rassegna stampa roma

«Conosco solo il gioco d’attacco»

(Il Messaggero) Un po’ di italiano e tanto spagnolo per spiegarsi. Luis Enrique, seduto alla sinistra di Tom DiBenedetto, si è presentando giocando all’attacco, come accadeva quando ancora indossava i panni del calciatore.

Redazione

(Il Messaggero) Un po’ di italiano e tanto spagnolo per spiegarsi. Luis Enrique, seduto alla sinistra di Tom DiBenedetto, si è presentando giocando all’attacco, come accadeva quando ancora indossava i panni del calciatore.

«Io credo che quando la Roma ha deciso di mettere sotto contratto un allenatore, un gruppo di lavoro giovane lo ha fatto per le idee che ha e per il gioco che vuole proporre», l’inizio del suo intervento. «Abbiamo bisogno di giocatori di livello, di rinforzi, e ringrazio la società che vive un momento di passaggio per avermi scelto». E lei è felice della sua scelta? Per me è motivo d’orgoglio rappresentare questo club. Qui a Trigoria ci sono tante persone che lavorano per il bene della Roma, non mi manca niente ma soltanto il tempo potrà dire se la scommessa che la società ha fatto sul sottoscritto sarà stata giusta. Intanto, posso dire che per me il calcio non è solo un lavoro ma anche una grande passione». Che calcio giocherà la sua Roma? «Quando stavamo trattando, la società mi ha conosciuto come allenatore offensivo, uno che ama far giocare la squadra all’attacco, con gente di qualità. Io non concepisco il calcio in altro modo e l’importante è che i tifosi si divertano. Vedremo tra un anno quali saranno stati gli sviluppi, ma sono ottimista. Non ho dubbi, ad esempio, che la Roma giocherà in una maniera offensiva». Ci vorrà tempo, però. «Certo, non si può trasmettere tutto in un giorno o in un mese. Avremo la necessità di un cambio di identità vero e proprio. È necessario che ci venga data fiducia, anche se si sa che il calcio non ha memoria e tutto dipende dai risultati. Sono ottimista, però: per adesso posso garantire il massimo lavoro per arrivare ai nostri obiettivi e che la Roma giocherà sempre e comunque per vincere, che non speculerà sul risultato. Se le cose andranno male, verrà un altro allenatore e non ci saranno problemi...». Ha già fissato un obiettivo per la classifica? «No, non posso ancora farlo perchè la squadra non è al completo e non la conosco al punto di dire che livello raggiungeremo. Per ora posso assicurare che la squadra giocherà tutte le partite in un modo che piacerà ai tifosi. E’ già un mese che lavoriamo con Sabatini per potenziare la Roma e sappiamo che servono rinforzi in alcuni ruoli. Ecco perchè verificheremo le ambizioni quando la rosa sarà completa. E, nell’attesa, inculcherò la mia idea di gioco. Cioè attaccare. Che possa piacere o no, ma questo è il mio modo di intendere il calcio». Sarà Kameni il portiere titolare? «Ancora non lo so e aspetto di dire qualcosa quando Sabatini mi comunicherà chi sarà il portiere. So che stiamo lavorando forte, non ho avuto conferme, ma sia Kameni che Stekelenburg sono alternative importanti». Il suo modello di gioco sarà il Barcellona? «Non vengo ad impiantare quel modello perchè ci vogliono molti anni per riuscirci ed è un modo di giocare che a Barcellona va avanti dai bambini fino alla prima squadra. Diciamo che io vengo ad impiantare un qualcosa che gli assomiglia. Un calcio associativo, di sicuro». E il sistema di gioco? «Il modulo dipende da tante cose, come la qualità dei calciatori. Non potrei fare il 4-3-3 se avessi giocatori che non riescono a fare tre passaggi di seguito, che non è il caso della Roma. Ma ciò su cui non transigo è il possesso di palla, perchè è quando hai la palla tu l’avversario soffre». La società sta puntando forte sui giovani: e i “vecchi”? «Ho avuto l’opportunità di giocare contro Totti, mi piace il suo atteggiamento. Sono contento di lavorare con giocatori di ottimo livello come De Rossi o Perrotta. Ma non voglio soffermarmi a parlare di questo o quello. Non si può costruire tutto in un giorno o in un mese. Ecco perchè mi piace la tranquillità che il presidente ci sta trasmettendo, così come mi piace il mix tra giocatori di esperienza e giovani». C’è chi la paragona già a Guardiola. «E’ un paragone che piace ai giornalisti, e lo capisco. Io sono lontano dai successi di Guardiola, uno dei più bravi allenatori al mondo, e da quello che lui rappresenta». C’è qualche giocatore spagnolo che vorrebbe qui a Roma? «Sui giocatori spagnoli o no, non fa differenza. Se arrivano, vuol dire che sono tutti giocatori da Roma. Non conta se siano argentini, spagnoli o brasiliani. Di giocatori che non sono qui non parlo perchè c’è un mercato aperto di cui si sta occupando Sabatini». Tenterà di trattenere Vucinic? «Lascio la decisione su Mirko a Sabatini, il mio compito è lavorare sul campo e trasmettere la mentalità vincente ai giocatori». M.F.