rassegna stampa roma

«Così ho scoperto Vincenzo e Totò»

(Corriere dello Sport/Infopress – R.Loria) – Stesso fiuto del gol. Stessa classe. Stesse radici. Radici che parlano di un’infanzia vissuta tra Napoli e provincia, di una prima maglia in co­mune, quella dell’USD San Nicola di...

Redazione

(Corriere dello Sport/Infopress - R.Loria) - Stesso fiuto del gol. Stessa classe. Stesse radici. Radici che parlano di un’infanzia vissuta tra Napoli e provincia, di una prima maglia in co­mune, quella dell’USD San Nicola di Castello di Cisterna e poi di un salto tra i professionisti vissu­to in toscana con la maglia dell’Empoli.

Vincenzo Montella e Antonio Di Natale, che domani sera si ritroveranno da avversari, seppur con ruoli diver­si, non hanno in comune solo que­sto. Nella loro storia condividono anche l’uomo che li ha scoperti.

TALENT SCOUT - Parliamo di Lorenzo D’Amato, 57 anni, dipendente del ministero della difesa, ma con un sesto senso non comune per i talen­ti calcistici. Lui, coordinatore del­l’area tecnica dell’USD San Nicola e osservatore dell’Empoli, Montella e Di Natale li ha visti giocare da bambini. « Vincenzo si presentò da noi nel 1982. Voleva fare il portiere. Poi un gior­no lo vidi fare dei numeri con i piedi e lo sgridai perché un portiere deve pensare a diventare bra­vo tra i pali non con i piedi. Un giorno decisi di pro­varlo in attacco per un paio di partite. Risultato: Vincenzo non si presentò per dieci giorni agli alle­namenti. Parlai con il padre e lui mi disse, che il ragazzo voleva giocare in porta, che si doveva di­vertire e che non doveva diventare un calciatore a tutti i costi» . Com’è andata lo sappiamo tutti.

FUORICLASSE - Nessun equivoco invece sulla voca­zione di Antonio Di Natale. «Quello che gli vedete fare oggi, lo faceva già da ragazzino. Una volta se­gnò un gol diretta­mente da calcio d’angolo. Così lo portai da Silvano Bini, allora diretto­re generale del­l’Empoli e da Fabri­zio Lucchesi e gli dissi: Questo ragaz­zo è un fuoriclasse. Per quanto riguarda il campo mi prendo tutte le re­sponsabilità. Per quello che combinerà fuori dal campo invece ve la dovete vedere voi» . Fu così che dopo due mesi Di Natale fuggì dal ritiro dell’Em­poli e tornò a casa, dove rimase per sette mesi pri­ma che la squadra toscana decidesse di nuovo di puntare su di lui. Un carattere particolare quello di Di Natale, più volte inseguito in giro per l’Italia da D’Amato che ricorda: «Ce ne ha fatte passare di tutti i colori. Ogni tanto mi diceva: “ricordatevi che il mio piede destro vale un miliardo, ma il si­nistro ne vale due”» .

GOLEADOR - Più pacato Montella, «un duro con la faccia d’angelo» come lo definisce D’Amato. «Ri­cordo una finale del campionato Giovanissimi. Perdevamo 1-0 a fine primo tempo. Vincenzo nell’intervallo mi disse che gliene avremmo segnati due nella ripresa e andò proprio così» . Differenze caratteriali, ma anche tecniche. «Montella è stato più go­leador, Antonio è più un fantasi­sta ». Un Montella che, abbandona­ti i gol, fa l’allenatore. «Lo ha sem­pre fatto, anche da piccolo. E’ gio­vane, ma potrebbe diventare il Guardiola del cal­cio italiano« . E i nuovi Montella e Di Natale? «Ci sono tanti ragazzi bravi in giro. All’Empoli ne ab­biamo dodici, alla Roma abbiamo portato Pisci­tella, ma non ci fermiamo mai. Ho appena finito di vedere una partita e domani parto per Reggio Ca­labria » . Alla ricerca dei bomber del futuro.