rassegna stampa roma

L’As Roma sarà a stelle e strisce

(Il Romanista – D.Galli) – Unicredit e la famiglia Sensi hanno deciso. Se saranno forniti i chiarimenti richiesti, ma si tratta di dettagli, l’As Roma sarà degli americani.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Unicredit e la famiglia Sensi hanno deciso. Se saranno forniti i chiarimenti richiesti, ma si tratta di dettagli, l’As Roma sarà degli americani.

Preparate le bandiere a stelle e strisce. A meno di sorprese, lo Zio Tom (DiBenedetto) sbarcherà in Italia. Loro, gli americani, non vedono l’ora. «Siamo stati scelti, potremmo essere gli orgogliosi proprietari nel giro di due settimane», ha commentato a notte inoltrata uno dei membri del consorzio, Julian Movsesian. Che poi ha aggiunto: «Stiamo per lavorare sui dettagli, sono molto entusiasta». Ok, il progetto a stelle e strisce è giusto. È stato quindi questo l’esito del faccia a faccia di ieri pomeriggio tra Rosella Sensi, Rothschild e i vertici della banca. Dopo la clamorosa smentita di Aabar del giorno prima, era un meeting attesissimo. Smentita, per inciso, confermata in mattinata da Unicredit e Italpetroli con un comunicato congiunto («tale investitore non ha preso parte al processo di vendita, né ha formulato alcuna offerta»). A via Minghetti, a un tiro di schioppo da via del Corso, si sono presentati tutti i protagonisti di questo estenuante procedimento di vendita. Da una parte i membri del Cda di Italpetroli, Rosella Sensi, il responsabile Centro Sud di Unicredit Corporate Banking Antonio Muto e il presidente, Attilio Zimatore. Dall’altra, in videoconferenza da Milano, Piergiorgio Peluso, responsabile corporate e investment banking in Italia di Unicredit, il vice Ceo della banca Paolo Fiorentino e l’ad di Rothschild Italia, Alessandro Daffinà. Le conclusioni dell’incontro sono state riassunte in un comunicato diffuso nella notte da Italpetroli.

La nota era attesissima dai romanisti, che hanno preso d’assalto il sito dell’As Roma, ma anche dalla cordata americana, che tramite un legale all’AdnKronos dichiarava: «Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, siamo in attesa di un comunicato ufficiale. Finché non c’è una comunicazione ufficiale, per noi non è successo ancora nulla». La nota diffusa alla stampa è di un’importanza storica. Sancisce l’imminente cambio di proprietà. «Compagnia Italpetroli - si legge - comunica che in data odierna si è svolto un incontro tra i soci, la Società ed i suoi advisors per l’esame ed una prima valutazione delle cinque offerte pervenute. Dopo un’approfondita comparazione della documentazione ricevuta, l’esame si è concentrato sulla proposta formulata dalla società statunitense DiBenedetto AS Roma LLC che, in base alle informazioni allo stato disponibili, si presenta come la più competitiva. Compagnia Italpetroli ha chiesto al predetto offerente di fornire alcune ulteriori informazioni e integrazioni alla propria offerta. Si prevede - prosegue il comunicato - che tali attività si possano svolgere in pochi giorni, in modo da poter decidere a breve con quali modalità definire un periodo di esclusiva finalizzato alla negoziazione delle condizioni definitive dell’operazione». Traduciamo dal burocratese. Italpetroli e Unicredit stanno per impegnarsi con un solo potenziale acquirente. Gli americani. Siamo nella fase del perfezionamento del contratto definitivo, spiega una fonte. Facciamo però adesso un passo indietro. Torniamo alla riunione di via Minghetti. Che non si sarebbe trattato di un semplice incontro di routine, di una prima verifica delle cinque offerte vincolanti ma bensì di una vera e propria selezione, lo si immaginava. Gli americani non avevano mai minacciato di andarsene, nonostante qualcuno avesse provato a far saltare il banco - ma questo lo accerteranno la Consob e la magistratura - inventandosi di sana pianta il nome del potentissimo fondo Aabar.

Sul tavolo c’erano cinque offerte, ma solo due erano quelle realmente in gara: quella americana e quella di Giampaolo Angelucci. Al’apertura del dossier, però, si è scoperto che la proposta economica italiana per l’acquisto del club era di gran lunga inferiore alle attese. Pare, molto sotto ai 50 milioni. A quel punto, l’offerta di DiBenedetto aveva vinto. Gli americani prevederebbero una cifra intorno ai 100 milioni per il 67% di Roma 2000, oltre a una somma da destinare all’Opa, l’Offerta pubblica d’acquisto che andrà lanciata sul flottante. Ovvero, su quella parte di capitale sociale in mano ai piccoli azionisti. Conclusa l’Opa, Unicredit riacquisterebbe una fetta azionaria. Pare, tra il 30 e il 40%. A confermarlo è stato ieri lo stesso amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni:«L’importante è avere un investitore serio. Poi, se dobbiamo rimanere per un periodo azionisti di minoranza, possiamo anche farlo. Ciò che importa è che l’offerta coresia buona per noi e per la Roma». Una parte della fetta che sarà detenuta, dopo l’Opa, da Piazza Cordusio potrebbe essere ceduta in un secondo momento ad alcuni imprenditori. Si fanno i nomi di Luca Parnasi, del fondo Clessidra e di Francesco Angelini. A giugno, intanto, gli americani e Unicredit dovrebbero procedere insieme al necessario aumento di capitale dell’As Roma. Resteranno comunque importanti risorse per il rafforzamento dell’organico giallorosso. A questo proposito, si dice che la cordata a stelle e strisce punterebbe a limare gli stipendi dei giocatori. È vero. Ma solo quegli stipendi che, nei piani dei possibili futuri nuovi proprietari, saranno ritenuti sproporzionati rispetto all’effettivo valore del calciatore. Per capirci: al Romanista è stato assicurato che nessun campione sarà ceduto. Da De Rossi a Menez