rassegna stampa roma

«As Roma, cessione quasi fatta»

(Il Romanista – D.Galli) – La cessione della Roma sta andando verso la conclusione ». Ieri, l’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ha confermato quello che da giorni trapela dalle fonti: non ci saranno sorprese...

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(Il Romanista - D.Galli) - La cessione della Roma sta andando verso la conclusione ». Ieri, l’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ha confermato quello che da giorni trapela dalle fonti: non ci saranno sorprese nella vendita dell’As Roma.

Dribblato anche l’ultimo ostacolo, incassato l’ok dell’Antitrust, l’insediamento di DiBenedetto è vicino. I documenti necessari al closing, la chiusura, l’ultima fase della transazione, saranno spediti presto agli americani. La cordata si prenderà poi qualche giorno per analizzarli. Il nulla osta dell’Antitrust era l’ultimo ostacolo, ostacolo per modo di dire perché l’ok era scontato. L’operazione che porterà l’As Roma sotto il controllo della Neep Roma, ha stabilito l’Authority, «non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza ». Ma adesso cosa accadrà? DiBenedetto arriverà a Roma tra una decina di giorni. Prima non ha senso. Verrà quando tutto sarà a posto. Verrà quando sarà tecnicamente possibile firmare il contratto definitivo. Poi sarà integrato nel Cda dell’As Roma. Altro tecnicismo: il "fenomeno" si chiama cooptazione: un membro prende il posto di un altro. Sarà quello il momento esatto in cui sarà eletto presidente. L’assemblea dei soci procederà solo a fine giugno ad eleggere il nuovo Cda, che sarà presieduto naturalmente sempre da DiBenedetto. L’augurio, in casa Roma, è che si faccia presto. Ci sono una serie di situazioni che vanno risolte in fretta. A cominciare dai nuovi quadri societari. Prendete Sabatini. È il nuovo ds della Roma, lo è di fatto da un paio di mesi. Ma non è ancora potuto andare a Trigoria, per motivi di opportunità. Da una parte c’è l’attuale dirigenza, dall’altra quella che presto si insedierà. Occorre sgombrare il campo dai dubbi. Dalle incertezze. Sarà DiBenedetto in persona a dare tutte le risposte. Il futuro presidente dovrà poi inevitabilmente rischierare la Roma sul fronte dei diritti tv. L’incontro di ieri a Milano - per il club giallorosso c’era di nuovo Rosella Sensi - ha fatto registrare un’altra fumata nera. L’assemblea di Lega resterà virtualmente aperta fino al 6 giugno. Senza accordo, deciderà l’Alta Corte del Coni. Non c’è intesa sul modo di dividere 200 degli 800 milioni in ballo. È la fetta relativa ai bacini di utenza. In pratica, secondo quindici società, le piccole, quei 200 milioni vanno spartiti in proporzione al numero di sostenitori, che andranno contati attraverso un sondaggio. Questi club si battono affinché per sostenitore si intenda chi tifa per una grande e magari simpatizza per una piccola. Milan, Inter, Juve, Napoli e Roma sostengono invece che non servono i sondaggi. Chi è abbonato alla pay tv per vedere il Milan, dicono, tifa Milan. La Sensi ha posto la Roma con le grandi. DiBenedetto la pensa diversamente. Alla luce delle elaborazioni eseguite dalla Nielsen, la società incasserebbe tra i 3 e i 4 milioni in più a stagione affiancando le quindici piccole. Non solo. La Juve ci rimetterebbe una quindicina di milioni, le milanesi quasi otto a testa. Alla nuova Roma potrebbe allora convenire passare sull’altra sponda. Primo, perché incasserebbe di più. Secondo, perché si ridurrebbe il gap con chi da anni domina incontrastato il calciomercato.