(Il Romanista-M.Macedonio) «Ho sempre sostenuto che sia Totti che De Rossi sono il cuore della squadra, e allo stesso tempo il cuore di Roma, in virtù della loro grande romanità» dice Lando Fiorini,
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«Daniele a vita? Mai avuto dubbi»
(Il Romanista-M.Macedonio) «Ho sempre sostenuto che sia Totti che De Rossi sono il cuore della squadra, e allo stesso tempo il cuore di Roma, in virtù della loro grande romanità» dice Lando Fiorini,
tra una prova e l’altra del suo nuovo spettacolo al Puff. La notizia che la firma di Daniele è ormai in dirittura d’arrivo gli fa tirare un sospiro di sollievo. «Perché sono loro, Francesco e Daniele, quelli che portano alta la bandiera e ai quali noi romanisti ci aggrappiamo. E perché è difficile che un tifoso possa affezionarsi soltanto ad un presidente, anche se io, personalmente, ero molto legato a Franco Sensi. Sono i giocatori quelli che danno l’anima in campo e alla squadra, e che, nel caso di loro due, hanno dentro di sé il senso di cosa rappresenti veramente questa città».
Ritieni che la società non ne sia interprete fino in fondo? Penso alla nuova dirigenza americana. Com’era prevedibile, e forse anche giusto che fosse, tra i loro pensieri vi è innanzitutto - come abbiamo visto - quello dello stadio. E, quindi, del poter fare affari. Mi riferisco a quello che dicevo quando immaginavo che avrebbero fatto tre per tre… Ma noi abbiamo bisogno anche d’altro. Vogliamo il cuore, l’amore. E questo ce lo possono dare soltanto Francesco e Daniele. Se è vero che è prossima la firma sul rinnovo del contratto, ho solo la conferma di quanto ho sempre pensato. Vale a dire che non ho mai avuto dubbi sul fatto che Daniele potesse andar via. Perché lui ama questa città, e ama la romanità e la Roma. Sono certo che De Rossi farà lo stesso percorso che Totti ha fatto fino ad oggi e continuerà a fare. Così come continuerà a farlo lui.
Quest’anno abbiamo visto Daniele voglioso di riprendersi quel ruolo di guida che ha sempre avuto nel centrocampo giallorosso. Un vero punto di riferimento, soprattutto per i compagni più giovani. Io sfido chiunque, anche in altri ambiti lavorativi, penso ad esempio al teatro, a rendere allo stesso modo se ci si porta dietro delle problematiche. Qualcuno lo ha anche rimproverato di essere un po’ troppo aggressivo. Qualche cosa poteva forse evitarla, ma ha passato dei momenti non belli, e allora è normale che possa aver reso di meno. E tutto questo va compreso, perché - al di là del professionismo - non sono macchine questi ragazzi. Sono giocatori, ma anche persone umane, che risentono come tutti noi di tante situazioni e che, proprio per questo, vanno capiti. La dimostrazione è che, non appena ha trovato modo di mettere a posto tante cose, è andato subito meglio. E quest’anno sta confermando tutto il valore che gli abbiamo sempre riconosciuto. E se veramente rimane, come mi sembra di capire, non posso che esserne felice, perché – ripeto – insieme a Francesco è il cuore di questa squadra. Così come sono felice che martedì (domani, ndr) lo rivedremo all’Olimpico con la Nazionale.
E dire che c’è stato addirittura chi ha ipotizzato che Daniele non avesse sposato il progetto della nuova società, e ancor meno le idee di Luis Enrique. Niente di più falso, ci sembra, alla luce delle sue prestazioni in questo scorcio di stagione, che lo confermano tra i più convinti della bontà del gioco del tecnico asturiano. È però importante che questo spagnolo – al quale, com’è noto, ho dato molto addosso all’inizio della sua avventura, soprattutto per come stava trattando Francesco Totti – capisca che deve continuare a miscelare nel modo migliore la componente giovane di questa squadra con l’esperienza che può venire solo da giocatori come Totti e De Rossi. Perché sia l’uno, almeno finché ha giocato e non si è infortunato, sia l’altro, che lo ha dimostrato costantemente in tutte le partite disputate, sono stati tra i migliori in assoluto di questa nuova Roma. Motivo per cui la felicità, profonda, che mi deriva dal sapere che Daniele sarà ancora a lungo con noi è tale che non posso non dirmi più che contento dell’esito di questa trattativa. E se Daniele ha sposato questo progetto, ripeto ancora che Luis Enrique deve a sua volta sposare l’idea di far convivere la gioventù con il bagaglio tecnico di Daniele e Francesco, che sono l’anima di questa squadra e di questa città.
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