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Lamela e quella foto con Ronaldinho…

(Il Romanista – V.Valeri) Chissà se dalle parti del Camp Nou, quando sentono nominare Erik Lamela, si cominciano a mangiare le mani.

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(Il Romanista - V.Valeri) Chissà se dalle parti del Camp Nou, quando sentono nominare Erik Lamela, si cominciano a mangiare le mani.

Di questo passo entro luglio saranno arrivati ai gomiti. Perché? Semplice, se ne è parlato molto in questi giorni: il ventenne fantasista argentino, in forza al River Plate ma molto vicino al vestire la maglia giallorossa, è stato più che ad un passo dall’ entrare a far parte del magico mondo blaugrana.

Nell’ormai famigerato torneo galiziano del 2004, quando El Coco si mise in mostra come miglior giocatore del torneo – con tanto di premio Fair Play - , non ci fu solo un abboccamento, tra i genitori dell’allora bambino prodigio e gli osservatori catalani. Infatti l’allora presidente Joan Laporta, ordinò al suo staff di portarlo a Barcellona insieme a tuta la famiglia (papà Josè, mamma Miriam e i due fratelli Axel e Brian), per far loro respirare l’aria della città e dello stadio, uno dei templi del calcio europeo e mondiale. Il piccolo Erik visitò la sede, i campi d’allenamento, conobbe anche qualche giocatore, riuscendo a farsi fotografare assieme a Ronaldinho, episodio che è rimasto impresso nel ragazzo emozionandolo moltissimo. Txiki Beguiristain, ex direttore sportivo del Barça, mise sotto il naso dei genitori un contratto da capogiro, poi chiese a Erik se conoscesse quel marchio sportivo col baffo: «Ma è la Nike!», si sorpresero tutti. «Giusto, e sarà il tuo sponsor per 8mila euro all’anno». Chissà se a Lamela junior importasse davvero firmare contratti e avere un marchio addosso ogni giorno, lui voleva solo tirare calci al pallone, smarcare gli avversari e fare gol. Tanti gol, come i 17 che una volta rifilò al Platense in un solo match.

La prospettiva di una vita ancora più agiata – non vengono dai barrios poveri - e i tre figli sistemati a vita, invece, non dispiaceva affatto ai signori Lamela. Ma quando la notizia del tour in Costa Brava del suo miglior gioiellino gli arrivò alle orecchie, l’ex presidente del River Plate Josè Aguilar andò su tutte le furie: impugnò la copia del quotidiano Olè che ne descriveva il resoconto e bloccò tutto, minacciando azioni legali durissime in sede Fifa: «E’ un atto di pirateria minorile gravissimo», urlò. Iniziò una contesta molto lunga, durante la quale Aguilar cercò – riuscendoci – di convincere i genitori del ragazzino a non lasciarsi tentare dalle promesse. Erik Lamela, dunque, continuò a giocare a calcio con la maglia bianca e rossa del River, da lì a quattro anni esordì in prima squadra, poi segnò il primo gol, finendo nuovamente sulle prime pagine dei giornali argentini e non solo.