(Corriere dello Sport - L. Cascioli) - La Roma è stata sempre amorosamente interessata al calcio argentino. Il primo straniero a vestire la maglia giallorossa fu l'argentino Chini, un'ala sinistra che aveva un dribbling secco, un tiro pesante e una laurea in legge, tanto che, terminata la carriera calcistica, intraprese quella diplomatica, diventando ambasciatore con Peron.
rassegna stampa roma
La tradizione argentina prosegue con Lamela
(Corriere dello Sport – L. Cascioli) – La Roma è stata sempre amorosamente interessata al calcio argentino. Il primo straniero a vestire la maglia giallorossa fu l’argentino Chini, un’ala sinistra che aveva un dribbling...
Poi fu la volta di Guaita, il 'Corsaro nero' delle aree di rigore, che conquistò per l'Italia il primo titolo mondiale giocando al fianco di Meazza. Era un centravanti poderoso dalla tecnica inimitabile, con un record di gol rivelatosi imbattibile, tanto che a distanza di 75 anni resiste ancora. Il primo giocatore argentino acquistato nell'affamato dopoguerra fu poi Bruno Pesaola, detto 'Petisso'. Solo più tardi arrivarono Manfredini ( capocannoniere nella Coppa America), Angelillo e Lojacono, tutti e tre legati, con le loro imprese, all'unica Coppa Europea vinta dalla Roma di Anacleto Gianni.
Balbo e Batistuta non c'è bisogno di ricordarli. I tifosi della Roma li hanno ancora nel cuore. Adesso è in arrivo Lamela, il più giovane e il meno affermato di tutti. Dicono che abbia talento. Se avrà anche giudizio, pazienza e spirito di sacrificio potrà dimostrarlo in una Roma che deve ancora essere edificata e che lo ha scelto come colonna portante delle sue nuove strutture. Ci è venuto da pensare in questi giorni che in Sudamerica il calcio deve essere un fenomeno intimamente legato ai processi gastrici della digestione. Molti illustri critici di quei lontani paesi devono infatti aver digerito male negli ultimi tempi, se ci hanno descritto Neymar come il nuovo Pelé e Ganso come il nuovo Dino Sani. Tutte queste lodi gratuite hanno sortito l'effetto di far crescere la cresta a Neymar, che per ora è la sola cosa notevole che ci ha saputo esibire, oltre alla valutazione di 50 milioni di euro sparata dal Santos. Lamela ha una cresta appena accennata ed è costato molto meno. Gli esperti del suo paese dicono che possiede un sinistro che parla e si sono fermati lì. Il resto è meglio ce lo dica lui. Sarà certamente più credibile dei suoi enfatici connazionali. Per un Lamela che arriva c'è un Montali che parte. Non è una perdita da poco. Lo ha riconosciuto anche la Roma in un comunicato ufficiale da cui trasuda riconoscenza e rispetto e in cui vengono elencati tutti i meriti del dirigente, arrivato in un momento difficile per la squadra e per la società. L'unico torto di Montali è stato quello di aver sbagliato i tempi di entrata e di essere stato scelto dalla vecchia dirigenza. Resta il rammarico di non poter utilizzare le sue riconosciute risorse di uomo di sport in un momento così importante per la storia della Roma. Le speranze di una Roma migliore restano legate all'intesa tra Sabatini e Luis Enrique, che ha fortemente voluto Bojan e José Angel. Tutto questo è già Roma. Dopo molti indugi qualcosa quindi si è mosso, per realizzare il disegno di una squadra giovane e capace di continuare a crescere nel tempo. L'arrivo di Di Benedetto ci fa sperare che quello che non è stato ancora fatto, verrà concretizzato presto, prima che i tifosi, che sciamano già verso Brunico, golosi di strudel e salsicce, rubino la scena ai nuovi giovani protagonisti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA