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Lazio, dall’aquila a Moschini

(Il Romanista – C.Zucchelli) Una cosa, come disse Francesco Totti in un’indimenticabile conferenza stampa prima che venisse alla luce Calciopoli, non si può negare.

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) Una cosa, come disse Francesco Totti in un’indimenticabile conferenza stampa prima che venisse alla luce Calciopoli, non si può negare.

È «l’evidenza». E l’evidenza dice che la Lazio è prima in classifica. Vero, verissimo. La Lazio è prima nella classifica degli scandali del calcio. In tutte le vicende, più o meno discutibili, che hanno coinvolto il mondo del pallone, la squadra biancoceleste non manca mai. È una costante. L’ultimo caso, come è arcinoto ormai, riguarda ormai Claudio Lotito.

Il presidente moralizzatore che tante gioie ha regalato ai tifosi romanisti (a proposito, come striscione insegna, "Non mollare") è stato ufficialmente sospeso. Venerdì sera la Federcalcio ha infatti inoltrato alla società la comunicazione della sospensione del suo numero uno, reo di aver infranto, con la condanna a un anno e tre mesi nel primo grado del processo di Calciopoli, le «disposizioni per la onorabilità» previste dall’articolo 22 bis delle Noif, le norme organizzative interne della Figc. Norme che prevedono la sospensione da tutte le cariche sino alla successiva sentenza assolutoria. La comunicazione da parte di via Allegri è stata inviata venerdì dopo la chiusura della Borsa (intorno alle 19), dove la Lazio è quotata, ma la società biancoceleste non conferma di aver ricevuto alcuna comunicazione. Arriverà.

La certezza è che Lotito è stato sospeso. Ad oggi è e resta proprietario della Lazio, ma essendo sospeso come presidente non potrà più esercitare come tale, almeno fino a quando non ci sarà una sentenza assolutoria. Da oggi, quindi, il patron laziale non potrà più partecipare a assemblee di Lega e alle riunioni in Federcalcio, in quanto decadrà come consigliere federale in rappresentanza della Lega. Non potrà avere potere di firma e non potrà condurre trattative di mercato.

Il suo posto, come avvenne già in passato nel 2006, verrà preso da Marco Moschini, suo collaboratore da tempo e attualmente membro del Consiglio di Gestione.

Lotito viene descritto, da chi ha avuto modo di vederlo, come furibondo e insieme ai suoi legali sta già studiando la strategia migliore per combattere quella che lui stesso ritiene un’ingiustizia. La difesa della Lazio, infatti, sostiene che poiché Lotito è già stato sospeso dalla giustizia sportiva per lo stesso reato a dicembre del 2006, non può essere condannato due volte per lo stesso motivo.

Il numero uno della Lazio è pronto ad andare davanti al Tar e in tutte le sedi opportune, perfino all’Alta Corte di Giustizia Europea. «Voglio ricordare che il 22 bis contrasta con l’articolo 27 della Costituzione nel quale si legge che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva», ha detto ieri il suo legale, avvocato Gentile. Nel frattempo Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A, rischia il deferimento da parte del procuratore federale, Stefano Palazzi per non aver segnalato alla Figc che i dirigenti di club Lotito (Lazio), Mencucci e Andrea Della Valle (Fiorentina) dovevano essere sospesi da ogni carica sportiva. Sono fatti, questi. E, come direbbe Totti, «non si può negare l’evidenza»