rassegna stampa roma

L’applauso per Totti e l’energia di Mexes

(Corriere dello Sport-L.Cascioli) Stavolta la Roma non ama tenersi troppo sul vago e dopo un quarto d’ora disputa­to a livello accademico prende subito a cuore la faccenda, giocando ad un livello di in­tensità che supera di gran lun­ga...

Redazione

(Corriere dello Sport-L.Cascioli) Stavolta la Roma non ama tenersi troppo sul vago e dopo un quarto d'ora disputa­to a livello accademico prende subito a cuore la faccenda, giocando ad un livello di in­tensità che supera di gran lun­ga la qualità del suo gioco,

ma che risulta alla fine, come nel derby di Coppa, straordinaria­mente efficace. Se ne fa testi­mone Totti, generoso di sé co­me non mai, e lo sforzo del ca­pitano trova, nell'applauso che lo saluta all'uscita dal campo, il suo doveroso ap­prezzamento. La voglia poi di De Rossi di voler credere an­cora in una Roma competitiva ai massimi livelli ci fa ritrova­re anche il Daniele come uno dei punti fermi sui quali Ra­nieri potrà lavorare con soddi­sfazione e tranquillità. Ma è Mexes a indovinare il modo più efficace per conquistare il cuore di un pubblico sempre disposto a credere alle ragioni del sentimento, specie se si sposano perfettamente a quel­le dello spettacolo e del gioco. In tempi dominati a tutti i li­velli dai più gretti interessi personali, è bello vedere un calciatore professionista che scende in campo animato dal­la stessa sciocca, ma stupen­da passione del suo pubblico. Intanto il menù si ripete. Nei pranzi allestiti ultimamente da Ranieri, Vucinic e Menez vengono offerti come dessert. Stavolta il boccone più dolce è quello che ci porge il france­se, dopo uno scambio volante proprio con il montenegrino. Il gol si incastona come una per­la nel finale della partita e ag­giunge credito alle scelte del tecnico, che rispetto ai suoi il­lustri predecessori, fatta ecce­zione per qualche abbaglio vi­stoso, sa leggere meglio le par­tite dalla panchina. Con il suo gol Menez riscatta in un lam­po accecante il passato di osti­nato dribblomane senza fortu­na. Perdiamo forse un perso­naggio diventato persino pate­tico per i suoi insuccessi sotto­rete, ma l'attaccante che dor­me in lui per una volta si redi­me. Ci sembra questo il suc­cesso maggiore della partita. Vucinic non riesce invece a ravvivare con un gol la sua quieta malinconia, ma basta­no alcuni suoi affondi e la pal­la offerta a Menez su un piat­to d'argento a mostrarci anco­ra una volta a quali livelli ar­riva la sua classe. Tra i giocatori che hanno poi portato la Roma di Ranie­ri al netto successo contro il Cagliari non va dimenticato Simplicio, ormai soprannomi­nato 'ovunque', perché gli av­versari se lo ritrovano sempre tra i piedi, specie quando non ce lo vorrebbero. Il brasiliano è un giocatore che bada al so­do, proprio come la Roma di Ranieri, che lo ha infatti forte­mente voluto. Intanto i proble­mi che affliggono la società so­no ancora tutti in piedi. E per­ciò non dobbiamo meravi­gliarci se il buon nome della Roma viene oggi magnifica­mente difeso da uno di quei pochi allenatori che sanno an­cora lavorare, quando glielo permettono, superando incre­dibili difficoltà, senza mai riu­scire però a vincere intera­mente la diffidenza. Se lo co­nosciamo bene, a Ranieri ba­sta però la fiducia di un pub­blico che sa apprezzare come unico al mondo. Un grazioso spirito si do­mandava anni fa in tribuna stampa quanti stupidi occor­rono per fare una curva da stadio. Se oggi rinascesse gli faremmo un'altra domanda, correggendo la sua sgarbata provocazione in questo modo: quante curve da stadio ci vo­gliono per fare un solo tifoso della Roma?