(Il Romanista - C.Ricci) Vorrei parlare della Roma e di politica. Politica? Certo, perché la vicenda è tutta politica e se non si capisce questo si finisce per perdersi dietro allo sterile dibattito su una sostituzione che, anche se riguarda il nostro Capitano, è un mero fatto tecnico - sportivo, tutto sommato marginale.
rassegna stampa roma
La Roma è una questione politica
(Il Romanista – C.Ricci) Vorrei parlare della Roma e di politica. Politica? Certo, perché la vicenda è tutta politica e se non si capisce questo si finisce per perdersi dietro allo sterile dibattito su una sostituzione che, anche se...
Anche se ci è costato l’eliminazione in Coppa. Per questo vorrei tanto che il Capitano e il Mister mettessero da parte orgoglio ferito e rivendicazione di ruolo per chiarirsi e consentirci di andare oltre. Entrambi devono capire che non è questo il momento delle divisioni, perché i nemici della Roma e della rivoluzione, prima di tutto culturale, che si sta operando, sono tanti e stanno usando la disperata arma della contrapposizione con il nostro uomo simbolo per fermare il cambiamento.
I nemici del rinnovamento del calcio romano - che non potrà non avere ripercussioni positive anche su quello nazionale - le hanno provate tutte, e non da oggi, per impedire l’acquisto della squadra della Capitale da parte di un gruppo internazionale, lontano per cultura e tradizione dal loro piccolo cabotaggio.
Sapevano bene che l’ingresso di un "alieno" (Soros, Di Benedetto o i russi, fa lo stesso) avrebbe destabilizzato l’ambiente e ne avrebbe reso impossibile il controllo. Operazioni come quelle di Marchini, di Anzalone o di Ciarrapico (per non parlare di Lotito) sarebbero state archiviate per sempre. Di chi parliamo? Di tutti, ma proprio tutti, i cosiddetti poteri forti di questa Città e di questo Paese, ormai cronicamente incapace di rinnovamento.
Parliamo del Governo nazionale, intervenuto con il Premier - prima ancora che gli americani si profilassero all’orizzonte - per allontanare i magnati russi che volevano rilevare la società. E poi, più recentemente con il Ministro degli interni a impedire una ragionevole soluzione della questione abbonamenti, come quella prospettata dalla Società. Come non pensare al potere locale,pronto con il Sindaco Alemanno a mettere in campo ogni espediente per favorire uno status quo che rischiava di far portare i libri dell’A.s. Roma in tribunale: chi non rammenta la messinscena della presentazione dello stadio o la nomina di un assessore giusto per ricordare agli americani che senza accordi con la politica non si passa? E ancora.
Tutto il mondo economico e finanziario della capitale, incapace di trovare al proprio interno anche un solo euro per la squadra della Capitale, ma pronto a fare un fuoco di sbarramento per l’arrivo di personaggi dall’estero (chi non ricorda la storia della finta cordata araba, servita solo a far scappare l’uomo più ricco del mondo?).
Di certo a questo mondo non interessa il futuro della Roma, quanto piuttosto la possibilità di speculare sui terreni intorno al nuovo stadio o sugli interessi delle operazioni di finanziamento. A questo concerto non poteva sottrarsi il quarto potere, a Roma più che altrove asservito a logiche di mera conservazione. E così abbiamo letto per mesi che all’orizzonte si profilavano gloriose iniziative di imprenditori, che alla prova dei fatti sono stati capaci solo di sfruttare il ritorno d’immagine di essere accostati alla nostra Roma.
E ancora ci è stato spiegato che gli americani erano poco più che dei morti di fame e che la trattativa sarebbe fatalmente fallita. Una stampa, guidata da un grande quotidiano sportivo e da un’agenzia di stampa nazionale, con tanto di emittenza al seguito, sempre pronti a cercare - o a creare - i problemi dentro casa nostra, salvo omettere le scandalose magagne dei nostri concorrenti (mi riferisco a quelli di "provincia" come a quelli delle altre grandi città).
Pensate davvero che questa "serrata del maggior consiglio" di veneziana memoria stia tutta contro Di Benedetto e il suo progetto perché Luis Enrique ha sostituito Totti? O pensate invece che si stia cercando, con un tentativo ormai destinato al fallimento, di tornare al bel tempo andato in cui i destini della Roma - ma anche della Lazie (sì, sì con la e), si decidevano nelle stanze fumose del potere? Perché una cosa è certa e nel Palazzo l’hanno capito bene: non si attraversa l’Oceano e si investono decine e decine di milioni di euro per andare a baciare la pantofola a chi pensa solo di raccattare consenso con il calcio, sfruttando la nostra grande e ingenua passione. Se proprio cercano il consenso, provino a recuperarlo - se ne sono capaci - facendo di questa città una città moderna. E se non ci riescono, passino la mano. Noi non li rimpiangeremo
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