(Il Messaggero - M.Ferretti) - Quarta sconfitta, seconda di fila dopo quella di Genova, in nove turni di campionato. E la Roma nel giro di tre giorni fa un grosso passo indietro sul piano della classifica.
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«Ci manca il carattere»
(Il Messaggero – M.Ferretti) – Quarta sconfitta, seconda di fila dopo quella di Genova, in nove turni di campionato. E la Roma nel giro di tre giorni fa un grosso passo indietro sul piano della classifica.
Ma non soltanto della classifica, visto quanto (non) prodotto dalla squadra giallorossa sia a Marassi (sul piano della finalizzazione) sia all’Olimpico (in fase difensiva) contro i campioni d’Italia. E sul banco degli imputati non può non esserci (anche) Luis Enrique, che ieri ha proposto l’undicesima formazione diversa in undici partite, Europa League compresa.
Lo spagnolo, un po’ a sorpresa, attribuisce molte responsabilità ai suoi uomini. «Io sono il massimo responsabile, non per stavolta ma per sempre. Se un mio giocatore è distratto, è colpa mia. Ma ho visto troppa differenza tra una squadra e l’altra: noi abbiamo fatto quindici tiri, il Milan sette o otto ma con una cattiveria diversa. Ecco, abbiamo bisogno di una cattiveria maggiore e dobbiamo essere più forti dentro la nostra area, altrimenti non vinciamo contro nessuno. Stavolta non ho mai avuto la sensazione di poter vincere», il suo attacco. E poi. «Non è una cosa facile, lo so, ma dobbiamo provarci. Burdisso ha segnato con Zambrotta che gli mordeva sul collo; Nesta invece ha segnato come se fossimo in un’amichevole. Così è impossibile migliorare. Non pensavo che ci fosse tutta questa differenza con il Milan, ma non abbiamo mai dominato le aree di rigore, sia la nostra che la loro. E noi dobbiamo esser più determinanti, pericolosi nell’area avversaria.
Il modulo? Varia a seconda dei calciatori, non è lo stesso dall’inizio della stagione. I giocatori si rendono conto degli errori? Il calciatore è un professionista e lo sa. Cercherò di fargli mettere più attenzione. Abbiamo sbagliato tre giorni fa e anche stavolta. Parlo del secondo e del terzo gol. Nella fase offensiva dobbiamo migliorare tanto: tutto quello che succede nel possesso palla si può fare meglio. Manca ancora la cattiveria di andare a far male agli avversari nella loro area. Manca questo. Ma l’atteggiamento c’è. Prima cambiamo e meglio sarà, però». Gli chiedono: questa partita ha detto che qualche calciatore è arrivato alla fine di un ciclo? «Non guardo un calciatore per l’età ma per il rendimento. Sbagliano tutti, è normale. Non dobbiamo essere distratti, è davvero impossibile prendere gol così. Dobbiamo migliorare o non vinci quasi con nessuno, soprattutto contro le squadre più forti. Voi dite che il centrocampo è troppo leggero, ma io non posso dargli da mangiare di più per farli crescere. Ma Pjanic è stato molto bravo, ha lottato contro tutti. Ogni partita che perdiamo si torna a parlare di scelte.
Ho cercato di fare un centrocampo forte nel possesso per creare problemi al Milan. Poi se perdiamo con Perrotta in campo si parla di Pizarro. Volevo mettere in difficoltà il Milan e non ci siamo riusciti. La personalità non si compra al mercato. E’ una cosa che deve avere in ogni calciatore. Stavolta ho visto che in questo siamo troppo lontani dal Milan». Non si ferma, Luis, che direttamente ieri sera all’Olimpico, in compagnia di Walter Sabatini, si è rivisto in tv una parte della partita persa. «Voglio una squadra più cattiva, forte e intensa. Non voglio una squadra disattenta ma questo posso cambiarlo, migliorandolo, solo con il lavoro. La Roma non gioca male ma, ripeto, dobbiamo dominare le aree di rigore. E’ l’abc del calcio». Finalino: che vi siete detti con Tassotti? «Niente di che, abbiamo un amico in comune: è tutto a posto». Tranne la Roma.
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