rassegna stampa roma

«Che bello, sono tornato a casa!»

(Il Romanista-T.Cagnucci) Gli spunti in questa breve ma non troppo conferenza stampa di (ri)presentazione di Franco Tancredi sono tanti. Ce ne sono un paio giornalisticamente rilevanti: il portiere ideale dev’essere alto

Redazione

(Il Romanista-T.Cagnucci) Gli spunti in questa breve ma non troppo conferenza stampa di (ri)presentazione di Franco Tancredi sono tanti. Ce ne sono un paio giornalisticamente rilevanti: il portiere ideale dev’essere alto

– magari come Stekelenburg – e un allenatore è giusto che possa contare anche su più di un portiere valido, magari come Stekelenburg e Kameni. Siamo tra la congettura e la notizia di mercato, ma Franco Tancredi che (ri)parla alla stampa da tesserato As Roma è un’altra emozione. E’ un’emozione soprattutto quando dice, scandendolo, che “sono tornato a casa”, che alla Roma “ho passato 27 anni, più di metà della mia vita”. E quando arriva la domanda più giusta su quell’addio di una decina di anni fa Tancredi prima chiede quasi scusa per come non ha saputo spiegarlo – e magari non ne ha motivo – e poi ridice che «sono talmente felice di essere tornato a casa che il passato è passato». Poi, intonato allo stile di questa nuova società e alla sua storica professionalità precisa di «voler essere giudicato solo come preparatore dei portieri, non come ex o come bandiera».

Ma come si fa quando ha appena ripreso a sventolare? E’ un eufemismo dire che sono felice, perché veramente non mi aspettavo di rientrare alla Roma. Devo tantissimo a Franco Baldini che mi ha riportato qui a casa. Io ho 27 anni di militanza con la Roma, quasi più della metà dei miei anni, quindi lo ringrazio e non finirò mai di ringraziarlo. E ringrazio anche Fabio Capello che mi ha dato il permesso di poter fare tutte e due le cose. E soprattutto la fiducia accordatami da Luis Enrique e da tutto lo staff. Mi hanno accolto bene. Poi ho avuto anche la fortuna di lavorare un anno in Spagna e sono anche rimasto legato molto a quella terra.

Quali sono le direttive sul portiere date da Luis Enrique? Semplice: deve saper fare il portiere. Abbiamo parlato con Luis e abbiamo detto che il portiere parteciperà molto di più al gioco della squadra, però sarà un portiere come tutti gli altri, con le caratteristiche in porta, fuori dai pali e gioco buono con i piedi, transizione della palla e quant’altro. La Roma campione ’83 venne in ritiro qui.

Come è cambiato l’ambiente rispetto a quel periodo? E come gestirà il doppio impegno Inghilterra-Roma? Ne abbiamo parlato prima con Franco, poi con Luis. Quando io non ci sarò, ci sarà il mio valido collaboratore, Guido Nanni, che voi tutti conoscete. Abbiamo lo stesso modo di interpretare il ruolo del portiere, ci siamo trovati subito bene. Riposerò un po’ di meno ma va bene, perché sono felice di essere tornato a casa. In questi ultimi anni che ho lavorato con la nazionale inglese, l’impegno di campo è stato meno frequente. Si sa che le nazionali si ritrovano una volta al mese e sarà così fino alla qualificazione raggiunta, ce la dovremmo fare. Sull’ambiente, ho visto che è sempre più bello. Sono stato colpito da Riscone, io al di fuori del calcio ci vengo spesso a fare le vacanze in estate e in inverno. Per me è un punto di riferimento, come la famiglia Hinterhuber. La gente è accogliente e si fanno sempre in quattro per farti trovare tutto quello di cui hai bisogno. E la struttura sportiva poi è di primissimo livello.

Quale dei portieri a disposizione ti ha fatto capire di esser quello con cui poter lavorare? Io lavoro con tutti i portieri che mi mette a disposizione la società, poi saranno fatte valutazioni da parte di Luis e della società. Io sono venuto qui per allenare i portieri e ho trovato disponibilità grandissima da tutti i portieri. E’ innegabile però che avendo lavorato già con Curci cinque anni quando mi sono occupato del settore giovanile, lo conosco. E’ chiaro che l’ho lasciato ragazzo e lo ritrovo uomo. E’ chiaro che negli ultimi due anni ha avuto delle problematiche, ma le qualità di Luca non si discutono. Come qualità tecnica. Poi ci vogliono altre qualità anche. Comunque alleneremo tutti allo stesso modo, poi verranno fatte valutazioni da parte di Luis.

Arriveranno nuovi portieri, stai già studiando qualcosa di quelli che possono essere i nuovi acquisti? Quando arriveranno ne parleremo, ripeto, io alleno i portieri che sono a disposizione. Oggi è arrivato anche Pigliacelli, quindi faccio i miei programmi insieme a Luis e allo staff, ma io sono qui per allenare. Chi decide è Luis.

Sei tornato dopo non essere andato via bene da Roma… E’ stata anche colpa mia. Perché io non ho mai brillato in comunicazione, anche quando giocavo, facevo una intervista l’anno e la facevo pure male. Non ho saputo comunicare il disagio del momento, avrei dovuto salutare, ho fatto un errore. In buona fede però, sempre. Posso avere mille difetti, ma la buona fede ce l’ho sempre avuta, ce l’ho, e la rivendico con orgoglio. Ma sono talmente felice di essere tornato alla Roma... che il passato è passato. Ho avuto la fortuna di essere tornato nella mia famiglia, che per 27 anni è stata la mia casa, quindi cercherò di fare il mio lavoro nel migliore dei modi. E soprattutto mi piace essere giudicato come preparatore dei portieri, non come bandiera o ex. Quello fa parte della storia e ne sono orgogliosissimo e guai a chi me la tocca, anche nei momenti brutti che ci sono stati. Però adesso voglio essere giudicato per il lavoro che faccio, perché è facile dire che è stato un grande giocatore della Roma eccetera. Io voglio essere giudicato solo per il lavoro che faccio, se non lo saprò fare verrà un altro al posto mio.

I nuovi portieri hanno oggi nuove prerogative, devono essere bravi con i piedi... Il portiere, ripeto, deve saper fare il portiere. Siccome sono state cambiate le regole adesso deve partecipare. Ai miei tempi la palla tornava indietro dieci volte, potevamo fare quel che volevamo. Adesso è entrata una componente nuova, quindi noi facciamo appositi allenamenti per dare tranquillità al portiere, confidenza con la linea di difesa. E’ una norma che ha il portiere: è allenabile.

E’ meglio partire già con le idee chiare, con una gerarchia dei portieri, o si può fare una rotazione? Questo poi lo deciderà il campo, è sempre il campo che decide chi va a giocare la domenica. Come ci si allena, le indicazioni le determinano il campo. Poi deciderà Luis chi è più idoneo, più opportuno. Io dico che nel calcio moderno si giocano tantissime partite, si può andare incontro a infortuni, bisogna avere dei portieri bravi. Però magari uno parte titolare, e lo decide l’allenatore, poi gli altri devono far di tutto per guadagnarsi la fiducia del tecnico, di tutti, e mettere in difficoltà tutti noi.

La questione centimetri, la Roma sta cercando giocatori molto alti. Tu sei stato l’esatto opposto, cosa ne pensi? E’ chiaro che, visto che io ero un nano, preferisco avere portieri alti, perché penso che i portieri alti li puoi far diventare veloci, i portieri bassi non li puoi far diventare alti. Julio Sergio ha giocato una grande stagione l’anno del "quasi Scudetto", poi è stato sostituito da Doni senza un’apparente spiegazione.

Come vede questa scelta? Me la cavo in calcio d’angolo. Io il sabato e la domenica dovevo andare a Londra a vedere le partite del campionato inglese. Quindi non posso rispondere, non essendo dentro alla squadra, non conoscendo la situazione. Julio Sergio, di lui ne parlo come di tutti gli altri, sono qui da sette-otto giorni. Comunque a me piace parlare del presente e del futuro. Il passato è passato. Guardiamo avanti. C’è un nuovo staff, una nuova società: guardiamo avanti, io allenerò tutti allo stesso modo, poi le valutazioni le faranno insieme Luis Enrique e lo staff, tutti noi.

Cosa pensa di Kameni? Lo avevamo seguito in passato quando ero al Real Madrid, e nelle partite in cui lo abbiamo incontrato era stato osservato e aveva giocato bene. Poi quello che farà la società, Luis Enrique, quello ce lo teniamo per noi. Quando sarà, ve lo diremo...