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Lamela: A Roma seguirò Burdisso

(Il Romanista-D.Giannini) La gioia per il gol, il pensiero alla sua ex squadra, il dolore fisico (per un infortunio alla caviglia), il freddo di Medellin e la mente alla Roma. C’è tutto questo nella testa di Erik Lamela

Redazione

(Il Romanista-D.Giannini) La gioia per il gol, il pensiero alla sua ex squadra, il dolore fisico (per un infortunio alla caviglia), il freddo di Medellin e la mente alla Roma. C’è tutto questo nella testa di Erik Lamela

il giorno dopo la vittoria all’esordio nel Mondiale Under 20. Un successo ottenuto dall’Argentina grazie ad un suo sinistro da fuori.

Il nuovo acquisto giallorosso è il più corteggiato dai giornalisti argentini, per i quali è già il simbolo della squadra che proverà a cancellare l’amarezza dell’eliminazione della Seleccion in Coppa America. Intanto quella rete non è passata inosservata a Roma e tanto meno a Thomas DiBenedetto che sabato, mentre assisteva alla partita di baseball del figlio, ha detto: «Ha fatto un grandissimo gol». Bello, è vero.

Anche se Erik fatica a raccontarlo: «Non so dire esattamente con quale parte ho colpito la palla, credo con l’interno. In ogni caso gran parte del merito è di Ferreyra, che si è portato via la marcatura e mi ha aperto lo spazio per poter calciare. Avevo bisogno di un gol così, ora ho più fiducia». Quella che gli potrebbe permettere di brillare anche nella seconda partita del girone, quella con l’Inghilterra («con loro è sempre una sfida speciale»), anche se, per esserci, dovrà risolvere un piccolo problema alla caviglia sinistra. Un infortunio rimediato in allenamento prima di partire per la Colombia e che gli ha dato noia anche durante il match con il Messico: «Sì, ho giocato con il dolore. Ora sto facendo un lavoro specifico con il fisioterapista ». E il clima di Medellin non lo aiuta nel recupero, visto che gli allenamenti dell’Argentina sono ripresi sotto una pioggia sottile ma fastidiosa e una temperatura attorno ai 17 gradi. Ma il fastidio alla caviglia non riesce a togliere il buon umore a Erik, che ripensa al gol fatto e lo dedica alla squadra che ha appena lasciato per vestire la maglia giallorossa. «Questa vittoria è per i tifosi del River. Perché stanno passando un periodo difficile (il riferimento è alla storica retrocessione dei “Millonarios”, ndr). Fa ancora molto male quello che ci è successo. Il River è la squadra più grande d’Argentina e deve stare in prima divisione». Ok, il River. Ma alla Roma Erik ci pensa? Certo e già ha le idee chiare su come fare per ambientarsi volecemente nella nuova realtà. Intanto si muoverà portandosi dietro tutta la famiglia e quindi i genitori, i fratelli e la fidanzata. Ma non solo, perché nella Capitale ha intenzione di farsi guidare da uno che di certo non gli farà perdere di vista la strada maestra: Nicolas Burdisso. «Mi ha dato molti consigli. Mi aiuterà ancora e io lo dovrò ascoltare perché lui è un giocatore molto importante lì».

Non si monta la testa Erik, anche se è già un simbolo di questo Mondiale Under 20. Impensabile per lui 4 anni fa, quando in Canada a difendere i colori dell’Argentina c’erano giocatori per i quali aveva una grande ammirazione. I nomi? «Il Kun Aguero, Maxi Moralez e Mauro Zarate (vabbè, per questa volta gliela si può perdonare, ndr). Quelli erano i miei giocatori preferiti». Ora però tocca a lui, ed Erik non si nasconde: «Non so se abbiamo l’obbligo di vincere il titolo, so che abbiamo i giocatori per fare un campionato importante. Non sarà facile vincere il Mondiale. Brasile, Spagna e Francia, per citare alcune squadre, giocano bene. Per noi era importante iniziare con una vittoria. Magari non abbiamo brillato, ma siamo stati intelligenti, abbiamo proposto un buon gioco contro un avversario molto difficile. Siamo felici e soddisfatti di quello che abbiamo fatto. La cosa importante è vincere. Poi se giochiamo bene è meglio ancora»