rassegna stampa roma

La vittoria di Cesena figlia solo del carattere

(Corriere dello Sport – L.Cascioli) Lo spettacolo offerto dalla Roma a Cesena non raggiunge le sfere celesti. Rispetto al bril­lante primo tempo di Ge­nova, la squadra sembra imbalsamata. Il gioco non fluisce né dilaga. A tratti la Roma...

Redazione

(Corriere dello Sport - L.Cascioli) Lo spettacolo offerto dalla Roma a Cesena non raggiunge le sfere celesti. Rispetto al bril­lante primo tempo di Ge­nova, la squadra sembra imbalsamata. Il gioco non fluisce né dilaga. A tratti la Roma gioca co­me se avesse una vacca in grembo

per rispolve­rare una vecchia metafo­ra del paraguaiano Heri­berto Herrera, che usa­va così condannare le squadre gravate da ec­cessivi impacci di gioco. Ranieri, catturato dal vortice dei turn over, delle squalifiche e degli infortuni e in assenza di nuove alternative vana­mente attese dal merca­to, torna al modulo appe­na abbandonato nel ten­tativo di ridisegnare la squadra. Ma la sola novi­tà di quest’anno resta Menez. Il francese si conferma geniale in al­cune mosse, ma anche troppo tenero per incide­re la difesa avversaria. E’ il giocatore ideale per seminare lo scompiglio, ma poi finisce per resta­re ingoiato dagli stessi vortici che riesce a crea­re. Vucinic cerca invece la porta con l’istinto di sempre e finalmente la trova. Ma la sua prodez­za viene vanificata da un abbaglio del guardali­nee. Negli atteggiamenti del montenegrino però non manca mai purtrop­po qualche gesto isterico, come non mancano mai le graticole nei quadri di San Lorenzo o il dito mi­gnolo nell’orecchio degli attori che fanno Napoleo­ne.

La difesa regge, ma ogni tanto dà l’impres­sione di poter imbarcare acqua, mentre il centro­campo regala troppi pal­loni agli avversari quan­do vuole riproporre il gioco con troppa fretta. E in quanto a Totti, il cui impegno non è mai in di­scussione, gioca senza però meritare i giudizi sempre molto affettuosi che gli vengono dedicati. La Roma così sbatte per 89 minuti contro por­te che non si aprono e quando appare ormai chiaro che le cose si sono messe a congiurare pas­sivamente contro i gial­lorossi, arriva il gol pro­curato da Simplicio al termine di un’azione co­rale di cui sono protago­nisti Borriello e Adriano, schierati da Ranieri nel finale con maggiore sa­gacia e fortuna di quella rischiata a Genova. I gol realizzati a pochi minuti dalla fine procurano sen­sazioni che servono for­se a fortificare l’animo dei tifosi, ma è sotto l’ef­fetto di un miscuglio di disagio e di sorpresa che ci accingiamo ad assiste­re alle prossime prove dei giallorossi. Alla fine la Roma vince per una serie reiterata di atti di buona volontà, ma que­sto non deve indurci a confondere la forza dei muscoli con quella del cervello e la più ostinata perseveranza con l’ispi­razione.

 

Ranieri alla fine ha di­chiarato: «La vittoria ha premiato la maggiore qualità». Dobbiamo ac­cettare le parole del tec­nico perché ispirate dal­la sincera convinzione della forza della sua squadra. Tuttavia esse non ci rallegrano tanto da non farci vedere che il punto di equilibrio trova­to dalla Roma nel primo tempo di Genova, e vani­ficato dai due errori di Juan, va ritrovato e che il capitale di gioco accu­mulato sperimentando nuove soluzioni tattiche non va sperperato. La Roma adesso è chiamata a scegliere tra il vivere nuove esperienze di gio­co e il vivacchiare dentro i vecchi schemi. C’è an­cora tutto un girone di ri­torno da disputare, par­tendo stavolta da posizio­ni meno stordite di quel­le vissute all’inizio della stagione.