(Corriere dello Sport - R.Maida) Contro l’Atalanta, la Roma ha giocato con due punte centrali: Osvaldo e Bojan. Nessuna novità, era già successo quando Luis Enrique ha schierato Borriello o Borini dall’inizio.
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La verticalizzazione per Bojan può essere un'arma letale
(Corriere dello Sport – R.Maida) Contro l’Atalanta, la Roma ha giocato con due punte centrali: Osvaldo e Bojan. Nessuna novità, era già successo quando Luis Enrique ha schierato Borriello o Borini dall’inizio.
Ma è cambiato il modo di giocare degli attaccanti. Osservando nel dettaglio i metri di campo calpestati da ciascun giocatore, il vero centravanti della squadra è stato Bojan, con Osvaldo e Totti a supporto. In alcune fasi della partita, il 4-3-1-2 si è trasformato in un 4- 3- 2- 1 perché Osvaldo collaborava alla costruzione come trequartista aggiunto, andando incontro ai centrocampisti. Bojan invece ha mantenuto una posizione più avanzata, è stato il punto di riferimento offensivo, provando a sorprendere alle spalle i difensori centrali dell’Atalanta. Il gol che ha portato in vantaggio la Roma, il suo primo in serie A, nasce proprio da questo meccanismo. Osvaldo e Totti attirano l’attenzione dei difensori proponendo a De Rossi il passaggio corto, mentre Bojan cerca la profondità. I due centrali dell’Atalanta, Manfredini e Capelli, si lasciano così scavalcare dal lancio verticale di De Rossi. Bellini, terzino sinistro che si è spesso dovuto occupare anche di Rosi vista la scarsa collaborazione di Padoin, fa un’ottima diagonale (ne proverà un’altra nel secondo tempo su Simplicio, concedendo il 3-1) ma va a coprire uno spazio che non è il suo e arriva tardi.
Il resto lo fa la classe di Bojan che controlla il pallone, lo difende dal ritorno del difensore e lo piazza con delicatezza in porta. Un gol che concentra in un’unica situazione di gioco il talento dei singoli, De Rossi e Bojan, ma anche la preparazione di una mossa tattica. La verticalizzazione improvvisa, se hai la lucidità di De Rossi e la velocità di Bojan, ha le premesse di un’arma letale.
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