cala il possesso palla ma aumenta la pericolosità
(quotidianodipuglia.it) La gara di Cesena ha confermato la metamorfosi autunnale del Lecce, già intravista contro Milan, Palermo e Novara ora amplificata dall’1-0 in terra di Romagna.
Metamorfosi che è sinonimo di crescita oltre che il risultato di settimane d’allenamenti per puntellare una precisa identità tattica. Progressi che Eusebio Di Francesco si aspettava, perché vedeva, si rendeva conto che più i giorni passavano più il Lecce recepiva il modo di mettere a frutto il suo possesso palla, metabolizzando pure il modo di verticalizzare e come diventare cinico sottoporta in certe partite dove, proprio come a Cesena, contava più l’attimo fuggente, la giocata al momento giusto. Quella che Muriel e Cuadrado hanno costruito nella ripresa dopo i primi dieci minuti d’assalto bianconero, nel momento cioè della massima esposizione di forza dei romagnoli, o come la palla di Grossmuller sempre a Muriel nel primo tempo o, ancora, i suggerimenti di Olivera dettati dal moto perpetuo dei due colombiani o da quello a sprazzi di Bertolacci. Il Lecce ha vinto a Cesena giocando con l’intelligenza tattica che il suo allenatore aveva chiesto e con un giro palla non più a se stante ma veloce e finalizzato alla verticalizzazione. I numeri confermano il cambio di tendenza: domenica i giallorossi hanno avuto solo per il 45 per cento il pallone tra i piedi ma una percentuale di pericolosità pari a 35,2. Il dato sta ad evidenziare proprio la volontà di arrivare con maggiore frequenza nell’area avversaria e va analizzato fino alla parità numerica. Rapportandolo al dato della precedente trasferta di Palermo (possesso palla 52 per cento, percentuale di pericolosità 35,8) appare evidente il minor fraseggio dei giallorossi e una maggiore attitudine a penetrare nei sedici metri altrui attraverso una manovra più snella e una più efficace ricerca della profondità. Tant’è che il dato di Cesena sulla supremazia territoriale è stato solo di 5’ 35” (contro i 12’ 32” dell’undici di Arrigoni), un dato che si spiega anche in considerazione dell’uomo in meno. Ottima sempre in quest’ottica la percentuale di attacco alla porta che è stata del 38,1. Un altro dato significativo è quello della protezione della propria aria di rigore. Al “Manuzzi” tale capacità di proteggere i pali di Benassi è stata la seconda più alta di sempre con il 63,2 per cento. La prima fu sfoggiata contro il Bologna al “Dall’Ara” con il 68,8 per cento, la terza è contro il Genoa a “Marassi” con il 62,8 per cento, la quarta è contro il Novara in casa con il 60,5 per cento. Significa che non è proprio il frutto del caso se il Lecce ha colto gli attuali otto punti in classifica proprio in queste quattro occasioni. E non è neppure una coincidenza che il reparto difensivo abbia elevato la propria affidabilità da quando può contare su Carrozzieri: domenica il possente centrale giallorosso ha recuperato più palloni di tutti i ventidue in campo: 28, compreso quello di Mutu sulla linea di porta. Due gradini più in basso c’è Ciccio Esposito con 26 palloni recuperati, due in più rispetto al collega di reparto Massimo Oddo. Come detto, la fase difensiva nel suo complesso ha tratto grossi benefici dal ritorno in campo di Moris Carrozzieri, preso di mira domenica scorsa dai tifosi del Cesena probabilmente a causa dei suoi innumerevoli interventi risolutivi nell’incandescente secondo tempo del Manuzzi.
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