(Il Romanista - C.Zucchelli) - Non è bastato il cuore, non è bastata la generosità, non sono bastati neppure quattro attaccanti: come 8 mesi fa la Roma esce sconfitta dal Genoa a Marassi.
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La Roma si batte da sola
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Non è bastato il cuore, non è bastata la generosità, non sono bastati neppure quattro attaccanti: come 8 mesi fa la Roma esce sconfitta dal Genoa a Marassi.
Ma stavolta, che finisce 2-1, rispetto a quando il 4-3 in rimonta sancì l’addio di Ranieri, c’è tanto (tutto) di diverso: c’è una società – presente in tribuna al gran completo – da cui ripartire, c’è un allenatore che sembra un leone in gabbia e che, quando i giocatori del Genoa esultano sotto le gradinate, va prima a dividere Burdisso dall’arbitro e poi, insieme a Llorente, va a ringraziare i pochi tifosi arrivati a Marassi. Quando lascia il campo il suo volto è una maschera: guarda per terra, dove c’è una zolla presa a calci appena un minuto prima proprio da Burdisso, nervosissimo, che rifiuta anche l’abbraccio del connazionale Palacio. La sua rabbia è quella di qualsiasi romanista per una vittoria sfumata al minuto 44 del secondo tempo su una ribattuta. La sua rabbia dovrà essere quella che qualsiasi romanista dovrà trasformare in energia sabato, quando all’Olimpico arriverà il Milan campione d’Italia. La Roma vista al Ferraris – sfortuna a parte – se la può giocare. Se la deve giocare. Perché se c’è una cosa che la rabbia di Burdisso insegna è che questa Roma, rispetto a 8 mesi fa, c’è. E c’è anche tanto.
A patto però di non commettere più i tanti, tantissimi errori messi in mostra ieri quando, soprattutto nel primo tempo, la Roma sbaglia l’impossibile. Le due squadre si affrontano a viso aperto, tanti duelli a centrocampo, i giallorossi fanno la partita: davanti a José Angel e Perrotta si aprono praterie ma raramente i giallorossi si fanni pericolosi. E Luis Enrique, in panchina, si imbestialisce. Quando Perrotta, invece che verticalizzare, appoggia il pallone per Pizarro lo spagnolo diventa una furia: salta, impreca, si mette le mani in testa e parla ininterrottamente con la panchina. Poi chiama a sé Lamela e gli dà indicazioni, qualche secondo dopo l’argentino batte una punizione sulla trequarti ma il pallone attraversa tutta l’area e si perde sul fondo. Ancora dai piedi del numero 8 parte, al minuto 22, l’azione più pericolosa: conquista una palla a centrocampo, apre per Bojan che a sua volta apre per Borini. L’ex Chelsea tira da posizione defilata ma il pallone esce alla destra di Frey. La Roma spinge senza sosta: Pizarro passa a Perrotta, cross per Gago che da posizione ravvicinata vede il suo colpo di testa respinto dal portiere del Genoa. La squadra di Malesani si affida al contropiede, ma Heinze e Burdisso fanno buona guardia lasciando solo una volta a Merkel la possibilità di tirare dal limite dell’area. Al minuto 38’ primo – e decisivo – errore dell’ex centrale del Marsiglia che prima si avventura in un dribbling su Palacio poi, con l’attaccante del Genoa ancora nei paraggi, perde palla sulla sinistra. Il numero 8 del Genoa è un fulmine, va sul fondo e mette passa indietro a Jankovic che dal limite dell’area batte Stekelenburg.
Marassi esplode e diventa una bolgia. Il primo tempo termina con De Rossi che, nell’insolita veste di terzino destro, tenta di recuperare un pallone impossibile e in quella corsa c’è tutta la voglia della Roma di recuperare il risultato. Gervasoni fischia, DiBenedetto scuote la testa e abbandona la tribuna autorità con tutti i dirigenti giallorossi, solo Sabatini resta qualche secondo in più e fuma una sigaretta assorto in chissà quali pensieri. Si torna in campo e il copione è lo stesso dei primi 45 minuti: la Roma corre e gioca, il Genoa aspetta e riparte. Al 13’ escono Lamela e Pizarro ed entrano Osvaldo e Greco, un minuto prima l’argentino aveva colpito di testa su cross di Bojan ma Frey anche in questo caso era stato bravo a respingere. Luis Enrique prova a dare ancora una scossa e cambia ancora: dentro Borriello, fuori Perrotta. Quattro le punte in campo, Bojan trequartista, Borini, Borriello e Osvaldo davanti. Luis Enrique è indomabile: quando Heinze sbaglia l’ennesimo appoggio prende a calci una bottiglietta, sembra quasi entrare in campo e viene ripreso dal quarto uomo che lo invita a restare nell’area tecnica. Al minuto 36 il pareggio: Borriello ci crede, recupera un pallone sulla sinistra, mette in mezzo per Borini che in corsa batte Frey. La Roma prova a vincere, ci mette il cuore ma non basta perché al 44’ Kukca fa 2-1: Merkel colpisce di testa su angolo di Veloso, il pallone sbatte addosso al numero 33 del Genoa che, non si sa come, segna. Fine
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